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Colombia, bimba di 10 anni uccisa da un protozoo mangiacervello

La piccola era in vacanza con la madre quando ha contratto un pericoloso parassita “mangiacervello” che si nasconde nelle piscine, nelle vasche idromassaggio e persino nei laghi.
A cura di Davide Falcioni
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Stefanía V.G.,  una bambina di soli 10 anni, è deceduta a causa di una strana infezione contratta dopo aver trascorso un periodo di vacanza a Santa Marta, in Colombia. Tatiana González, madre della bimba, ha riferito ai media del Paese sudamericano che la figlia ha contratto un pericoloso parassita "mangiacervello" che si nasconde nelle piscine, nelle vasche idromassaggio e persino nei laghi.

Era il 18 giugno quando madre e figlia sono arrivate a Santa Marta per trascorrere un periodo di vacanza: due giorni dopo Stefanía ha iniziato ad avvertire i primi problemi di salute lamentando un intenso dolore all’orecchio, vomito e febbre. In un primo momento l’episodio è stato trattato dai medici come un’otite, senza ipotizzare problemi più seri.

Alcune settimane dopo la situazione è precipitata. Il 4 luglio, infatti, la bambina si è svegliata ed ha iniziato a lamentare grande fastidio davanti alla luce solare, poi ha chiesto stranamente di poter fare una doccia. Nel bagno, Stefanía ha iniziato ad avere convulsioni ed è stata portata in un centro sanitario dove è rimasta sotto stretto controllo medico. Il 26 luglio alla ragazzina è stata diagnosticata la morte cerebrale e il 28 dello stesso mese il suo cuore ha cessato definitivamente di battere.

Stefanía uccisa dal protozoo ameboflagellato

Lo strano caso di Stefanía V.G. ha interessato anche l’Istituto Superiore di Sanità colombiano. Il neuroscienziato William Contreras, che ha preso parte alla ricerca sulle cause della morte della piccola, ha spiegato in un’intervista a un quotidiano del Paese che il decesso è stato causato da un protozoo ameboflagellato, appartenente al phylum Percolozoa. La trasmissione di questo micro-organismo avviene attraverso la cavità nasale, attraverso l’inalazione di polveri o l’aspirazione di acqua o aerosol contaminati da trofozoiti o cisti, che attraversano la mucosa nasale e viaggiano attraverso il nervo olfattivo fino al cervello, dove distruggono gli eritrociti e le cellule nervose.

L’esperto ha spiegato che “si tratta di un parassita che, a causa delle alte temperature e dell’acqua stagnante, può vivere in ambienti come piscine o vasche idromassaggio e si nutre del cervello. I sintomi iniziano con lieve febbre e malessere generale e talvolta rinite, ma ben presto il quadro clinico peggiora". In Colombia non esiste una cura che combatta l’infezione e una volta che il parassita entra nella persona, la vittima ha una probabilità del 95% di morire.

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