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Guerra in Ucraina

Come le transfemministe in Ucraina aiutano le vittime degli stupri di guerra a trovare i responsabili

L’associazione transfemminista ucraina “Insight” si occupa di sostenere le donne e la comunità LGBTQIA+ durante la guerra. Fanpage.it li ha incontrati a Leopoli. Tra le attività del progetto “Women in march” c’è anche la distribuzione del “kit dello stupro” per accertare gli autori dei crimini di guerra.
A cura di Antonio Musella
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Insight è l'associazione transfemminista ucraina fondata da Olena Shevchenko che già dalle prime settimane di guerra ha fatto sentire la sua voce, denunciando le condizioni delle donne e della comunità LGBTQIA+ sotto i bombardamenti. Fanpage.it ha incontrato in Ucraina Krystyna Senchenko, la project manager del progetto "Women in march" lanciato da Insight. Tra le iniziative c'è anche la distribuzione del "kit dello stupro", che serve per rilevare le tracce degli autori e riconoscerli.

Gli aiuti e i farmaci: "Vogliamo garantire alla comunità i beni essenziali"

Krystyna Senchenko ci accoglie nella sede di Leopoli di Insight, un pian terreno di un palazzo in centro che ospita tonnellate di farmaci e prodotti di igiene personale. Grazie alla rete messa in piedi in questi mesi sono in grado di assistere migliaia di persone in tutta l'Ucraina con aiuti umanitari e medicine, rispondendo anche alle richieste specifiche di ogni persona. "Prima della guerra aiutavamo le donne fragili e le persone LGBTQIA+ ad affermare i loro diritti, facevamo supporto legale e anche sportelli di ascolto – spiega Senchenko a Fanpage.it –  ma dopo l'invasione russa abbiamo iniziato a costruire una rete per aiutare le persone con generi di prima necessità. In questo momento le persone sono sole in casa, spesso dormono in cantina, oppure in fabbriche abbandonate o sottoterra, hanno con sé solo i propri documenti, hanno bisogno di tutto".

È questo l'obiettivo del progetto "Women in march" che nasce grazie al supporto delle associazioni e delle reti transfemministe europee e degli Stati Uniti. Oggi Insight ha 12 community in tutta l'Ucraina, alcune sono chiuse perché si trovano in territori occupati dai russi, la più grande è a Kiev dove c'è anche un hub di stoccaggio degli aiuti umanitari. "Inviamo anche farmaci e soprattutto i prodotti sanitari per la transizione a tutte le persone che ne hanno bisogno, sappiamo quanto è importante non interrompere la somministrazione dei farmaci quando si è in transizione" sottolinea Krystyna. A supporto del progetto di Insight anche una rete di medici LGBTQIA+ friendly, che garantisce la somministrazione dei farmaci alle persone trans.

Secondo l'attuale legge ucraina la transessualità è un disturbo psichiatrico, tanto che chi cambia sesso deve poi andare in terapia per due anni. In questo solco lo sforzo delle transfemministe di Insight si inserisce come uno dei lavori più interessanti della società civile ucraina. "Diamo alle persone i beni essenziali – spiega la project manager – non siamo ancora in grado di inviare in tutta l'Ucraina grandi camion di aiuti, proprio per questo abbiamo privilegiato le singole richieste che ci vengono inviate dalle famiglie con bambini o dalla comunità LGBTQIA+, provvedendo ai fabbisogni specifici".

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Il "kit dello stupro": "Dopo la guerra tutti i criminali dovranno pagare"

Tra le iniziative più interessanti del progetto "Women in march" c'è la distribuzione del "kit dello stupro", ovvero una scatola con strumenti per rilevare le tracce genetiche, per poter individuare i colpevoli e perseguirli. "C'è stato donato dai nostri partner stranieri – spiega la Senchenko – lo distribuiamo anche agli ospedali o a persone che sono poi in grado di rivolgersi immediatamente a un medico, in questo modo le prove avranno anche un valore giuridico". Le stragi di Irpin e Bucha che hanno visto massacri di donne, bambini e uomini, ammassati spesso in fosse comuni, sono stati accompagnati dagli stupri di guerra.  "Dopo quello che abbiamo visto che sono capaci di fare i militari, se non abbiamo la possibilità di proteggere la nostra gente, allora forse possiamo aiutare a risolvere questi crimini, per fare in modo che quando l'Ucraina avrà vinto la guerra, tutti quelli che si sono macchiati di questi crimini vengano giudicati colpevoli", ci dice Krystyna.

A giugno scorso i casi accertati dall'ONU, parlavano di 124 stupri di guerra, di questi per maggioranza sono su donne o ragazze, ma ci sono anche bambini, per la precisione 59 su 124. Ma i casi potrebbero essere molti di più, come denunciato nell'aprile scorso a Fanpage.it da Oleksandra Matviichuk, protagonista del movimento democratico ucraino, promotrice del Centro per le libertà civili e consulente del Parlamento. Il primo militare russo a finire sotto processo con l'accusa di stupro di guerra è stato Mikahil Romanov un militare del 239° Reggimento della 90° Divisione Carri Armati della Guardia Vitebsk-Novgorod della Federazione Russa, accusato di omicidio e violenza sessuale di gruppo.

"Le notizie sull'Ucraina meno importanti di Johnny Deep e Amber Heard"

"Abbiamo anche una presenza in alcune zone occupate, nei pressi di Zaporizhzhia e collaboriamo con le autorità locali per assicurare alla giustizia gli autori dei crimini di guerra". Ma la preoccupazione più grande, che ci esterna anche Krystyna Senchenko, è quella di essere dimenticati, di finire come ultime notizie dei media europei e occidentali, di essere lasciati soli al loro destino. "Nel mese di maggio – continua – il numero di notizie su Johnny e Amber Heard sui media era notevolmente superiore alle notizie sulla guerra in Ucraina, ed era maggio, ora siamo in agosto e siamo molto preoccupate che la situazione non venga raccontata nel suo complesso".

Parole che lasciano spazio a tanta amarezza: "Sicuramente siamo molto scoraggiate, ma quello che vediamo è che mentre i media occidentali diminuiscono le notizie sulla guerra in Ucraina, aumentano le richieste di aiuto delle persone che si rivolgono a noi e che hanno bisogno di tante cose perché non hanno più nulla" sottolinea Krystyna Senchenko. "Non possiamo fare altro che inviare più aiuti possibili, quello che sappiamo è che noi non ci fermeremo, perché amiamo la nostra vita, amiamo il nostro paese, e vogliamo aiutare gli ucraini a sopravvivere alla guerra". Il progetto "Women in march" è sostenuto da donazioni internazionali, che arrivano sia dall'Europa che dagli Stati Uniti. La prima associazione italiana che ha sviluppato un rapporto con il progetto delle transfemministe ucraine è Mediterranea Saving Humans. "Il 75% dei farmaci che distribuiamo siamo costretti ad acquistarlo, perché qui in Ucraina molti depositi sono stati bombardati oppure si trovano in zone occupate – spiega Krystyna Senchenko – quindi dalla solidarietà internazionale, dalle donazioni e dagli aiuti che ci vengono dati, dipende anche la nostra possibilità di aiutare le donne ucraine e la comunità LGBTQIA+".

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