Come la conquista russa di Soledar potrebbe cambiare le sorti della guerra in Ucraina
Da giorni il punto più caldo della guerra in Ucraina è diventata la città di Soledar, centro abitato nell’est del Paese che si è venuto trovare proprio lungo il fronte del Donetsk, ormai obiettivo primario dei russi. Mosca ha annunciato la sua presa nelle scorse ore dopo lunghissimi combattimenti e bombardamenti che hanno causato la distruzione totale della cittadina, ma Kiev smentisce e ribadisce che i combattimenti continuano e il fronte ucraino regge. Combattimenti violentissimi che dimostrano la volontà di entrambe le parti di tenere questo caposaldo del fronte, ma quanto potrebbe cambiare le sorti della Guerra in Ucraina la conquista russa di Soledar? Lo abbiamo chiesto all’ammiraglio Gianpaolo Di Paola, già capo di stato maggiore della difesa ed ex Ministro della difesa.
Ammiraglio, i combattimenti tra ucraini e russi infuriano tra Soledar e Bakhmut, quanto potrebbe cambiare le sorti della guerra la conquista russa delle due città?
“Io non ritengo che la conquista di Soledar e Bakhmut sia fondamentale per le sorti della guerra in Ucraina anche se la presa delle due città significherebbe per i russi estendere il controllo sulla parte occidentale del Donbass che è ancora in mano agli ucraini. Per i russi, che stanno puntando molto sulla presa della città, sarebbe soprattutto un successo da spendere sull’opinione pubblica dopo mesi e mesi di sconfitte. Bakhmut resta un centro importante e significativo nella parte del Donetsk in mano agli ucraini ma, qualora fosse conquistata, l’aspetto fondamentale per Putin sarebbe quello di poter dire ai suoi che le sconfitte sono finite e che si è ripresa in mano di nuovo l’offensiva. Dunque più che fondamentale dal punto di vista delle operazioni sul campo, penso sarebbe importate dal punto di vista psicologico e del morale dei russi.
A mio giudizio con la conquista russa di Soledar e Bakhmut non ci sarebbe nessuna rivoluzione del fronte né un grande cambiamento della situazione attuale. Basta vedere la cartina geografica, sarebbe uno spostamento del fronte a occidente di qualche decina di chilometri al massimo, il che non cambia sostanzialmente la situazione. La cambierebbe però dal punto di vista del morale con Putin che potrebbe vendersi questo successo in questo momento di grossa difficoltà per dire che la Russia non è sconfitta. Si tratta della stessa narrazione per cui in questi giorni è apparsa la notizia di test di missili ipersonici Zircon sulle navi o dei test del siluro Poseidon in grado di generare uno tsunami radioattivo enorme.
In effetti tutte le agenzie russe hanno rilanciato la notizia che il sommergibile Belgorod ha completato una serie di test di lancio con modelli di prova del razzo-drone Poseidon potenzialmente armabile con testate nucleari.
In realtà ovviamente non lo hanno testato davvero, hanno fatto delle simulazioni per dimostrare che loro hanno queste armi potenti. Come l’annuncio delle navi nel Mediterraneo, sostanzialmente fa tutto parte di questa grande campagna mediatica messa in piedi da Putin per cercare di tirare su il morale della Russia, delle truppe ma anche della popolazione, dicendo ‘vedete noi siamo ancora forti e non è vero quello che dicono in occidente che siamo sconfitti’. Una mossa che fa parte di un sforzo mediatico rivolto molto verso l’interno, le truppe e la popolazione, come lo è anche l’annuncio della nomina di Gerasimov, generale capo di Stato maggiore della difesa, a comandante delle operazioni in Ucraina. Poi è chiaro che ha una valenza anche nei confronti di altri Paesi che appoggiano l’Ucraina e dove magari l’opinione pubblica è più fragile e può risentirne facendo mancare il suo appoggio.
Per quanto riguarda i generali russi, Putin continua a cambiarli molto spesso in Ucraina e ora ha sostituto anche Sergei Surovikin, che ha resistito solo poco più di tre mesi, nominando addirittura il capo di Stato maggiore.
Il fatto che i generali vengono cambianti in continuazione è sintomo di una debolezza, che le operazioni sul campo non vanno bene. Dall’altro però è anche un segnale che Putin vuole dare per dire di avere il controllo della situazione e che le sconfitte in Ucraina non sono colpa sua ma dei generali. Gerasimov del resto è un nome grosso, non è uno qualsiasi, si tratta di un generale molto famoso, sia nell’establishment russo sia all’estero. È molto citato in occidente con la dottrina Gerasimov. Quindi spendere il suo nome significa spendere un nome importante per dire che ora le cose andranno meglio. È anche un rischio che però Putin ha deciso di correre, consapevole che la situazione sul campo di battaglia non è rosea come la vuole rappresentare.