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Cinque motivi per essere contenti di Trump

E se Donald Trump presidente degli Stati Uniti non fosse una tragedia? Cinque “pensieri positivi” per combattere la depressione post elezioni americane.
A cura di Giorgio Scura
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E se non tutto il Trump fosse arrivato per nuocere? Partendo dal presupposto che ormai è stato eletto, quindi “deal with it” o come dicono a Roma, "stacce", possiamo vedere un filo di luce in tutta questa storia? Proviamoci, esercitarsi a vedere il bicchiere mezzo pieno, o almeno un quarto, male non può fare. A seguire qualche motivo per non essere dispiaciuti della vittoria del primo presidente arancione.

Avremo una stampa cazzutaL’editoriale di ieri del Post suona come un’ammissione di colpa. Ma quando 300 media supportano il cavallo perdente (Hillary) è evidente che la stampa, i media, le tv, ormai, non spostano più l'ago della bilancia. Giornalisti e opinionisti, di colpo, si sono ritrovati in massa all’opposizione. Davanti, il loro nemico giurato. Se è davvero tornata la stampa, bellezza, ne vedremo delle belle.

Sapremo tutto sull’11 settembre – I complottari, delusi forse da un’elezione presidenziale senza brogli e senza ombre, possono gioire. Una delle promesse di super Donald è stata quella, una volta eletto, di aprire i cassetti segreti dell’Fbi e scoprire finalmente una volta per tutte se ci è stata detta la verità. Voi non lo volete vedere un presidente “complottista”?

Abbiamo visto il sistema perdere – Abbiamo detto della stampa, ma se confrontate la lista degli endorsement (chi ha appoggiato) raccolti dalla Clinton con quella di Trump, vi accorgerete che in pratica quasi la totalità della società civile americana, compresi poteri forti, banchieri, multinazionali, celebrities, intellettuali etc, insomma "il sistema" ha perso. Certo, probabilmente i ragazzi di #occupywallstreet avrebbero preferito qualcuno di meno grottesco come eroe, ma dicevamo che stavamo cercando il bicchiere mezzo pieno, quindi bisogna accontentarsi.

Ciao ciao partiti – Qualora non fossero bastate le esperienze Tsipras, M5s, Podemos e Brexit ai partiti per capire che qualcosa di veramente grosso è cambiato, ecco l’ennesima sveglia. Perché se i democratici, Obama in testa, dovrebbero immergersi in un lungo mea culpa, i repubblicani, che hanno provato in tutti i modi ad azzoppare il loro cavallo vincente, meglio non stanno. Ma ormai è tardi: la gente ora fa politica da sola. Senza i partiti.

Finalmente il "cambiamento". Che Trump sia un elemento di rottura come tanti chiedevano, non c’è dubbio. In meglio o in peggio, possiamo solo immaginarlo. Via di qualche timido paragone con Ronald Reagan, che lascia il tempo che trova, nessuno sa cosa c’è dentro il “pacco” Trump. Sicuramente niente che gli americani abbiano visto prima. Probabilmente meno catastrofi di quante se ne aspettino. Quanto a noi, dopo 20 anni di Silvio, siamo un po’ difficili da impressionare. O da spaventare. Ma consigli no, non chiedetecene.

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