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Conclave: ecco come si produce il colore della fumata

Un tempo si utilizzavano catrame e paglia, ma oggi il Vaticano si è aggiornato: in una stufa elettronica vengono bruciati dei fumogeni con un’apposita composizione chimica che determina il colore del fumo.
A cura di Davide Falcioni
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Secondo giorno del Conclave, fumata nera

In questi giorni di Conclave ogni cosa accada nella Città del Vaticano fa notizia, ma è fuori di dubbio che i migliaia di fedeli a piazza San Pietro attendono solo che dal camino esca del fumo, possibilmente bianco, a rivelare che il nuovo Santo Padre è stato finalmente scelto. Già, ma come funziona questo specifico passaggio? Come si determina il colore della fumata? E cosa brucia, esattamente, nelle segrete stanze del Vaticano? Il fumo non arriva dalla stufa dove si bruciano i foglietti su cui i cardinali hanno votato, bensì da una seconda apparecchiatura specificamente realizzata per questo scopo. Naturalmente anche la composizione chimica dei "combustibili" ha una certa importanza: per il nero si utilizzano perclorato di potassio, antracene e zolfo, mentre per il bianco clorato di potassio, lattosio e colofonia, detta anche pece greca. Naturalmente però non è sempre stato così: un tempo era il catrame nella stufa ad annunciare che il Papa non era stato eletto, mentre per la fumata che preannunciava l'Habemus Papam si utilizzava la paglia.

Il Vis (Vatican information service) ha spiegato inoltre che l'apparecchio a fumogeni utilizzato è stato usato per la prima volta nel 2005. L'apparato, installato a fianco della stufa tradizionale, è dotato di uno scomparto con sportello, nel quale, a seconda dell'esito della votazione, sono inserite delle cassette contenenti fumogeni di differente composizione, la cui accensione è avviata da una centralina elettronica, per la durata complessiva di alcuni minuti, durante il corso della bruciatura della schede.

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