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Cile: pugno di ferro contro le proteste degli studenti, il governo minaccia la revoca delle borse di studio (VIDEO)

Doveva essere una giornata decisiva giovedì 29 settembre: gli studenti hanno incontrato il ministro dell’istruzione del governo di Sebastián Piñera, dal quale sono arrivate ben poche aperture. Nel frattempo, Santiago del Cile è stata invasa da una nuova protesta di 100.000 studenti cileni.
A cura di Simona Saviano
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Gli studenti cileni negoziano con il governo

Durante la giornata di colloqui con il governo di Sebastián Piñera, una manifestazione di 100.000 studenti ha invaso Santiago del Cile

Uno studente cileno durante le manifestazioni a Santiago del Cile

Le proteste degli studenti in Cile sono iniziate nello scorso maggio contro i tagli previsti per l'educazione. Nate inizialmente come manifestazioni studentesche con l'obiettivo di chiedere al governo una riforma radicale del sistema educativo nel paese, le proteste sono diventate dal mese di agosto in poi dei veri e propri scontri con la polizia. L'ultima notizia risale a giovedì 29 settembre, giornata in cui si sono svolti alcuni colloqui tra il governo e i rappresentati degli studenti, durante i quali il governo di Sebastián Piñera ha fatto capire che se le manifestazioni studentesche non termineranno, i ragazzi potrebbero perdere le borse di studio o il proprio "posto" negli istituti in cui sono iscritti.

Secondo la rappresentante degli studenti Camilla Vallejo i negoziati con il governo cileno sono stati del tutto deludenti, visto che i governanti non solo restano fermi sulle proprie posizioni, ma, tramite le dichiarazioni del Ministro dell'Istruzione cileno hanno mostrato il pugno duro con gli studenti rivoltosi: infatti coloro i quali non tornino nei prossimi giorni sui banchi di scuola rischiano di perdere le proprie borse di studio o potrebbero essere espulsi dagli istituti che frequentano.

La polizia cilena lancia gas lacrimogeno e cannoni ad acqua in direzione degli studenti che manifestano

La giornata era stata segnata da una nuova manifestazione (la trentaseiesima dall'inizio del movimento a maggio), con più di 100.000 studenti medi scesi in piazza. La marcia, inizialmente pacifica, nel corso delle ore si è trasformata in vero e proprio scontro con la polizia: i manifestanti hanno iniziato a lanciare pietre, in una sorta di Intifada cilena, e la polizia ha risposto con il lancio di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.

Una lunga protesta studentesca

Le proteste degli studenti durano da diversi mesi, ma il mese di agosto è stato cruciale; solo per la giornata del 4 agosto si contavano 500 ragazzi arrestati e 14 poliziotti feriti durante gli scontri. Durante un'altra manifestazione studentesca verso la fine del mese si sono contati 450 arresti e 50 feriti. Di grave impatto è stata l'uccisione di un sedicenne in seguito ad un colpo di pistola da parte di un poliziotto il 26 agosto.

La protesta studentesca ha acquisito un carattere nuovo dagli inizi di settembre, con toni del tutto pacifici come dimostrato dall'iniziativa del bacio collettivo degli studenti fuori la Cattedrale di Santiago.

Quali saranno i risvolti di questa protesta non possiamo prevederlo, ma secondo alcuni, ci sono stati dei passi in avanti da luglio ad oggi; lo dimostrerebbero i cambi di ministri all'interno del governo presieduto da Piñera. Le dimissioni più clamorose sono state quelle di Joaquín Lavín, ex ministro dell'educazione e principale bersaglio delle proteste degli studenti cileni. L'ex ministro è stato sostituito da Felipe Bulnes (ex ministro della Giustizia), ma nella sostanza dei fatti non sembra maggiormente disposto al dialogo nell'ambito delle riforme strutturali richieste dagli studenti rispetto al suo predecessore.

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