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Guerra in Ucraina

“Ci stiamo suicidando in Ucraina“: la sentenza dell’analista militare russo dopo sei mesi di guerra

“Il fattore più critico sono le perdite delle forze di terra, impossibili da rimpiazzare”. L’esercito russo “non avrà più l’iniziativa”. E tenderà a “criminalizzarsi”. Il rimedio? “La fine dell’invasione e del regime di Putin secondo l’esperto di strategie militari russo.
A cura di Riccardo Amati
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Vladimir Putin (Adam Berry/Getty Images)
Vladimir Putin (Adam Berry/Getty Images)
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L’esercito di Vladimir Putin “non potrà ricostituire i ranghi dopo le perdite subite”, e presto “non avrà più capacità offensiva”. Mentre le scorte dei suoi missili cruise potrebbero esaurirsi entro la fine dell’anno. Secondo l’esperto delle forze armate di Mosca Pavel Luzin, la Russia in Ucraina sta uccidendo soprattutto sé stessa. Come potenza militare e come Stato. Per salvare il Paese, “sono necessari il ritiro dai territori occupati e un terremoto politico al Cremlino”. Fanpage.it ha raggiunto al telefono Luzin nella località fuori dalla Russia dove al momento si trova per ragioni di sicurezza.

Come stanno le vostre forze armate a sei mesi dall’invasione dell’Ucraina?

Il fattore più critico e con le maggiori implicazioni è l’entità massiccia delle perdite subite dalle forze di terra, abbinata all’incapacità della Russia di rimpiazzare morti e feriti. Si tratta di perdite terribili, mai subite né dall’Urss né poi dalla Federazione russa dopo la Seconda guerra mondiale.

Gli Usa hanno fanno una stima di 70-80mila tra militari caduti e messi fuori combattimento. Sono cifre realistiche?

Solo se si intende il totale, comprendendo anche i mercenari e il personale proveniente dalle aree occupate del Donbass. La mia stima, che rendo pubblica adesso, è che le perdite strettamente pertinenti all’esercito russo siano intorno ai 40mila effettivi, probabilmente un po’ di più.

Ma l’esercito, secondo dati di un paio d’anni fa, può contare su oltre 750mila soldati. Ne restano ancora tanti.

Di quei 750mila, molti appartengono a reparti non direttamente impiegabili in battaglia. I battaglioni addetti alle armi nucleari strategiche, per esempio, non vanno certo al fronte. E ci sono i vari reparti ausiliari con mansioni di logistica, comunicazioni o altro. Il personale effettivamente utilizzabile in battaglia non supera quota 168mila. Ed è incluso nei Btg, i gruppi tattici. Che all’inizio della guerra erano 168 e contavano ognuno tra gli 800 e i 1000 uomini.

Però all’inizio della guerra la Russia aveva in campo 190mila effettivi. Più di quel che lei dice.

Perché c’erano anche la Guardia nazionale, i volontari ceceni e i militi del Donbass. Gente che tecnicamente non fa parte dell’esercito russo.

Insomma, secondo lei non sarà possibile rimpiazzare le perdite tra i combattenti. Ma c’è appena stata una campagna di arruolamento, prima dell’estate.

Ed è fallita miseramente. Il fatto è che, a parte nelle regioni più povere del Paese dove la paga del soldato può ancora far gola, nessun giovane vuole andare sotto le armi oggi in Russia. A maggior ragione con una guerra in corso. Siamo nella situazione già vista negli anni ’90, prima e durante la prima guerra cecena. Allora era difficile reclutare personale militare, adesso ancor di più.

In autunno ci sarà un’altra chiamata alle armi, sempre su basi volontarie.

Con tutta probabilità anche la campagna di arruolamento del prossimo autunno sarà un fallimento.

Con quali conseguenze? 

Il numero totale degli effettivi scenderà intorno ai 600mila. Forse anche meno, visto che è difficile calcolare quanti decideranno di congedarsi, nel contempo.

Che significa, sul campo di battaglia?

Se la guerra continuerà, e credo proprio che continuerà, la Russia perderà la capacità di condurre ogni tipo di offensiva. Dovrà abbandonare l’iniziativa nei combattimenti.

Ma si possono arruolare mercenari, soldati di Paesi amici. Si sono addirittura presi i carcerati, promettendo loro una buono paga e uno sconto della pena.

