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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Come Israele potrebbe invadere via terra la Striscia di Gaza e le possibili conseguenze

Israele si prepara a invadere la striscia di Gaza ma si tratta di una invasione che comporta diverse difficoltà, sia per il territorio densamente popolato sia per la presenza di ostaggi. Dei rischi di un’invasione israeliana, dei pericoli e dei possibili sviluppi ne abbiamo parlato con il generale Leonardo Tricarico.
A cura di Antonio Palma
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Dopo il sanguinoso attacco di Hamas di sabato 7 ottobre 2023, con oltre 1300 morti, Israele ha dichiarato di voler invadere la striscia di Gaza. Dopo una settimana di intensi bombardamenti e un assedio totale della Striscia, che hanno causato migliaia di morti e messo in ginocchio la popolazione palestinese, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato un'operazione via terra per "smantellare Hamas". Un intervento che non sarà per nulla facile e che comporterà inevitabilmente spargimento di sangue, anche tra i civili, a causa di un territorio densamente popolato. "La situazione a Gaza non ha pari in altri contesti, la sua peculiarità è che qui gli obiettivi di un conflitto sono collocati quasi per intero in luoghi dove colpire comporta matematicamente la perdita umana di non combattenti" ha spiegato a Fanpage.it il generale Leonardo Tricarico. Dal punto di vista strategico non sono ancora ben chiari gli obiettivi dell'invasione che però dovranno tener conto anche degli ostaggi israeliani tenuti prigionieri da Hamas a Gaza.

I pericoli di una invasione via terra della Striscia di Gaza

La situazione di quel territorio è cosi intricata che rende quasi impossibile non colpire anche i civili, secondo l'esperto. Del resto, però, "nessuno come Israele e in grado di intervenire con le armi in contesti così popolati", come ha ricordato il Generale, perché sicuramente "se c'è chi conosce quel territorio sono le forze israeliane, che su quegli obiettivi si addestrano da anni e hanno le tecniche migliori di chiunque altro al mondo". In una situazione dove i bombardamenti vanno avanti da giorni, però, "Dal punto di vista militare sono certo che, nel momento in cui ci dovesse essere l'attacco via terra, vedremo molto sangue scorrere e non solo dei terroristi di Hamas" ha sottolineato Tricarico.

Per l'esperto un ruolo chiave lo avranno sicuramente i servizi di intelligence e le forze aeree. Dopo i bombardamenti dei giorni scorsi, infatti, i caccia continueranno a coprire dall'alto le forze di terra ma gli aerei continueranno anche a scattare foto del terreno che saranno fondamentali per capire come muoversi nella Striscia di Gaza. Grazie a filmati e foto e alla "capacità di analisi dei comportamenti sul terreno, gli israeliani avranno sicuramente la consapevolezza di tutto quello che sta accadendo momento per momento". Uno dei possibili obiettivi sono i tunnel che Hamas ha costruito in tutta Gaza e che sono stati già presi di mira nella precedente invasione della striscia di Gaza nel 2014 e che si diramano sotto gli edifici civili. Le forze israeliani “hanno ben chiaro la dislocazione degli obiettivi, il problema è come fare per evitare che vengano colpiti i civili” ha ricordato Tricarico.

La zona in cui potrebbe avvenire l'attacco di terra israeliano a Gaza
La zona in cui potrebbe avvenire l'attacco di terra israeliano a Gaza

“Israele ha sempre avvertito in anticipo quando ha colpito palazzi e strutture e l’ordine di evacuazione a Gaza conferma questo meccanismo ma non credo possano fare più di questo”. Sui tempi dell'attacco, infatti, non ci sono certezze. Gli israeliani "ora stanno sicuramente monitorando gli spostamenti sul terreno e hanno contezza del grado di svuotamento di Gaza e quando riterranno che ci sia un livello accettabile, procederono con l'operazione militare".

