Code e panico nei supermercati in Cina: ecco cosa c’entrano le chiusure dovute al Covid-19
Una comunicazione di Pechino ha gettato la Cina nel terrore con conseguente assalto ai negozi. Alla base di questa storia c'è una nota inviata dal Governo nazionale alle autorità locali. Da sempre il Paese si basa su importanti politiche di gestione delle risorse alimentari e idriche: la popolazione è in continuo aumento e deve confrontarsi con siccità, inondazioni e carestie che rendono difficile distribuire equamente il cibo a tutti i cittadini. La raccomandazione delle autorità nazionali era quella di preservare le scorte di cibo, segnalando numeri importanti collegati ai generi alimentari ancora nei magazzini dei supermercati. Ai governi locali si raccomanda di incentivare la popolazione a "fare scorta di materie prime per le necessità quotidiane".
I residenti hanno quindi temuto un nuovo sconvolgimento simile alla pandemia di Covid-19 che ha investito prima la Cina e poi il mondo nel 2020. "Non siamo stati avvertiti quando le attività commerciali hanno abbassato le serrande – scrive un utente di Weibo, social cinese simile a Twitter -.Neppure allora ci è stato detto di fare scorta di viveri". Le preoccupazioni dei civili sono quindi aumentate fino a generare un vero e proprio assalto ai negozi. Alcuni video caricati su Wibo mostrano lunghe file di clienti in attesa di entrare nei negozi di alimentari. Gli scaffali sono ormai vuoti e anche le scorte dei magazzini sono ormai state decimate. I cinesi temono anche un aumento dei prezzi generale, che però per il momento non si è verificato. Il governo nazionale, anzi, raccomanda alle singole autorità locali di mantenere le fasce di spesa più o meno stabili nei prossimi mesi per permettere agli acquirenti di portare a casa grandi scorte di viveri.
L'ipotesi di crescenti tensioni tra Pechino e Taiwan
Secondo gli utenti online, la Cina potrebbe voler preparare un'offensiva contro Taipei. Taiwan infatti è sempre stata considerata dal Paese una "parte imprescindibile" del suo territorio. L'isola autonoma, però, manifesta da sempre il desiderio di distaccarsi dalla gestione nazionale cinese. Nessuna voce online è stata confermata. Altre motivazioni che potrebbero essere alla base del panico, riguardano la crisi energetica del 2021 che ha portato diverse fabbriche a sospendere parte della produzione e innescato un blackout generalizzato nelle case. Questi problemi diffusi in Cina non sono mai stati preannunciati dal governo. A cercare di disinnescare i timori dei civili, i media di Stato che però non sono riusciti ad annullare le paure degli utenti online che temono conflitti armati e le chiusure dovute al Covid.
La politica di tolleranza zero sul virus porta il governo a chiudere intere aree anche per un solo caso positivo. I civili temono (e maltollerano) questo tipo di provvedimenti per l'impossibilità di procurarsi nell'immediato tutto ciò che serve con la compromissione degli orari di apertura di supermercati e negozi. Questo genere di chiusure potrebbe portare anche all'aumento del costo del cibo dovuto alle difficoltà di transito tra le diverse regioni.