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Guerra in Ucraina

Com’è nato l’attacco ucraino che potrebbe aver cambiato la guerra e decretato la Caporetto russa

Dopo essere riusciti ad aprire un primo varco i soldati ucraini si sono trovati per ore ad avanzare senza incontrare resistenza. I russi, infatti, erano già in fuga sopraffatti dal panico.
A cura di Davide Falcioni
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Com'è nato l'attacco che ha portato gli ucraini a riconquistare un'ampia fascia di territorio  nel Donbass – pari a circa 6mila chilometri quadrati – strappandolo al controllo dei russi nel giro di una manciata di giorni?

A una settimana di distanza emergono dettagli inediti su quello che – a detta di tutti – è ad oggi il più rilevante successo delle forze armate di Kiev dal 24 febbraio.

Si è scritto molto sulla "trappola" escogitata dagli ucraini, che dopo aver avviato un’offensiva nella regione di Kherson, all’estremità sud-occidentale del fronte, hanno costretto i nemici a spostare in quel settore le poche riserve di cui disponevano lasciando Kharkhiv scoperta e decretandone la caduta.

Gli analisti hanno parlato di una manovra da manuale, ma secondo quanto rivelato a Fanpage.it dal professor Gastone Breccia – storico ed analista militare – il successo dell'operazione ucraina si dovrebbe a una combinazione di fattori: un'attenta preparazione dell'attacco, certo, ma anche la precipitosa e inaspettata fuga dei soldati russi.

L'apertura della breccia larga 3 chilometri e profonda 10

Citando una fonte militare autorevole e riservata, Breccia spiega a Fanpage.it: "Gli ucraini hanno organizzato un'offensiva nella zona di Kherson per far spostare lì le riserve russe. Poi hanno tentato un'avanzata nella zona di Kharkhiv conducendo dapprima dei test per verificare la tenuta del fronte russo". Le forze armate di Kiev hanno concentrato una serie di attacchi con Himars su obiettivi sensibili e pezzi d'artiglieria russi concentrati su un'area ampia tre chilometri e profonda dieci. Una zona molto circoscritta, dunque, che avrebbe dovuto servire a "testare" la tenuta nemica.

"Gli ucraini – spiega il professor Breccia – hanno impiegato complessivamente due battaglioni (1.800 uomini), una trentina di carri armati e una sessantina di veicoli corazzati da combattimento della fanteria. Dopo aver bombardato con gli Himars, sono avanzati senza incontrare praticamente nessuna resistenza. I russi sono stati sopraffatti dal panico. Avrebbero potuto tentare di opporsi, contando su una riserva di 4.000 uomini. Invece il fronte è collassato. Evidentemente il morale delle truppe era a terra, ed è probabilmente questo il dato più rilevante".

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La resa immediata dei soldati russi

Le forze armate ucraine all'inizio hanno operato uno sfondamento piuttosto limitato; nei loro piani iniziali non c'era la liberazione di Izium, importante città strategica, ma un semplice test della tenuta nemica. "Tuttavia dopo essere riusciti ad aprire un primo varco i soldati si sono trovati per ore ad avanzare senza incontrare resistenza. A quel punto hanno raccolto altre truppe dalle retrovie impiegando persino poliziotti, pompieri e riservisti. È stato solo in quel momento che gli alti ufficiali ucraini hanno capito di poter organizzare una manovra di respiro strategico più ampio, costringendo i russi ad abbandonare tutto il territorio della provincia di Kharkhiv".

Secondo il professor Breccia tra i soldati russi si sarebbe creato un effetto domino dalle conseguenze disastrose. "Le prime unità sono state schiacciate dalla paura. Si trattava prevalentemente di uomini della Repubblica Popolare di Lugansk, meno addestrati e preparati dei loro alleati russi. Il comando del settore non è stato in grado di tamponare la falla tempestivamente, anche perché gli ucraini sono diventati molto abili ad operare in profondità. Hanno lanciato fanteria leggera scelta montata su suv e auto civili armate, mezzi che si sono sparsi tra i russi creando ulteriore confusione e panico. Nel giro di 48 ore i russi erano fuggiti, senza coordinamento, senza ordini e senza comandi all'altezza della situazione".

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Per Putin la sconfitta di Kharkhiv è stata una Caporetto

La sconfitta di Kharkhiv è stata già paragonata dagli storici alla rotta di Caporetto, che portò alla più grave disfatta nella storia dell'esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale decretando il collasso di interi corpi d'armata e il ripiegamento dell'esercito fino al fiume Piave. Sarà così anche per le forze di Mosca? "Per i russi è stato un duro colpo – spiega Breccia – . La sconfitta li ha costretti ad abbandonare ogni  futura velleità di conquista del Donbass. Però non necessariamente quello che accaduto sarà risolutivo nell'economia generale della guerra. Quello che è certo è che gli eventi di Kharkhiv hanno messo alla luce la debolezza delle forze armate russe. Disporre di soldati così demotivati è per Putin un campanello d'allarme molto serio. Non credo che politicamente il capo del Cremlino possa sostenere altre debacle simili".

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