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Guerra in Ucraina

Come evolverà la guerra in Ucraina e quanto potrà resistere Kiev dopo lo stop agli aiuti militari di Trump

Marco Di Liddo (CeSI): “L’Ucraina ha un bisogno vitale degli aiuti militari degli USA. Kiev non necessita solo di missili, equipaggiamenti e munizioni, ma anche del supporto informativo satellitare finora garantito da Starlink. In altre parole, l’Ucraina rischia di diventare “cieca”, incapace di osservare le mosse del nemico”.
Intervista a Marco Di Liddo
direttore del CeSI (Centro Studi Internazionali)
A cura di Davide Falcioni
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La mazzata di Trump a Zelensky è arrivata quando in Italia era l'una di notte. Il presidente degli Stati Uniti ha ordinato una sospensione dell'invio degli aiuti militari americani a Kiev, provvedimento che di fatto riduce drasticamente le possibilità che le forze armate ucraine possano continuare a difendersi efficacemente, a soprattutto a lungo, dall'avanzata dell'esercito russo nell'est del Paese.

La decisione di Washington era nell'aria: lo scontro di venerdì scorso alla Casa Bianca aveva fatto emergere le "divergenze di vedute" – per usare un eufemismo – tra Trump e Zelensky. Ma non solo: sul lungo periodo gli Stati Uniti sono determinati a concentrarsi su un eventuale conflitto con la Cina, circostanza che da anni sta convincendo Washington a spostare il proprio baricentro, anche militare, dall'Europa all'Indo-pacifico.

Dopo l'abbandono del sostegno militare statunitense a Kiev la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha presentato alla stampa il suo piano RearmEurope per potenziare la difesa europea ed annunciato l'intenzione di continuare a garantire supporto bellico all'Ucraina. Ma quanto sarà efficace tale supporto? E soprattutto, per quanto tempo ancora gli ucraini potranno resistere senza difese aeree, missili e supporto satellitare, finora garantito da Starlink di Elon Musk? Fanpage.it ne ha parlato con Marco Di Liddo, direttore del CeSI (Centro Studi Internazionali).

A quattro giorni dallo "scontro" alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky il Presidente degli Stati Uniti ha sospeso gli aiuti militare all'Ucraina. Come valuta questa decisione? 

Qualora fosse confermata – e sottolineo "qualora" perché negli Stati Uniti c'è una forte pressione su Trump affinché cambi idea, o quanto meno rimandi tale sospensione –  si tratterebbe di una misura deleteria per l'Ucraina, Paese che ha un bisogno vitale degli aiuti militari degli USA. Kiev non necessita solo di missili per la difesa aerea, equipaggiamenti e munizioni, ma anche del fondamentale supporto informativo satellitare finora garantito proprio da Washington. In altre parole, l'Ucraina rischierebbe di diventare non solo meno capace a difendersi ma anche "cieca", incapace di osservare le mosse del nemico.

Si sta riferendo a Starlink, la costellazione di satelliti di Elon Musk?

Sì. Starlink è stata fondamentale per garantire all'Ucraina copertura internet e comunicazioni rapide, sicure ed efficienti anche con gli alleati. Qualora il servizio dovesse essere interrotto gli ucraini sarebbero molto più vulnerabili all'attività di hackeraggio e alla guerra elettronica russa. I militari avrebbero più difficoltà a scambiare informazioni sensibili e non potrebbero beneficiare del supporto di intelligence satellitare del governo degli Stati Uniti. Insomma, l'Ucraina diventerebbe "cieca", non riuscirebbe più a osservare l'evoluzione degli eventi sul campo di battaglia. E questo, dal punto di vista militare, sarebbe un disastro.

Escludendo che Donald Trump sia diventato improvvisamente un pacifista, quali sono le ragioni che l'hanno spinto ad abbandonare l'Ucraina?

Trump non considera il dossier ucraino vitale per gli interessi statunitensi. Quella in atto, inoltre, è una ritorsione dopo il fallito meeting della Casa Bianca di venerdì scorso. Trump si aspettava uno Zelensky remissivo, invece l'ucraino ha voluto rispondere punto su punto, perché sta conducendo anche una partita interna al suo Paese. Trump, che vuole sempre fare la parte del "politico alfa", ha risposto nell'unico modo che conosce, ovvero secondo la legge biblica dell'occhio per occhio o dente per dente. "Se non ti pieghi alle mie volontà ne affronti le conseguenze".

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Ci sono però, come ci accennava, ben altre ragioni strategiche. Quali?

La strategia di politica estera di Trump si concentra soprattutto sull'Indopacifico. La Casa Bianca oggi appare particolarmente incline a trovare un compromesso con il Cremlino per provare a convincere Vladimir Putin a sconfessare, almeno in parte, “l’amicizia senza limiti” con Xi Jinping nell’ottica della prossima escalation del confronto, sempre più teso, tra statunitensi e cinesi. Dopodiché ai nostri occhi il problema è che Donald Trump si sta mostrando molto duro e diretto e sta accelerando bruscamente un processo che tuttavia, lo voglio ricordare, non è nuovo. La strategia "Pivot to Asia" risale alla presidenza Obama, la politica dei dazi è stata avviata dal primo Trump e proseguita anche da Biden.

Senza gli aiuti militari statunitensi quanto potrà resistere ancora l'Ucraina?

Non è possibile rispondere con esattezza, dipende da quello che è già arrivato negli stock ucraini e da quello che l'Europa riuscirà a fare per compensare l'assenza americana. Se i magazzini ucraini sono vuoti e se l'Europa non interverrà velocemente le forze armate di Kiev potrebbero trovarsi in uno stato di grande difficoltà in un periodo che oscilla tra i quattro e gli otto mesi, ma dipenderà anche da come si evolverà la guerra sul campo.

Attualmente gli europei sarebbero in grado di sostituirsi agli USA?

No, almeno nel breve periodo non sarebbe possibile. L'Europa avrebbe bisogno di mobilitare innanzitutto la politica, poi anche l'industria militare, che chiederebbe garanzie e commissioni di lungo periodo per poter avviare nuove linee produttive e disporre investimenti miliardari. Se anche l'Europa decidesse domani di compiere questa "rivoluzione copernicana" i primi effetti si vedrebbero non prima di due-tre. Ce la farà l'Ucraina a resistere per tutto questo tempo? La vedo complicata.

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Ursula von der Leyen propone investimenti nel settore della difesa per 800 miliardi di dollari…

Quegli investimenti non servirebbero solo per l'Ucraina. Servirebbero invece a stabilire una deterrenza europea e una maggiore autonomia dall'ombrello americano. Investire in armi serve a proteggere gli interessi europei, a difendere l'Ucraina e a proiettare la nostra influenza all'estero.

Senza aiuti militari americani l'Ucraina sarà indotta a rimodulare i suoi obiettivi. È il momento, per Kiev, di trattare una pace, anche se "ingiusta"?

Nessun paese amerebbe accettare una pace con condizioni decise da altri, ma in una guerra quello che conta sono soprattutto i rapporti di forza; e quelli sono assolutamente sfavorevoli per Kiev. In linea ideale e "morale", l'Ucraina dovrebbe essere coinvolta nelle trattative in corso perché si parla del suo territorio, della sua popolazione e del suo futuro. In linea concreta, molte volte nella storia Paesi coinvolti in guerre hanno dovuto accettare paci pensate e imposte da altri. Credo quindi che a un certo punto anche gli ucraini dovranno fare un esercizio di realismo. E credo che quel momento potrebbe essere molto vicino.

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