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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Come risponderà l’Iran a Israele e perché sono tutti preoccupati per quel che può succedere in Libano

Mentre tutti aspettano una risposta iraniana all’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran sono in corso tentativi di smorzare i toni. Intanto, temendo un’escalation che colpirebbe prima di tutto Beirut, molti paesi hanno chiesto ai loro connazionali di lasciare il Libano.
A cura di Giuseppe Acconcia
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Mentre tutti aspettano una risposta iraniana all'uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuta lo scorso 31 luglio, a Teheran sono in corso tentativi di smorzare i toni. Ci hanno pensato politici moderati e riformisti, vicini al presidente appena insediatosi, Masoud Pezeshkian, insieme al suo vice Mohammed Reza Aref, ex ministro del governo riformista del presidente Mohammad Khatami, al potere dal 1997 al 2005, ma anche ayatollah conservatori, come Seyed Mohammad Sadr, esponente del Consiglio per la soluzione delle controversie tra governo e parlamento.

“Non dobbiamo cadere nella trappola di Netanyahu nel rispondere agli attacchi israeliani. Il premier israeliano cerca di portare l'Iran in una guerra contro gli Stati Uniti. Non credo che dobbiamo rispondere oggi o domani”, ha argomentato il politico. Il premier israeliano aveva parlato nei giorni scorsi di un “duro colpo”, inferto ai nemici, e di aspettarsi “giorni impegnativi”.

Ucciso da un proiettile a corto raggio

Mentre la tensione per possibili risposti iraniane è salita alle stelle nelle ultime ore, a Teheran sono stati resi noti i primi risultati dell'indagine sull'impressionante omicidio mirato di Haniyeh, avvenuto il giorno dopo il giuramento del nuovo presidente Pezeshkian, eletto in seguito alla morte in un incidente aereo dell'ex presidente Ebrahim Raisi.

Secondo le guardie rivoluzionarie iraniane (IRGC), il politico è stato raggiunto da un “proiettile a breve raggio”, partito all'esterno della sua residenza a Teheran. L'esplosione che ne è seguita ha ucciso Haniyeh e la sua guardia del corpo.

Ismail Haniyeh
Ismail Haniyeh

La stampa inglese aveva invece assicurato che l'uccisione di Haniyeh sarebbe avvenuta a causa di un ordigno posizionato nella residenza del politico palestinese dall'intelligence israeliana. Se questa versione venisse confermata, significherebbe che il Mossad ha un'ampia capacità operativa in Iran.

Secondo i militari iraniani si è trattato di un'operazione orchestrata interamente da Israele, già responsabile di numerosi omicidi mirati di ingegneri coinvolti nel programma nucleare iraniano, come Sayyad Khodaei e Mohsen Fakhrizadeh.

Dal canto loro, gli Usa con Donald Trump avevano dato il loro assenso all'uccisione del leader delle milizie al-Quds, Qassem Soleimani a Baghdad nel 2020. Mentre Israele è stato l'artefice dell'attacco al Consolato iraniano a Damasco lo scorso aprile. In quest'ultima occasione l'esercito iraniano ha risposto con il lancio di 300 missili verso Israele che non hanno causato danni significativi alle infrastrutture del paese.

Dopo l'uccisione di Haniyeh, decine di ufficiali delle guardie rivoluzionarie iraniane sono stati arrestati. Gravi mancanze dell'intelligence iraniana avrebbero permesso il raid, incluse informazioni rese dal personale della residenza dove veniva ospitato Haniyeh a Teheran, interrogati per ore. Già in passato importanti figure dell'intelligence iraniana, come Hossein Taeb, sono state rimosse per le lacune negli apparati di sicurezza iraniana in attacchi perpetrati dall'intelligence israeliana.

Una risposta regionale all'umiliazione subita

La guida suprema, Ali Khamenei, ha promesso una “dura punizione” dopo il raid del 31 luglio. L'imponente partecipazione dei sostenitori del regime ai funerali di Haniyeh, sepolto in Qatar, che si sono svolti all'Università di Teheran alla presenza della guida suprema, Ali Khamenei, così come avvenne in tutto il paese durante la settimana di lutto per la morte di Raisi la scorsa primavera, fa pensare che i politici conservatori e radicali iraniani, con il sostegno dei pasdaran, vorrebbero una reazione incisiva al raid israeliano contro Haniyeh.

