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Come è andato l’incontro tra Mattarella e Xi Jinping e cosa ne pensa la comunità italiana in Cina

Ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato la comunità italiana ad Hangzhou, nell’ambito della sua visita di Stato in Cina, in cui ha rilanciato con il presidente Xi Jinping i rapporti Roma-Pechino e il partenariato strategico globale.
A cura di Redazione
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A cura di Annalisa Cangemi e Davide Falcioni 

Nella sala al piano -1 del Gran Hyatt Hotel di Hangzhou, sulle sponde del Lago dell’Ovest, l’orchestra suona la Primavera di Vivaldi, mentre i rappresentanti della comunità italiana in Cina aspettano il discorso di Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato ha iniziato la sua visita nel Paese il 7 novembre a Pechino, dove ha avuto importanti colloqui con il presidente Xi Jinping e con il premier Li Qiang, per rinnovare il partenariato strategico globale (lanciato 20 anni fa) dopo l’uscita dalla Via della Seta, l’accordo firmato nel 2019 dal governo Conte. Gli incontri di questi giorni sono particolarmente significafivi, visto che si tratta del primo viaggio in Cina di un leader del G7 dopo la rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti, che apre un nuovo corso per gli equilibri mondiali.

Il discorso di Mattarella alla comunità di italiani in Cina

Sono le 16:45 al Gran Hyatt Hotel di Hangzhou, nella provincia dello Zhejiang, quando il presidente Mattarella entra in sala sulle note dell’Inno di Mameli, accolto dai rappresentanti della comunità italiana che vive nella zona di Shanghai, la più sviluppata del Paese. Docenti universitari, studenti, imprenditori applaudono il Capo dello Stato accompagnato dalla figlia Laura e dalla console generale a Shanghai, Tiziana D’Angelo, con lui sul palco. “È un piacere per me incontrarvi”, sono le prime parole di Mattarella.

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“Questo è un territorio pieno di dinamismo, di interesse sotto tanti profili, culturale, economico, paesaggistico, turistico. Vi è una grande quantità di elementi che lo rendono prezioso, e la vostra presenza lo manifesta. È  un territorio protagonista del rapporto tra Cina e Italia, un eccellente rapporto, come ho registrato nei tre giorni che ho trascorso a Pechino con il presidente Xi Jinping e con le altre istituzioni cinesi". Quello tra Roma e Pechino "è un rapporto di collaborazione che si è sviluppato in questi decenni e continua a crescere, e cresce in maniera positiva, costruttiva, collaborativa, particolarmente grazie alla vostra presenza, che rappresenta il nostro Paese in questo grande Paese che è la Cina, in questo ampio territorio di Shanghai. Per questo vi ringrazio”. Non è un caso probabilmente che poco distante dall’ingresso del Gran Hyatt Hotel, sulla riva del Lago dell’Ovest – gemellato con la città di Verona – si trovi una statuta di Marco Polo, sicuramente il personaggio storico italiano più noto in Cina.

“Vi è una grande varietà di impegni – prosegue Mattarella, riferendosi alle tante rappresentanze di imprese e associazioni culturali disposte lungo il perimetro della sala – quello degli studenti è particolarmente entusiasmante, soprattutto per il futuro”. Proprio durante la sua visita, che fa seguito a quella della premier Meloni dello scorso luglio, Mattarella ha firmato dieci intese con Pechino, che vanno dalla cultura alla concorrenza. Nell’ambito di questi accordi è stato stipulato anche un protocollo d’intesa tra il ministero italiano dell’Università e della Ricerca e il ministero dell’Istruzione cinese per la creazione di un meccanismo di consultazione periodica tra i due Paesi. E va in questa direzione la nuova cattedra inaugurata a Pechino: si tratta della Agnelli Chair of Italian culture, ospitata e gestita dal China-Europe Philanthropy Innovation Research Center (CEPIRC) dell’Università di Pechino, con lo scopo di diffondere e promuovere la cultura Italiana in tutti i suoi aspetti, non solo quelli umanistici.

