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Colpo di Stato in Bolivia, l’esercito fa irruzione con un blindato nel palazzo del governo a La Paz

Truppe militari al comando dell’ex comandante dell’esercito boliviano, Juan José Zuñiga, hanno fatto irruzione nel palazzo del governo nella capitale La Paz, dove si trovava il presidente Luis Arce con l’intero gabinetto. Le immagini diffuse dai media locali mostrano un blindato forzare il portone principale e lo stesso Zuñiga entrare con soldati armati a volto coperto.
A cura di Eleonora Panseri
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Foto Twitter
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Truppe militari al comando dell'ex comandante dell'esercito boliviano, Juan José Zuñiga, hanno fatto irruzione nel palazzo del governo nella capitale La Paz, dove si trovava il presidente Luis Arce con l'intero gabinetto.

Le immagini trasmesse in diretta dall'emittente ‘Telesur' hanno mostrato un blindato militare forzare il portone principale del palazzo e lo stesso Zuñiga entrare all'interno dell'edificio accompagnato da soldati armati e con il volto coperto.

Prima di irrompere nell'edificio, Zuñiga ha rilasciato una dichiarazione pubblica nella piazza Murillo dove ha chiesto le dimissioni del presidente Luis Arce e di tutto il governo. L'ex comandante generale dell'esercito boliviano Juan José Zuniga, che era stato destituito ieri dopo aver minacciato pubblicamente l'ex presidente Evo Morales, ha dichiarato che presto sarà nominato un nuovo governo perché "il Paese non può andare avanti così".

Il generale è stato intervistato dalla stampa boliviana dopo l'irruzione. Poco prima il presidente Arce aveva denunciato su X movimenti non autorizzati di truppe dell'esercito: "La democrazia si deve rispettare", aveva scritto.

In Bolivia si sta consumando "un colpo di Stato", ha scritto su X l'ex presidente Evo Morales, invitando "i movimenti sociali in campagna e in città a difendere la democrazia". Morales fa parte del Movimento per il socialismo (Mas), partito tornato al potere nel 2020 con l'attuale capo dello Stato.

Anche l'ex presidente boliviana Jeanine Anez ha espresso "ripudio totale" alla mobilitazione dei militari che hanno cercato di prendere piazza Murillo e hanno tentato di entrare nel palazzo del governo. "Ripudio totalmente la mobilitazione dei militari pretendendo di destituire l'ordine costituzionale, il Mas con Arce e Evo devono andarsene con il voto del 2025. Noi boliviani difenderemo la democrazia", ha scritto Anez in un post su X.

Il Paraguay "condanna le mobilitazioni irregolari dell'esercito boliviano denunciate dal presidente Luis Arce", si legge in un messaggio pubblicato su X del presidente del Paraguay, Santiago Pena. "Facciamo un forte appello al rispetto della democrazia e dello stato di diritto", ha aggiunto.

Ferma condanna è arrivata anche dal presidente del Cile, Gabriel Boric, che ha espresso sostegno "alla democrazia nel nostro paese fratello e al governo legittimo di Luis Arce". "Dal Cile esprimo la mia preoccupazione per la situazione in Bolivia", ha detto Boric, che ha dichiarato di condannare "fortemente" "l'inaccettabile azione di forza di un settore dell'esercito di quel paese". E ha aggiunto: "Non possiamo tollerare alcuna violazione dell'ordine costituzionale legittimo in Bolivia o altrove".

Il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa), Luis Almagro, su X ha scritto che l'esercito della Bolivia deve "sottomettersi al potere civile legittimamente eletto", condannando "nella maniera più energica possibile" la mobilitazione delle forze armate nel Paese.

Anche "l'Unione Europea condanna qualsiasi tentativo di sconvolgere l'ordine costituzionale in Bolivia e di rovesciare i governi democraticamente eletti, ed esprime la propria solidarietà al governo e al popolo boliviano", ha scritto su X l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell.

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