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“Come Giovanna d’Arco”, i quotidiani russi elogiano Marina Oysyannikova

Marina Oysyannikova ammette di avere paura per i suoi figli, ma in patria c’è chi la paragona a Giovanna d’Arco.
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Marina Oysyannikova, la giornalista che ha protestato con un cartello anti-guerra nello studio di Channel One, la televisione principale della Russia, ha parlato alla Reuters raccontando le sue impressioni e le sue paure dopo tutto quello che è successo. La producer è stata trattenuta per 14 ore dalle autorità ed è stata sanzionata. Non vuole lasciare la Russia, ma ha paura per il suo futuro: "Sono spaventata per la sicurezza mia e dei miei figli". Marina Oysyannikova ha aggiunto di sperare di non incorrere in una incriminazione per la sua protesta.

Nella giornata di ieri si è tenuta, presso il tribunale distrettuale di Ostankino di Mosca, l'udienza a carico della giornalista. Come raccontato dal periodico russo Novaya Gazeta, il caso nei confronti della cronista è stato aperto per organizzazione di una protesta non autorizzata. Come ha fatto sapere una fonte a Fanpage.it, la donna non ha rinnegato il gesto né si è dichiarata colpevole. Per fortuna, il caso ha suscitato un clamore tale che alla fine è stata solo multata e poi rilasciata. C'è stata anche la richiesta ufficiale dell'Onu alle autorità russe di non vendicarsi contro la giornalista.

Su alcuni quotidiani di lingua russa, i più equilibrati, si parla del gesto di Marina Oysyannikova. Proprio il periodico russo Novaja Gazeta parla della giornalista e producer come di una nuova "Giovanna d'Arco". Scrive: "Quello che ha fatto Marina Oysyannikova è una cosa rara, per questo resterà nella memoria dell'umanità. Cosa accadrà a Marina Ovsyannikova, non lo sappiamo. Ma sappiamo cosa è successo a Giovanna d'Arco. Fu bruciata sul rogo, ma salvò la Francia. Ora è un eroe nazionale. Ed è stata condannata come strega". Il periodico russo non ha mai fatto sconti a nessuno, è noto per aver pubblicato inchieste importanti su casi di corruzione nell'esercito russo e sulla condizione dei civili ceceni coinvolti nel conflitto.

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