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Il ‘re' delle pizzerie italiane in Cina: "Importante lo sblocco dei visti"

Le attività economiche e culturali sono rimaste ferme a lungo, per via del Covid. Nell’ultimo anno c’è stata una fortissima ripresa, dopo la riapertura della Cina agli stranieri. Per gli italiani ha avuto un effetto positivo non solo l’ampliamento dei collegamenti aerei dall’Italia (quest’anno è stato lanciato il volo diretto tra Venezia e Shanghai), ma soprattutto la politica ‘visa free’, la possibilità, introdotta in via sperimentale, per i cittadini di alcuni Paesi europei (oltre all’Italia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Spagna, Irlanda, Lussemburgo) di entrare in Cina senza visto d’ingresso, per un soggiorno di 15 giorni.

L’uscita dalla Belt and Road Inititiative aveva portato agitazione nella comunità italiana in Cina. Anche se i rapporti commerciali tra italiani e cinesi di fatto non si sono mai interrotti. Ce lo racconta Stefano Micillo, originario di Napoli, che in Cina ha avviato due attività, 15 anni fa: “I rapporti Italia-Cina si erano irrigiditi, erano come ‘congelati’, alla fine le ripercussioni le subiamo noi imprenditori che viviamo nel Paese. Ora sembra che ci sia una ripresa, una nuova apertura. È importantissimo che si siano sbloccati i visti, così molti operatori commerciali possono finalmente venire qui, senza dover fare tutta la trafila per il rilascio dei documenti. Questo facilita gli scambi. Da poco si è chiusa la fiera di Canton a Guangzhou, molte aziende hanno avuto la possibilità di fare per esempio un giro tra i fornitori”.

“Mi occupo della vendita di tessuti – ci racconta – ma quando mi sono trasferito qui con la famiglia a Suzhou, mio figlio aveva 13 anni, e aveva voglia di mangiare la pizza napoletana. Ogni settimana mi costringeva ad andare a Shanghai per portarlo a mangiare nell’unica pizzeria napoletana presente in zona. Chiesi allora allo chef di quel locale di aiutarmi ad aprire una pizzeria napoletana sotto casa, per evitare di fare tutti i fine settimana 5 ore di macchina per accontentare mio figlio. E così mi sono lanciato in quest’avventura e ho aperto le mie pizzerie ‘Mamma mia’, 3 a Suzhou e 2 a Shanghai. Io sono anche ambasciatore della pizza napoletana in Cina".

Quello di Suzhou è un grosso distretto industriale italiano, conta circa 250 aziende. "Inizialmente siamo stati aiutati molto dal governo cinese, che offre diversi incentivi per le industrie, come tassazioni agevolate per i primi anni. Questo è ancora così, soprattutto per alcuni settori", ci dice ancora Stefano Micillo.

La Camera di Commercio: "Promuovere i settori di automotive e sostenibilità"

Lorenzo Riccardi, presidente della Camera di Commercio Italia – Cina, conferma la necessità di riallacciare le relazioni tra Roma e Pechino dopo lo stop alla Via della Seta, il cui mancato rinnovo "è stato gestito in modo eccellente dalla diplomazia italiana. L’attività da fare è rilevante ed è certo che per la Cina l’Italia è un partner importante. In base ai dati delle dogane cinesi l’interscambio nel 2023 è stato pari a 71 miliardi di dollari. I settori da promuovere sono quelli legati alle nuove tecnologie, in particolare negli ambiti dell’automotive e della sostenibilità ambientale”.

Non c'è però solo il commercio. Il rilancio dei rapporti tra Roma e Pechino passa anche per il potenziamento degli scambi culturali, soprattutto in ambito accademico. Il professor Roberto Donà, docente della Xi’An Jiaotong Liverpool University, vive in Cina da 12 anni ed ha assistito al discorso del Capo dello Stato con grande partecipazione: “Tra le novità più rilevanti di questa nuova missione vi è il sempre maggiore rilancio del dialogo scientifico. Abbiamo bisogno di riaprire lo scambio dei talenti. I talenti creano idee, le idee permettono di sviluppare progetti e imprese”.

