Cina, giustiziato il giovane “omicida per amore”: migliaia di persone chiedevano clemenza

“La corte d’Appello di Shijazhuang ha eseguito la pena di morte per l’omicida Jia Jinglong. Prima dell’esecuzione, la Corte gli ha permesso di incontrarsi con i suoi familiari, secondo quanto previsto della legge”: così, in poche righe, l’agenzia Xinhua ha dato notizia della morte del giovane di trenta anni che in Cina aveva ucciso il capo del suo villaggio. Un omicidio avvenuto nel febbraio del 2015 in seguito alla demolizione della casa in cui il giovane avrebbe voluto vivere insieme alla donna che avrebbe dovuto sposare dopo qualche giorno. La distruzione della sua casa lo aveva distrutto: la fidanzata lo aveva lasciato e lui aveva perso il lavoro. Il giovane – che aveva tentato di opporsi al capovillaggio – aveva anche denunciato di essere stato vittima di soprusi, minacce, pestaggi e alla fine aveva reagito comprando tre pistole sparachiodi e uccidendo l’uomo che pensava gli avesse distrutto la vita. Poi, dopo quel delitto, ha confessato ed è stato condannato a morte.

Il dibattito sul caso dell'uomo che "aveva ucciso per amore" – Il caso di Jia Jinglong ha aperto un insolito dibattito sulla pena di morte in Cina. Il ragazzo che aveva ucciso “per amore” era diventato il simbolo delle ingiustizie subite spesso in Cina dai cittadini a opera della burocrazia. Perché gli fosse risparmiata la vita si erano mobilitate migliaia di persone. Anche la stampa governativa aveva mostrato comprensione nei suoi confronti. Ma tutto ciò non è stato sufficiente per salvargli la vita.