Se prevarrà la moderazione, come sembra suggerire il clima politico di queste ore a Teheran e la stampa iraniana riformista, potrebbero comunque essere attivate, come sta già avvenendo, le milizie sciite e i partiti, ispirati dalla Repubblica islamica, nella regione. Già lo scorso 20 luglio un raid partito dalle aree controllate dalle milizie sciite Houthi in Yemen aveva colpito Tel Aviv, uccidendo un uomo di 50 anni e ferendo altre otto persone.

In secondo luogo anche Hezbollah, il movimento sciita libanese, ha promesso vendetta dopo l'uccisione in un raid aereo israeliano del comandante, Fuad Shukr, consigliere del leader del movimento Hassan Nasrallah, la scorsa settimana. L'assassinio di Shukr è avvenuto dopo l'attacco del 27 luglio scorso, voluto da Hezbollah, contro le Alture del Golan che ha causato la morte di 12 bambini drusi in un campo di calcio.

Cosa succede in Libano

Stranieri pronti alla partenza a Beirut
Stranieri pronti alla partenza a Beirut

Temendo un'escalation che colpirebbe prima di tutto Beirut, molti paesi hanno chiesto ai loro connazionali di lasciare il Libano mentre numerosi voli di linea verso Europa e Stati Uniti sono stati cancellati. Sforzi diplomatici, a partire dagli Stati Uniti e altri paesi, inclusa Gran Bretagna, Francia e Arabia Saudita, stanno tentando di evitare un'escalation delle tensioni regionali che porterebbe una guerra su larga scala.

Washington e Londra in particolare hanno fatto sapere che personale militare aggiuntivo, navi militari e aerei da guerra sono stati dispiegati nella regione per far fronte ai rischi di un nuovo conflitto.

I raid tra il Sud del Libano e il Nord di Israele sono andati avanti senza sosta dopo gli attacchi, perpetrati dal movimento che governa la Striscia di Gaza, Hamas, lo scorso 7 ottobre 2023 e che hanno causato 1200 morti israeliani e oltre cento ostaggi ancora nelle mani del gruppo, e l'uccisione di 40mila palestinesi.

I lanci di droni e missili verso Israele degli ultimi giorni da parte di Hezbollah hanno raggiunto la caserma di Ayelet HaShahar, nel Nord di Israele, lo scorso lunedì, ferendo due militari israeliani, e la città di Beit Hillel. Mentre l'esercito israeliano ha colpito il villaggio libanese di Mays al-Jabal uccidendo due persone. Come se non bastasse, due israeliani sono stati accoltellati da attivisti palestinesi della Cisgiordania nella città di Holon.

Mentre non si fermano i raid israeliani contro gli ospedali nella Striscia di Gaza, l'ultimo dei quali ha ucciso 19 palestinesi solo la scorsa domenica.

Bombardamenti israeliani nella zona di Deir al-Balah
Bombardamenti israeliani nella zona di Deir al-Balah

Un duro colpo ai negoziati per il cessate il fuoco

Se dovesse prevalere il dialogo con l'Occidente, come annunciato da Pezeshkian in campagna elettorale, di sicuro l'assassinio di Haniyeh ha messo fortemente in dubbio il futuro dei negoziati di pace in corso in Qatar. Lo stesso Haniyeh è stato per mesi un interlocutore di rilievo per raggiungere una pace permanente tra Hamas e Israele, nonostante l'intenzione del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, di perseguire, come obiettivo principale, la distruzione del movimento che governa Gaza.

Su questo punto, lo stesso presidente uscente Usa, Joe Biden, si è detto “molto preoccupato” per le crescenti tensioni in Medio Oriente, ricordando che ci sono “le basi per il cessate il fuoco” e che sia Hamas sia Israele devono andare avanti sulla strada della fine della guerra.

Biden ha ammesso che l'uccisione di Haniyeh “non aiuta” i colloqui per il cessate il fuoco. Eppure, proprio una posizione diplomatica poco incisiva da parte degli Stati Uniti è stata una delle possibili cause della continuazione delle ostilità, ormai a quasi un anno dagli attacchi del 7 ottobre 2023.

