Com’è andata tra Trump e Zelensky e perché c’era una sedia in più nella basilica di San Pietro

Barlumi di speranza per la pace in Ucraina. Ad accenderli l'incontro, destinato a passare alla storia, tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, che poco prima dei funerali di Papa Francesco si sono ritrovati per un faccia a faccia dentro la Basilica di San Pietro.
Si trattava del primo incontro dopo la tragica lite consumatasi dentro lo Studio Ovale, che sembrava aver segnato un prima e un dopo nei rapporti tra Stati Uniti, Ucraina e Russia. Ieri i due leader si sono rivisti a San Pietro. Mentre l'intera macchina del Vaticano era alle prese con gli ultimi preparativi per il funerali di Bergoglio, Trump e Zelensky hanno trovato un momento per confrontarsi, seduti l'uno davanti all'altro e immortalati da una foto che ha fatto rapidamente il giro del mondo.
In particolare, nelle immagini diffuse da fonti ucraine appare anche una terza sedia all'interno della Basilica, poi scomparsa. Per chi era quella terza sedia? Per il presidente francese Emmanuel Macron? O per un traduttore? Per ora non è dato saperlo. Dalle foto però, si vedono Trump e Zelensky raggiunti prima da Macron e poi da Starmer, anche in questo caso immortalati da uno scatto simbolico. Tuttavia il colloquio è proseguito in solitaria. Successivamente, il premier ucraino ha avuto un bilaterale con Macron e anche uno con Meloni, rimasta fuori da quanto andato in scena all'interno della Basilica.
Cosa si sono detti Trump e Zelensky
Tra i fedeli e non c'è chi ha gridato al miracolo di Papa Francesco, che più volte durante il suo pontificato aveva lanciato appelli di pace. Effettivamente ancora è presto per parlare di pace, ma quel che è certo è che i funerali di Bergoglio hanno fatto da cornice al disgelo tra i due capi di Stato. Entrambe le parti hanno definito "costruttivo" i quindici minuti di colloquio – con la Casa Bianca che ha parlato di incontro "molto produttivo" – e qualche spiraglio sembra aprirsi.
"Un incontro simbolico che potrebbe diventare storico se si raggiungessero i risultati sui punti discussi", ha sottolineato Zelensky. Kiev infatti, è tornata insistere sulle garanzie di sicurezza per una pace giusta e duratura e ha posto una serie di condizioni (dalla difesa all'uso dei fondi russi congelati per la ricostruzione del Paese a guerra finita, riporta il New York Times) che avrebbero incassato l'apertura di Washington. In particolare l'Ucraina avrebbe chiesto di non limitare le dimensioni del proprio esercit e di creare un contingente di sicurezza europeo con l'appoggio degli Usa, per evitare la ripresa del conflitto. Resta fuori la questione dell'esclusione di Kiev dalla Nato, su cui Zelensky potrebbe esser pronto a chiudere un occhio.
Certo ora bisognerà fare i conti con Mosca. Ieri mentre i il premier ucraino e il presidente americano conversavano, Vladimir Putin annunciava di aver ripreso il completo controllo della regione di Kursk. Negli scorsi ore Trump aveva apprezzato l'esito dell'incontro tra l'inviato speciale Usa Steve Witkoff e Putin, ma era parso scettico sulla tregua insinuando che il leader russo lo starebbe "prendendo in giro".
Parecchi nodi restano sul tavolo, a partire dalla cessione dei territori occupati dai russi. Le trattative infatti, potrebbero incagliarsi proprio sulla Crimea e sulle quattro regioni rivendicate da Mosca e che Kiev non è disposta a cedere. Ad ogni modo, un quadro più chiaro dell'esito degli incontri di ieri, potrebbe emergere nei prossimi giorni quando i negoziati riprenderanno. Per il momento, restano la speranza e la potenza di immagini già diventate storiche.