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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Cisgiordania, attivista americana uccisa dall’esercito israeliano durante una manifestazione

Una attivista americana di 26 anni è stata uccisa con un colpo alla testa dall’esercito israeliano nel villaggio di Beita. Aysenur Ezgi Eygi faceva parte della campagna di attivisti internazionali a protezione della popolazione civile nei villaggi palestinesi.
A cura di Antonio Musella
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È stata uccisa con un colpo in testa Aysenur Ezgi Eygi, attivista americana di origini turche, che stava manifestando contro le aggressioni dei coloni nel villaggio di Beita vicino alla città di Nablus, nei territori palestinesi in Cisgiordania. L'attivista, di appena 26 anni, stava partecipando alla manifestazione settimanale promossa dalla campagna "Faaza", una rete di attivisti internazionali, che ogni venerdì dopo la preghiera, si riuniscono a Beita per manifestare insieme.

Sparati due colpi, uno ha centrato l'attivista americana

Non ci sono versioni ufficiali da parte dell'IDF (le forze armate israeliane) sui loro canali ufficiali, ma le autorità militari hanno annunciato che indagheranno sull'accaduto. La ragazza subito dopo essere stata colpita alla testa è stata trasportata all'ospedale di Rafidia dove è poi deceduta a causa delle ferite riportate. A confermare la morte il dottor Fouad Nafaa, direttore dell'ospedale di Rafidia: "Un'attivista della solidarietà internazionale è arrivata in ospedale con una ferita di arma da fuoco alla testa, ne abbiamo annunciato la morte alle 14:30".

Secondo fonti palestinesi, durante la manifestazione nel villaggio, sarebbero partiti due colpi di mitra dal lato dei soldati israeliani, uno ha colpito un palo di ferro e l'altro è centrato alla testa l'attivista americana. Le tensioni in Cisgiordania aumentano di giorno in giorno dopo l'offensiva dell'esercito israeliano a Jenin e Nablus. Nelle ultime settimane sono aumentate le violenze dei coloni israeliani nei confronti della popolazione civile nei villaggi palestinesi, che hanno portato anche a diversi morti, come nel caso dell'assalto al villaggio di Whadi Rahal vicino a Betlemme. Proprio gli attivisti internazionali svolgono in queste zone un ruolo di interposizione a difesa della popolazione civile palestinese.

"Assassinata a sangue freddo"

Aysenur era arrivata in Palestina tramite ISM (International Solidariety Movement) che è tra le tantissime organizzazioni promotrici di "Faaza", la campagna internazionale di interposizione a difesa della popolazione civile. Nelle ultime settimane le organizzazioni internazionali aderenti a "Faaza" hanno lanciato un appello agli attivisti occidentali per essere presenti nei territori palestinesi durante il periodo della raccolta delle olive, nel prossimo mese di ottobre, per consentire agli agricoltori di svolgere il proprio lavoro proteggendoli dagli attacchi e dalle vessazioni dei coloni israeliani.

Tra gli aderenti alla campagna "Faaza" in Italia anche Assopace Palestina, Mediterranea Saving Humans e Un Ponte per, Pax Christi e Operazione Colomba. "È stato un assassinio a sangue freddo – spiega a Fanpage.it Luisa Morgantini di Assopace Palestina – questa manifestazione in cui è morta Aysenur si tiene tutte le settimane. I militari hanno sparato due colpi ed uno l'ha colpita alla testa. È un dolore immenso, si tratta di una giovane ragazza piena di vita, che aveva deciso di andare a proteggere la popolazione civile in Palestina".

Tra luglio ed agosto le aggressioni agli attivisti internazionali si sono moltiplicate. "Siamo consapevoli che sparano agli attivisti internazionali – prosegue Morgantini – prima riuscivamo a controllare che non si degenerasse ma ora la situazione è terribile. Noi siamo consapevoli del pericolo, ma siamo anche consapevoli che la nostra presenza lì è un deterrente per le aggressioni dei coloni e per quelle dell'esercito israeliano. Ogni anno abbiamo sempre organizzato delle delegazioni nel periodo della raccolta delle olive, ad ottobre, quest'anno ci saremo come sempre e sarà ancora più importante. L'assassinio di Aysenur deve rendere la nostra presenza lì ancora più importante. Proteggiamo la popolazione civile facendolo in maniera pacifica, con i nostri corpi, in pratica facciamo quello che dovrebbero fare le Nazioni Unite e non fanno, mentre i governi europei e gli Stati Uniti continuano a vendere armi ad Israele".

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