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Cina, la truffa del “peng ci’er”: pedoni simulano incidenti stradali per il risarcimento

In Cina lo chiamano “peng ci’er”, un raggiro messo a segno contro ignari automobilisti dove il truffatore va a scontrarsi deliberatamente contro il veicolo per poi chiedere del denaro come risarcimento. E per evitare noie con le autorità o con le finte vittime, i conducenti preferiscono pagare o addirittura non fermarsi a prestare soccorso nei casi di veri incidenti stradali.
A cura di Mirko Bellis
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Un truffatore simulando di essere stato investito da un'auto
Un truffatore simulando di essere stato investito da un'auto

Un pedone vede avvicinarsi un’auto a velocità moderata e ci si lancia contro per essere investito. Non è un tentativo di suicidio; si tratta in realtà di una truffa non così insolita nelle strade di diverse città cinesi. Si chiama peng ci'er (letteralmente “urtare la porcellana”), un raggiro che risale all'epoca della dinastia Qing (al potere fino al 1912). In passato, il truffatore, di solito un negoziante disonesto oppure un finto benestante, collocava imitazioni di porcellane pregiate in un luogo dove potessero essere facilmente urtate da un ignaro cliente per poi chiedere al malcapitato il risarcimento per l’oggetto rotto.

Nella Cina moderna, invece, l’inganno prende di mira i veicoli di grossa cilindrata che circolano nelle sempre più trafficate strade del Gigante asiatico. I truffatori, dopo aver individuato un’auto, gli si buttano letteralmente addosso per poi cercare di ottenere un compenso per le ferite, in molti casi inesistenti, prodotte dal finto incidente. L’imbroglio, però, difficilmente va a buon fine: in molte automobili cinesi, infatti, i conducenti hanno installato nei cruscotti delle mini telecamere che riprendono le gesta di questi veri e propri stuntman del raggiro.

Alcuni dei video che ritraggono uomini e donne, in alcuni casi anche anziani, che si scontrano contro i veicoli sono diventati virali nei social network cinesi. In rete si possono trovare tentativi di truffa al limite del surreale, come quello messo in atto nella città di Nanning, nella Cina meridionale. Nel filmato si vede un uomo disteso a terra scagliarsi ripetutamente contro un autobus fermo. Dopo diversi tentativi di finire sotto il paraurti del mezzo, l’intervento della polizia pone fine alla ridicola situazione tra gli sguardi e le risate di decine di spettatori.

Non è andata certo meglio ad una donna che, vestita in abiti eleganti e con vistosi tacchi rossi, cerca di farsi investire da un Suv. Dopo essersi sdraiata a terra, vedendo come l’auto non l’abbia nemmeno sfiorata, inveisce contro il conducente. Anche per lei, la tentata truffa finisce con la polizia che l’ha trascina via di peso.

Altri finti incidenti, invece, finiscono con una piccola somma elargita dagli automobilisti per mettere fine alla situazione incresciosa. Nella provincia di Hunan, una donna dopo essersi lanciata contro il parabrezza di un’auto è riuscita a farsi dare 20 yuan (circa 2,5 euro) di “risarcimento”. In alcuni casi, però, la pratica del peng ci'er ha causato il ferimento grave o addirittura la morte dei truffatori.

Non esistono statistiche esatte per capire la portata del fenomeno. Fino a poco tempo fa, in Cina questi reati non venivano praticamente puniti. La situazione, comunque, sta iniziando a cambiare: a gennaio di quest’anno un tribunale di Shenyang, nella provincia nordorientale di Liaoning, ha condannato due uomini a 11 mesi di carcere e una multa di 3.000 dollari ciascuno per aver inscenato un incidente contro un piccolo veicolo a tre ruote utilizzato di solito dalle persone disabili.  Gli autori della truffa hanno confessato che con questo metodo in dieci giorni erano riusciti a racimolare circa 1.500 dollari. Ren Fan, il giudice che ha emesso la sentenza contro i due uomini, ha consigliato alcune precauzioni per evitare di cadere nel raggiro. “Rispettare le regole di circolazione – ha affermato il magistrato – poiché qualsiasi violazione può essere sfruttata dai truffatori. Non farsi prendere dal panico e, soprattutto, evitare di comprare il silenzio della finta vittima”. Nel caso in cui il denaro venga comunque pagato, insistere almeno per ottenere una ricevuta con le generalità del passante investito per poi sporgere denuncia alla polizia.

Se di fronte ai video che ritraggono i maldestri imbroglioni molti cinesi reagiscono con un certa dose di umorismo, per alcuni, invece, si tratta di un sintomo evidente della povertà e della disperazione di tanti loro connazionali, soprattutto anziani, costretti ad inventarsi un finto incidente per ottenere pochi spiccioli.  Secondo altri, infine, l’auge della truffa del peng ci'er potrebbe essere la causa delle omissioni di soccorso. Per evitare grane e complicazioni con le autorità, molti automobilisti cinesi preferirebbe non fermarsi ad aiutare le vittime di un incidente stradale. Il caso più drammatico si è verificato alcuni anni fa a Guangzhou, nella provincia meridionale di Guangdong. Una bambina di due anni, dopo essere stata investita da un furgoncino, è rimasta a terra senza che nessuno dei numerosi passanti le prestasse aiuto. Quando la piccola è stata trasportata all'ospedale ormai non c’era più niente da fare per salvarle la vita.

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