Come i russi stanno cercando di intrappolare 10mila soldati ucraini in una sacca
Sono giorni determinanti per gli esiti della guerra in Ucraina. Da settimane, infatti, le truppe russe stanno progressivamente avanzando nel Donbass e conquistano importanti centri dell'est del Paese. Dal canto loro le forze armate agli ordini di Kiev stanno opponendo una strenua resistenza, ma appaiono dopo oltre tre mesi di combattimenti sempre più stanche e deboli: lo stesso presidente Volodymyr Zelensky ha ammesso che i morti sono ormai un centinaio al giorno e che il continuo dissanguamento sta lentamente prosciugando la disponibilità di uomini e mezzi. Il più grande pericolo, tuttavia, è rappresentato dalla manovra a tenaglia russa che rischia di intrappolare 10mila soldati ucraini. Fanpage.it ne ha parlato con il professor Gastone Breccia, storico ed esperto di teoria militare.
Professore, qual è l'attuale situazione sul campo di battaglia?
Basta guardare una mappa ucraina. In questo momento il primo punto focale è il fronte di Kherson, nel sud, dove da tempo si parla di una controffensiva di Kiev di cui tuttavia al momento non c'è traccia; se gli ucraini riuscissero a riprendere la città per loro sarebbe un successo importantissimo, vista la sua importanza strategica. L'altro punto caldo ovviamente è il Donbass. Secondo le ultime notizie che mi giungono da Severodonetsk il 70% della città è ormai nelle mani dei russi, che hanno dispiegato reparti ceceni nel centro urbano: dal punto di vista strategico la perdita di questa località non sarebbe un dramma per Kiev. C'è infatti un altro aspetto, ben più preoccupante, che balza subito all'occhio sempre osservando attentamente una mappa del Paese.
Quale?
Gli ucraini rischiano di restare intrappolati in una sacca la cui estremità nordorientale è rappresentata da Severodonetsk, mentre la base si trova nei pressi di Bilohorivka. I russi stanno dunque conducendo una classica battaglia di accerchiamento e da Popasna stanno cercando di spingersi verso nord-ovest. Ecco, questo è attualmente il pericolo maggiore per gli ucraini: se le forze armate russe sfonderanno verso Siversk riusciranno a chiudere la sacca e intrappolare 10mila soldati nemici: farlo rappresenterebbe un successo strategico fondamentale e probabilmente determinante per le sorti della guerra. La situazione quindi è veramente critica: quello che mi auguro per gli ucraini è che abbiano spostato truppe da Severodonetsk per difendersi dalla "tenaglia" russa. Attualmente stanno combattendo a sud di Lyman, ancora sulla riva sinistra (nord-est) del Donets, anche qui cercando di rallentare l'avanzata di Mosca verso Sloviansk, evidentemente per dar tempo alle forze nella sacca di ripiegare. Ogni logica militare suggerirebbe ora a Kiev una tattica di questo tipo: resistere alla chiusura della sacca e riformare il fronte definitivo, quello tra Sloviansk e Kramatorsk.
Le manovre a tenaglia vennero utilizzate spesso dai sovietici anche nei confronti degli Alpini italiani che si ritirarono da quel Paese dopo il fallimento della Campagna di Russia di Mussolini. Chiudere i nemici in delle sacche è una tattica consolidata dei russi?
Sì, lo è. Nella strategia militare prima sovietica e poi russa è previsto questo tipo di manovra: quella di attaccare su un fronte vasto, penetrare e unirsi a un altro punto per accerchiare le forze nemiche in una manovra a tenaglia. Stupisce, semmai, la lentezza con la quale i russi stanno procedendo. Questo tipo di manovre infatti sono in genere basate sulla velocità di azione.
Perché i russi sono così lenti? Sono in difficoltà?
Le ipotesi sono due. Una è che gli ucraini dispongano di forze molto determinate e solide, ma ciò contraddirebbe le stesse dichiarazioni di Zelensky, che parla di 100 morti al giorno, ovvero almeno altri 4-500 tra feriti e dispersi impossibilitati a combattere. L'altra possibilità è che i russi non abbiano più una spiccata capacità offensiva: pare, ma si tratta di un'informazione da verificare, che stiano impiegando in prima linea come carne da cannone soprattutto truppe separatiste, e che i comandanti di alcuni reggimenti filorussi si siano rifiutati di andare all'assalto. Insomma, anche il morale delle truppe filorusse starebbe crollando.