Sia Israele sia Hamas hanno lanciato accuse reciproche di voler modificare i termini dell'accordo in tema di durata del cessate il fuoco, consegna degli ostaggi e rilascio dei prigionieri politici palestinesi. Anche i paesi impegnati nella mediazione, Egitto e Qatar, sono stati più volte accusati di non essere mediatori credibili e di aver diffuso versioni contrastanti delle bozze di accordo.

Prima dell'uccisione mirata di Haniyeh, il premier israeliano Netanyahu si era recato negli Stati Uniti per un controverso intervento al Congresso Usa, accompagnato da numerose proteste e dalle critiche di vari politici statunitensi. Dal canto loro, le autorità russe proseguono le visite di alto livello in Iran per finalizzare il grande trattato bilaterale di ampio respiro, che sarebbe già pronto da luglio, tra Teheran e la Russia di Vladimir Putin.

Proprio ieri, ha fatto visita nella capitale iraniana il Segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Sergei Shoigu. In campagna elettorale il presidente Pezeshkian aveva promesso di rivedere le relazioni bilaterali tra Iran e Russia per un riposizionamento più propenso al dialogo con l’Occidente da parte iraniana, anche in tema di nucleare.

Lo scontro per la successione di Haniyeh

Al di là dello scontro tra moderati e conservatori e alle possibili implicazioni geopolitiche regionali con il coinvolgimento degli alleati dell'Iran, si apre ora il confronto interno per stabilire chi sarà il successore di Haniyeh alla guida di Hamas e sui futuri rapporti del movimento con gli alleati regionali a partire dall'Iran.

Secondo fonti di stampa, i tre nomi sul tavolo sono Khalil al-Hayya, alto funzionario del gruppo, Khaled Mashal, ex guida dell'ufficio politico, e Musa Abu Marzouq. La candidatura di Mashal sarebbe osteggiata dall'altro uomo forte del gruppo, Yahya Sinwar, capo di Hamas nella Striscia di Gaza. Mentre la leadership di Hamas ha ammesso di trovarsi in uno “stato di shock” dopo l'uccisione del politico, le brigate al-Qassem, ala armata di Hamas, hanno fatto sapere che l'assassinio di Haniyeh porterà “la battaglia a una nuova dimensione” e a ripercussioni significative.

L'uccisione del leader del movimento è arrivata poche settimane dopo l'azione dell'esercito israeliano che ha portato all'uccisione del capo militare di Hamas, Mohammed Deif, a Khan Younis nella Striscia di Gaza.

Il raid israeliano contro il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran ha aperto una stagione piena di numerose incognite. Prima di tutto in tema di successione all'interno del movimento e di possibilità o meno che il negoziato per il cessate il fuoco nel conflitto a Gaza possa andare avanti.

Tuttavia, il raid israeliano ha posto una serie di altri interrogativi sulle reali capacità dell'intelligence iraniana di tenere sotto controllo il suo territorio e evitare interferenze straniere in materie sensibili, come le alleanze geopolitiche regionali.

Non solo, l'uccisione di Haniyeh ha umiliato le autorità iraniane e la loro rete di alleati regionali e ha messo a rischio il progetto di distensione con Europa e Stati Uniti che aveva permesso al neoeletto presidente Pezeshkian di presentarsi come un'alternativa riformista all'ex presidente Raisi.

Anche se la solita spaccatura tra radicali e moderati, potrebbe questa volta portare a una reazione mirata da parte iraniana che attivi gli alleati regionali della Repubblica islamica più che a un nuovo attacco diretto contro Israele che potrebbe determinare una guerra regionale su larga scala che farebbe più gli interessi israeliani che quelli iraniani.

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Giuseppe Acconcia è giornalista professionista e docente. Insegna Stato e Società in Nord Africa e Medio Oriente all’Università di Milano e Geopolitica del Medio Oriente all’Università di Padova. Dottore di ricerca in Scienze politiche all’Università di Londra (Goldsmiths), è autore tra gli altri de “Taccuino arabo” (Bordeaux, 2022), “Le primavere arabe” (Routledge, 2022), Migrazioni nel Mediterraneo (FrancoAngeli, 2019), Il grande Iran (Padova University Press, 2018).
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