Come l’uso di droni kamikaze segna il cambio di strategia della Russia in Ucraina
La Russia ha attaccato con Kiev con quasi 30 droni "kamikaze" nella mattinata di lunedì uccidendo almeno 4 persone, tra cui una donna incinta. Proprio pochi giorni prima, il leader russo Vladimir Putin aveva dichiarato che non vi sarebbero più stati attacchi massicci ai danni di infrastrutture civili dopo il bombardamento su Kiev voluto in seguito all'esplosione sul ponte tra Crimea e Russia. La nuova strategia di Mosca ha spinto l'Ucraina a chiedere all'Occidente armamenti per difendere i cieli del Paese ed evitare devastanti attacchi dall'alto.
Secondo l'intelligence occidentale, ad aver fornito i droni kamikaze alla Russia sarebbe stato l'Iran, che però nega ogni coinvolgimento. Lo scopo, secondo quanto riporta anche il Guardian, è quello di mettere in atto attacchi più veloci e distruttivi per evitare quanto più possibile lo scontro diretto tra soldati.
Le forze armate russe sono infatti stremate dai mesi di combattimenti: secondo l'intelligence occidentale, il Cremlino sta facendo i conti con l'impreparazione dei soldati e con le poche risorse a disposizione per portare avanti la guerra. Neppure la mobilitazione parziale è riuscita a modificare le sorti della guerra: nonostante i reclutamenti massicci in tutta la Russia, servirà infatti tempo prima che i militari possano scendere in campo.
Per il momento Mosca si sta avvalendo dei droni Shahed-136 e dei 131. I 136 hanno una portata operativa di 1.000 km e si schiantano contro il bersaglio facendo esplodere cariche esplosive mortali. Sono circa 2.400 i droni che la Russia avrebbe acquistato dall'Iran secondo quanto riferito dalle autorità di Kiev. Le armi sono state utilizzate per la prima volta dopo il bombardamento su Kiev in seguito all'esplosione del ponte tra Russia e Crimea.
L'utilizzo massiccio di droni permette alla Russia di puntare sia alle infrastrutture per i civili, sia a quelle "critiche" come serbatoi di olio di girasole. Due container sono stati colpiti nel terminal di Mykolaiv che gestisce il 17% delle forniture mondiali. Un modo, secondo le autorità ucraine, di terrorizzare la popolazione e indebolire su più fronti la resistenza del Paese occupato. I droni kamikaze permetterebbero a Mosca di toccare con pochi attacchi coordinati l'economia dell'Ucraina, la sicurezza della sua popolazione e importanti obiettivi militari e strategici quali per esempio le infrastrutture per l'energia elettrica o le reti ferroviarie.