Cile, scontri alla vigilia del 50esimo anniversario del golpe. Boric: “Non ci lasciamo intimidire”
Migliaia di cileni hanno marciato domenica 10 settembre nella capitale Santiago per ricordare i detenuti scomparsi e giustiziati dalla dittatura di Augusto Pinochet, alla vigilia del 50° anniversario del colpo di stato del 1973 che inaugurò il regime militare. Una data che, in Cile, continua a generare reazioni contrastanti: alcuni uomini incappucciati e vestiti di nero hanno lanciato razzi e oggetti intorno al palazzo presidenziale de La Moneda, dove si è tenuta la manifestazione, abbattuto le recinzioni di sicurezza e rotto finestre dell'edificio. La polizia in tenuta antisommossa è intervenuta con getti d'acqua per fermare la violenza dei manifestanti.
Il presidente Gabriel Boric ha lasciato la marcia prima che iniziassero gli incidenti segnalati dalla polizia. Gli uomini incappucciati di nero hanno cercato di interrompere la marcia di commemorazione: portavano striscioni con i volti dei desaparecidos, le persone arrestate per motivi politici dalla polizia del regime di Augusto Pinochet, dittatore nel Paese dal 1973 al 1990.
Il bilancio delle proteste: tre arresti e tre feriti
"Ho partecipato con orgoglio alla marcia perché sono convinto che è grazie alla instancabile lotta per la verità e la giustizia che oggi siamo qui", ha dichiarato Boric su Twitter. "Questo è il significato profondo del Piano nazionale di ricerca degli scomparsi: l'intolleranza e la violenza non dovrebbero avere spazio in una democrazia e coloro che sono stati coinvolti in questi atti di violenza devono affrontare la legge e lo Stato di diritto".
Il riferimento è al programma di identificazione dei desaparecidos, fenomeno che coinvolse circa 40.000 vittime, di cui 2000 morti accertati e 38.000 scomparsi. Fino ad oggi, ne sono state trovate solo 307.
"Piccoli gruppi hanno cercato di interrompere la manifestazione" continua il presidente cileno. "Queste persone dovranno affrontare la giustizia: hanno causato disordini sulla strada e violato alcune tombe nel cimitero generale, luogo di tributo alle vittime, tra cui quella dell'ex senatore Jaime Guzmán". Secondo il sottosegretario agli Interni Manuel Monsalve, almeno tre persone sono state arrestate e tre poliziotti sono rimasti feriti.
La targa per ricordare Allende a Morandé 80
Monsalve ha detto che gli atti di violenza "violano la memoria e mancano di rispetto al Paese e a coloro che vogliono commemorare il 50° anniversario del colpo di Stato come uno spazio di riflessione, di rafforzamento della democrazia, di impegno fermo e determinato per i diritti umani". Il sottosegretario agli interni ha lamentato i danni al palazzo presidenziale de La Moneda, ricordando che "è un monumento nazionale di carattere storico". Anche la metropolitana di Santiago ha chiuso due linee a seguito degli incidenti.
Prima delle violenze, la marcia per ricordare le vittime e i desaparecidos è stata carica di simbolismo: Boric ha reso omaggio alla figura di Salvator Allende, il presidente destituito dal golpe del 1973, mostrando le sue scarpe all'ingresso di Morandé 80, la strada che il leader socialista usava per entrare a La Moneda e che fu chiusa durante la dittatura. "Oggi ricordiamo l'appello a mantenere la nostra democrazia sempre viva" ha dichiarato Boric, inaugurando una targa commemorativa sul luogo. Alla marcia ha partecipato la nipote di Salvador Allende, Marcia Tembutti.
"I manifestanti non ci intimoriscono"
"Il colpo di Stato cileno del 1973 fu una rottura istituzionale che spezzò i legami della convivenza e segnò generazioni di uomini e donne, ma ispirò anche molti a lottare per la giustizia e la libertà. Oggi rendiamo omaggio alle vittime di quel periodo buio e a tutti coloro che hanno lavorato instancabilmente per sanare le ferite e costruire una società più inclusiva e giusta", ha dichiarato in una nota António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite.
La marcia viene indetta ogni anno dalle organizzazioni dei parenti degli scomparsi e dei giustiziati e da altre associazioni per i diritti umani per ricordare le vittime e i desaparecidos della dittatura di Pinochet. Boric ha sottolineato che "il Piano nazionale di ricerca cercherà di ricostruire le tracce di ciò che è accaduto alle migliaia di persone scomparse di cui non si hanno ancora tracce. La ricerca degli scomparsi riflette la necessità di continuare a rafforzare la memoria storica come mezzo per unire la società, affrontare i compiti in sospeso e i problemi comuni in vista del futuro: i manifestanti non ci intimidiscono e non ci intimoriscono, siamo molti di più a volere e ad andare avanti per le trasformazioni sociali nella pace e nel dialogo".
Le accuse dell'opposizione
Il tradizionale pellegrinaggio per ricordare le vittime della dittatura non passava per Morandé 80 dal 2005, l'anno in cui una bomba molotov fu lanciata alla Moneda. "La riflessione che abbiamo fatto è che non negheremo ai parenti delle vittime e dei detenuti scomparsi qualcosa di così simbolico come passare per i luoghi in cui i loro cari sono stati visti per l'ultima volta per colpa di questi gruppi, che sono una minoranza" ha detto Boric, interrogato sulle motivazioni del ritorno della marcia a Morandé 80.
Il presidente cileno si difende anche dalle accuse di parte dell'opposizione sulla scarsa gestione delle commemorazioni per l'anniversario del golpe. "Purtroppo il ricordo dell'11 settembre ha da tempo aspetti di violenza di strada: il punto, però, è che ci sono personalità di destra che cercano di attribuirmi personalmente la responsabilità di questi eventi che sono accaduti storicamente in diverse commemorazioni", ha affermato Boric.
"Nell'ambiente politico sento che siamo regrediti rispetto a dove eravamo dieci anni fa: se un tempo c'era una chiara condanna del colpo di Stato, oggi ci sono alcuni parlamentari di destra che dicono che senza Allende non c'è Pinochet. Questa frase è molto preoccupante, perché significa che se le condizioni si ripetessero, ci sarebbe un altro Pinochet? Se ci fossero le differenze strutturali che c'erano all'epoca e le istituzioni si sgretolassero, l'alternativa sarebbe un Pinochet? La nostra risposta è no, la democrazia ha sempre altre strade", ha concluso il presidente. Dopo la fine delle violenze e l'intervento delle autorità, migliaia di donne si sono riunite intorno alla Moneda vestite di nero per una veglia a lume di candela.