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Cina e prostituzione: aumentano le lavoratrici del sesso sempre più vittime

La prostituzione dilaga nella Cina contemporanea. Le lavoratrici del sesso, arrivate alla professione spesso per necessità più che per libera scelta, denunciano continui soprusi da parte della polizia. Human Right Watch ha pubblicato un rapporto che punta il dito contro il silenzio delle autorità del paese.
A cura di Laura Murino
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Il rapido sviluppo economico avvenuto in Cina negli ultimi decenni è stato accompagnato da una crescita rilevante delle ingiustizie sociali e dal crescente numero di donne impiegate nell'industria del sesso. A denunciarlo è stato il report "Swept Away" Abuses against Sex Workers in China di Human Rights Watch. La stima sarebbe pesantissima. Secondo le Nazioni Unite 4 milioni di donne su 6 milioni sarebbero impiegate nel lavoro sessuale. La prostituzione in Cina è illegale, insieme alla pornografia e a quanto gira attorno al mercato del sesso, ed è severamente punita dalla legge. Il rapporto di Human Rights Watch denuncia, tuttavia, il perpetrarsi di violenze da parte della polizia sulle prostitute. Le lavoratrici del sesso intervistate per la ricerca raccontano di come i poliziotti “le infliggano multe arbitrarie, conservino i preservativi da usare come prova contro di loro, di essere state detenute dopo il sesso con un poliziotto in borghese, e che non hanno quasi speranza di vincere i ricorsi per la violazione dei diritti da parte del cliente, i capi, o gli agenti di stato”. Inoltre, le prostitute sono vittime di abusi e di violenze anche da parte dei dipendenti della sanità pubblica. Le donne descrivono di come i sanitari violino i loro diritti alla salute e alla privacy. Le donne intervistate hanno parlano di come presso i centri sanitari vengano sottoposte forzatamente a test dell’HIV/AIDS, di come i risultati talvolta non vengano comunicati alle pazienti stesse senza che queste abbiano la possibilità di ricorrere a cure adeguate o ancora come gli esami vengano trasmessi a figure terze, violando così la privacy di queste persone.

Ufficialmente in Cina la prostituzione è considerata il “sesto male”, insieme al gioco d’azzardo, alla superstizione, al traffico di droga, alla pornografia e al traffico di donne e bambini, della società. Perciò il governo cinese tenta di combatterlo come se fosse un “fenomeno sociale orribile” che contrasta “la civilizzazione dello spirito socialista”. Tuttavia l’estensione del fenomeno ha portato la ong ha dichiarare che il Governo cinese non interviene ancora con abbastanza rigore. Ciò che spinge soprattutto le donne alla prostituzione è l’ineguaglianza di genere che ancora esiste in Cina, soprattutto nella Cina rurale; le loro condizioni economiche restrittive spingono le donne a trovare una via di fuga dall'estrema povertà attraverso un lavoro che possono fare ovunque e senza un titolo di studio. Infatti, soprattutto nelle zone rurali dove l'11,3% della popolazione vive con meno di 1$ al giorno, studiosi e ricercatori cinesi hanno sottolineato come stia avvenendo una "femminilizzazione" della povertà. Nelle zone più povere del paese le donne hanno il doppio delle possibilità rispetto agli uomini di essere analfabete. Solo una persona su tre tra coloro che hanno ricevuto un'educazione superiore sono donne. Nel 2000 hanno stimato che ben 6.42 milioni di donne sotto i sei anni non sono mai andate a scuola.

[Per scaricare il rapporto cliccare qui]

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