Come mai l’economia russa cresce così tanto nonostante le sanzioni: l’analisi degli economisti
Irina Borisovna è rimasta senza riscaldamento per qualche giorno quando fuori c'erano meno 15 gradi, ma non si lamenta: "L’operazione militare speciale non c’entra”, dice. “Quest’anno fa parecchio freddo e i tubi scoppiano. Anche in passato ci sono stati problemi, quando il tempo è così”. Ma se lo Stato anziché fabbricare carri armati cambiasse le tubazioni non sarebbe meglio? “Oh, non spendevano per queste cose nemmeno quando non c’era la guerra”, risponde lei. “I soldi per i tubi se li mettevano in tasca”.
Irina, che ci consente di usare nome e patronimico ma non il suo cognome, abita a Lyubertsy, un villaggio satellite di Mosca. Si trova appena ad est del Mkad, l’immenso “raccordo anulare” della capitale russa. È uno dei diversi comuni della regione che hanno subìto interruzioni di elettricità e gas a causa delle infrastrutture fatiscenti. “Tubi a parte, non mi pare che ci sia stato un peggioramento, negli ultimi due anni”, dice al telefono a Fanpage.it. “Nei supermercati non manca niente. Si trova anche la vostra pasta e altra roba italiana. Certo, tutto è molto più caro. Ma aumentano anche gli stipendi”. Irina è pensionata ma la sua azienda le ha chiesto di rimanere a capo del reparto che dirigeva e le ha appena aumentato la paga dell’equivalente di 700 euro. “E dovreste vedere quanto pagano i semplici fattorini: loro sì che hanno avuto aumenti mai visti”. Mancano lavoratori nella Russia della guerra. E i salari volano.
Salari sempre più alti
“Il divario salariale prebellico tra un operaio edile e un professionista dell’informatica si sta riducendo rapidamente, a Mosca”, spiega a Fanpage.it Alex Isakov, responsabile delle analisi sulla Russia per Bloomberg Economics, con un passato di funzionario della banca centrale del Paese di Putin. “È tipico dei conflitti armati che coinvolgono una quota significativa della popolazione ridurre il premio per il ‘capitale umano’ — riducendo così la disuguaglianza di reddito”. Un motivo in più per il quale i russi possono esser contenti della situazione, almeno per adesso.
Dalle nostre parti gli stipendi sono fermi da vent’anni e l’economia cresce appena. Anzi, nella zona euro è in stagnazione. Per l’economia della Russia, invece, il Fondo monetario internazionale ha appena rivisto al rialzo di oltre il doppio le previsioni di crescita: il Pil dovrebbe aumentare del 2,6% quest’anno, dopo un buon 3% per il 2023. Mai per nessuno in passato l’Fmi aveva alzato così tanto le stime. Merito dell’economia di guerra. La spesa per l’aggressione all’Ucraina crea domanda e ricchezza. In barba alle sanzioni.
Sanzioni non pervenute
“L’economia russa cresce in mezzo alle sanzioni. Ed è un dato di fatto”, spiega un’altra ex funzionaria della Banda di Russia, l’economista Alexandra Prokopenko. Ma è vera gloria? O solo l’anticamera di un disastro? “La crescita a breve termine è sostenibile”, sostiene Prokopenko. E quindi Putin ha i soldi per continuare la guerra? “Nell’attuale equilibrio, sì. Sia per il 2024 che per il 2025”. Tra i componenti principali dell’andamento positivo — nota l’economista — ci sono le spese elevate per le forze armate e l’industria militare e gli alti ricavi del settore gas e petrolio, grazie a Cina e India che lo comprano. E c’è anche la Turchia, tra i compratori. E alcuni Paesi europei.
Le sanzioni “sono applicate in modo estremamente permissivo”. Anche se il regime sanzionatorio che la Russia deve affrontare è senza precedenti. “È più duro di quello imposto all’Unione Sovietica per il suo intervento in Afghanistan”, nota Alex Isakov. Eppure allora funzionò. E contribuì alla dissoluzione dell’Urss. “La differenza di efficienza è dovuta al fatto che le sanzioni sono forti quanto la coalizione di Paesi che le impone. Erano più efficaci ai tempi della competizione bipolare tra Urss e Usa, ma oggi hanno perso mordente”. Al di là degli impegni formali, molti Paesi fanno quello che gli pare. Dall’era dei due blocchi a quella dei sovranismi.
Previsioni affrettate
Detto tutto questo, le previsioni dell’Fmi a molti esperti appaiono affrettate. “La crescita nel 2024 rallenterà gradualmente”, dice Alessandra Prokopenko a Fanpage.it. A creare domanda finora sono stati, oltre alla spesa militare che ha raggiunto un terzo della spesa pubblica, i prestiti agevolati a imprese e privati. Che hanno, tra l’atro, portato alle stelle i profitti delle banche russe. Per non parlare della tolleranza all’inflazione.
“Ma la storia della crescita è cambiata sostanzialmente nella seconda parte del 2023”, sottolinea Isakov. “La spesa federale si è stabilizzata e la Banca di Russia ha aumentato il tasso ufficiale al 16% più che raddoppiandolo rispetto al 7,5% di inizio anno”. I tassi più alti non sono l’unico strumento utilizzato dalla banca centrale per raffreddare la crescita del credito: “L’ampio programma di prestiti ipotecari della Russia sarà ridotto nel 2025, mentre le banche saranno limitate nella quantità di nuovi prestiti al consumo che potranno fornire”, prevede l’economista della Bloomberg.
Secondo gli esperti dell’agenzia giornalistica e finanziaria americana, l’Fmi sopravvaluta la crescita russa del 2024 di circa un punto percentuale. “Ci aspettiamo che una politica monetaria più restrittiva comporti una crescita trimestrale del Pil in media prossima allo zero, quest’anno. Ma, a causa dell’effetto di trascinamento, l’economia si espanderà di circa l’1,5% su base annua”. Oltre un punto in meno rispetto al report del Fondo Monetario.
“Finché c’è guerra c’è speranza”
Su questo scenario incombe una realtà che potrebbe finire per cambiarlo radicalmente in peggio. “Il ritmo della crescita della Russia si è sempre basato sugli afflussi di investimenti diretti provenienti da paesi che ora sono suoi avversari”, ricorda Isakov. È vero che c’è sempre la Cina. Ma gli investimenti diretti cinesi verso la Russia sono inferiori a 5 miliardi di dollari”. Non abbastanza per sostituire quel che arrivava dall’Occidente. Nel 2019, gli investimenti diretti dall’estero ammontavano a 28,9 miliardi, secondo dati della Banca di Russia. L’economia di Putin funzionava così. Da due anni ha preso una forma diversa.
È diventata un’economia di guerra, creando velocemente ricchezza. Si è addirittura sviluppata al suo interno una “microeconomia della morte”, ha scritto l’analista Vladislav Inozemtsev riferendosi all’aumento vertiginoso dei salari dei soldati di professione e dei compensi alle famiglie nel caso in cui non tornino vivi. Per questo motivo nelle aree più arretrate dell’enorme Paese, dalle quali arrivano prevalentemente i volontari, le entrate sono ben maggiori di due anni fa. Anche le entrate di Irina Borisovna, dei fattorini e dei muratori sono aumentate grazie alla guerra. E che importa se si costruiscono carri armati anziché riparare i tubi in previsione degli inverni più freddi. La nuova economia di Putin è fondata sul cinismo. Finché dura.