Studenti e studentesse: "Università cinesi avanti nella ricerca tecnologica"

E chissà che le nuove idee di cui parla Donà non vengano proprio a qualcuno tra le decine di studenti e studentesse presenti al Gran Hyatt Hotel di Hangzhou. Come Maria Chiara Negri Da Oleggio e Rachele Novara che dal Politecnico di Milano sono arrivate a Shanghai per rimanerci almeno un anno: “Prevediamo di imparare molto da questo Paese, ma abbiamo notato che anche la Cina è molto interessata alle nostre competenze in ambito architettonico. L’interesse verso l’Italia è vivo e non ci aspettavamo fosse così alto. Quello che vogliamo apprendere è la capacità di utilizzare le più moderne tecnologie. Un esempio concreto? All’ingresso alle Avatar Mountains  non c’è un biglietto cartaceo o elettronico ma hanno sviluppato un sistema che, attraverso la visualizzazione del viso, riconosce l’avvenuto acquisto del ticket d’ingresso”. Per Rachele i cinesi sono molto avanti “nella gestione dei materiali, in quella degli spazi e nel modo di utilizzare la tecnologia, facendo in modo che sia sempre al loro servizio”.

Ne è convinto anche Aldo Cibic, architetto e designer che vive in Cina da 6 anni, e che ha lavorato a Milano con Ettore Sottsass, con cui ha fondato il Gruppo Menphis: “Sono professore onorario alla Tonji University di Shanghai. A me dispiace che la narrazione occidentale sulla Cina sia totalmente falsata rispetto alla realtà. Se uno cammina per Shanghai o per Hangzhou, vede un Paese incredibilmente organizzato. Spesso si parla della Cina senza conoscerne la storia”.

Il Presidente Mattarella con Aldo Cibic, architetto e designer
Il Presidente Mattarella con Aldo Cibic, architetto e designer

"La Cina ha creduto nelle auto elettriche. Noi no, e ne paghiamo il prezzo"

Amedeo Morat, Lorenzo Romano, Alessandro Massafra, Thierry Guichardaz e Alessandro Perticca, del Politecnico di Torino, sono studenti nel campo dell’ingegneria elettronica, informatica e meccanica. Vivono in Cina dalla scorsa estate e insistono sulla qualità della ricerca cinese in ciascuno di questi campi: “C’è un enorme avanzamento tecnologico. Se riuscissimo a riportarne una parte in Italia, soprattutto nell’ambito dei semiconduttori, il nostro Paese e l’Europa intera ne trarrebbero grande giovamento”. I cinque ricordano come la stretta collaborazione in Cina tra università e aziende abbia dato grandi risultati. “Gli investimenti in ricerca sono molto alti, frequentiamo laboratori avanzatissimi, inimmaginabili in Italia e nel resto d’Europa”.

Amedeo Morat, Lorenzo Romano, Alessandro Massafra, Thierry Guichardaz e Alessandro Perticca
Amedeo Morat, Lorenzo Romano, Alessandro Massafra, Thierry Guichardaz e Alessandro Perticca

Gli studenti dell’ateneo torinese fanno notare come la Cina, nel campo dell’automotive, sia avanti anni luce rispetto al Vecchio Continente. Vecchio – da questo punto di vista – di nome e di fatto. D’altro canto, nel colosso asiatico ormai un’auto su due è a propulsione elettrica e le vetture ‘Green’ hanno prezzi accessibili: “In Europa le grandi industrie automobilistiche stanno soffrendo perché in passato non si è creduto abbastanza nelle potenzialità delle auto elettriche. Si è trattato di un errore strategico che ora paghiamo a caro prezzo – ci dicono – La Cina, al contrario, ci ha creduto. Questo ci deve insegnare che non si può mai rinunciare al futuro chiudendo la porta alle novità”.

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