Per minimizzare le vittime tra i civili, in vista dell’attacco via terra, è stato dato l’ordine di evacuazione dei civili verso il sud della Striscia di Gaza, confermando in pratica che l’azione di terra sarà limitata alla parte nord della Striscia di Gaza cioè quella più vicina al valico e ai centri abitati israeliani. L’obiettivo evidente è quello di colpire le strutture logistiche e di comando di Hamas ma sul percorso e le modalità ovviamente non c’è nulla di certo. “L’unica ipotesi possibile è che verrà fatto una specie di rastrellamento con esercito regolare e poi con le forze speciali quando la forte urbanizzatone potrebbe diventare un trabocchetto”. “Sicuramente anche da parte israeliana dovranno mettere in conto che ci saranno delle perdite umane”.

Il rischio ostaggi in mano ad Hamas

Un fattore molto importante saranno sicuramente gli ostaggi israeliani che Hamas ha rapito e portato a Gaza, almeno 199 persone tra cui moltissimi civili. Hamas ha minacciato ritorsioni in caso di attacchi via terra ma il governo di Netanyahu non sembra voler retrocedere attirandosi anche le ire dei familiari dei prigionieri. “Probabilmente Israele sa dove sono molti di loro e stanno cercando di mappare le loro posizioni. La liberazione di alcuni di loro sicuramente potrebbe essere collaterale all’avanzata via terra" spiega Tricarico, ricordando però che "in altri tempi gli israeliani avrebbero fatto di tutto per salvarli ma oggi non sembra questa la priorità, se si può verranno salvati ma sembra che abbiano una priorità più bassa rispetto alla neutralizzazione di Hamas”.

Le conseguenze di una invasione israeliana e cosa potrebbe avvenire dopo a Gaza

La situazione attuale a Gaza comporterà sicuramente una svolta per il territorio che per ora però è tutta da definire. “Il problema è che il mondo si è imbarcato in un’altra avventura senza che venga dichiarata la condizione finale che si vuole raggiungere perché dire di voler distruggere Hamas è troppo poco e bisogna pensare anche al dopo” ha avvertito Tricarico, aggiungendo: “Bisogna prepararsi a quando questa operazione militare sarà finita”. Fondamentale da questo punto di vista sarà la mediazione degli organismi internazionali a partire dall’Onu che possano agire, ad esempio, come forza di contrapposizione. Una soluzione potrebbe essere “una risoluzione Onu e una forza armata internazionale che potrebbe funzionare da garante dei diritti di queste decisioni ed evitare che si perpetrino le ingiustizie che purtroppo oggi vivono le popolazioni di Gaza” perché “I palestinesi hanno diritto a vivere una vita dignitosa, cosa che oggi non è”. “La comunità internazionale è già riuscita a farlo in Kosovo dove l’odio era ed è ancora più radicato, gli equilibri lì sono ancora precari e le cose potrebbero sempre precipitare ma da oltre 20 anni la cosa funziona”. Sarebbe un passo iniziale per poter poi riprendere i colloqui di pace e pensare di avviare un percorso di distensione in tutta l’area del Medio oriente.

“In tutto questo però c’è sempre un convitato di pietra che è l’Iran” ha ricordato Tricarico. Teheran per ora sta a guardare anche se il movimento che appoggia, Hezbollah, da giorni sta attaccando postazioni israeliane dal Libano dove Tel Aviv teme un secondo fronte. “Sicuramente se l’Iran decide che il conflitto va allargato sarebbe terribile e avremo una guerra incontrollabile. L’unica deterrenza potrebbero essere gli Usa e la loro macchina da guerra poderosa”. “Per ora però le reazioni non sono state perentorie da parte di nessuno e nessuno ha dato ultimatum ma i rischi ci sono e per questo prima finisce questa fase acuta del conflitto e meglio è, ma certamente scorrerà molto sangue, su questo non ci sono dubbi”.

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