E questo è deleterio. Se mancano gli arruolamenti di normali cittadini e la situazione continua a peggiorare, le forze armate russe in Ucraina diventeranno una sorta di esercito irregolare. Non potranno più agire come un sistema organizzato di combattimento.

In che senso?

È una situazione tipica degli Stati autoritari. Il potere militare tende a frammentarsi. Una situazione molto pericolosa, in guerra. Nel caso dell’esercito russo, i suoi tipici gruppi tattici non potrebbero più funzionare come un sistema bellico efficace. A causa della la riduzione degli effettivi regolari. Che non può essere colmata da mercenari o forze più o meno esterne cooptate nel conflitto. Ogni Btg verrebbe a mancare della necessaria difesa aerea, o di mezzi corazzati, o di unità di artiglieria e di ricognizione, Diventerebbe un’inutile accozzaglia.

Un esercito così, può combattere?

Certo, può sparare. Ma non sarebbe più un vero esercito. Non si deve sottostimare, poi, il fatto che quando le forze armate sono dispiegate in territori occupati senza una rotazione regolare, tendono a ”criminalizzarsi”.

Un problema degli eserciti di occupazione fin dalla notte dei tempi. 

Esattamente. E quando le le tue forze armate diventano gruppi criminali, significa che le stai perdendo. E che stai perdendo la guerra. Avrai singoli e gruppi di persone che hanno a disposizione armi, non forze armate vere e proprie.

Quindi?

Quindi lo stato autoritario russo perderebbe l’esercito come mezzo per la sua politica estera.

Ma la Russia avrebbe ancora il suo grande arsenale nucleare.

Anche questo però andrà a ridimensionarsi, nei prossimi dieci anni. Perché non avremo più la capacità di mantenerlo, a causa delle sanzioni e dell’embargo tecnologico che stiamo subendo.

Anche le forze nucleari potrebbero entrare in crisi?

Si possono sempre costruire nuovi missili, ma il propellente liquido o solido per farli volare non è prodotto direttamente in Russia. Per produrlo servono apparecchiature che da noi non esistono proprio. Sono per lo più in Occidente. E poi c’è la manutenzione. Impossible senza materiale tecnologico importato dall’Occidente. Non è più come ai tempi dell’Urss quando la tecnologia era meno avanzata e più replicabile. L’embargo totale in corso è come una condanna. Non succederà niente per qualche anno, poi però tutti i nodi verrano al pettine.

E com’è la situazione riguardo al munizionamento convenzionale? È comunque maggiore di quello ucraino.

I missili cruise stanno finendo. Ormai la Russia lancia i suoi Kalibr una volta ogni tanto, non più quotidianamente. E ne lancia pochi. Entro la fine del 2022 avremo esaurito gran parte del munizionamento. E anche l’assistenza alle batterie non potrà più essere garantita. Perché dopo circa tremila tiri i pezzi d’artiglieria vanno revisionati e riparati. Anche qui pesa l’embargo sulla tecnologia occidentale.

Perché non siete capaci di distruggere gli Himars, i missili di precisione a lungo raggio che stanno provocando gravi danni ai depositi di munizioni del vostro esercito?

Come puoi distruggerli se non sai dove sono? la Russia, al contrario dell’Ucraina che  può contare sull’assistenza occidentale, non ha un sistema di ricognizione satellitare efficiente. I satelliti utilizzati dagli ucraini individuano le forze d’invasione anche nel fitto di una foresta, e percorrono l’intero teatro bellico due volte al giorno. I nostri satelliti, ne abbiamo solo un paio in funzione, possono coprire lo stesso territorio solo una volta ogni due settimane.

Se la situazione è davvero così brutta come lei la presenta, un grande paese come la Russia potrà comunque far qualcosa per migliorarla.

Bisogna capire che abbiamo a che fare con il suicidio non solo dell’esercito ma anche della élite politica e dello stesso Stato russo. Perché per la Russia questa guerra è una sfida che va ben oltre la sfida militare. È una sfida politica, una sfida economica, una sfida sociale. Ed anche morale e culturale. L’attuale regime autoritario non può risolvere il problema.  Prima di tutto è necessario eliminare Putin e il cerchio magico che lo circonda. Fisicamente o tecnicamente, non importa. Secondo, la guerra deve finire e ci si deve ritirare da tutti territori dell’Ucraina occupati. Solo dopo questi primi due passi, la Russia potrà avere la capacità di “riparare” se stessa, dall’interno. Di ricostruire le sue istituzioni politiche, riformare l’economia e anche la difesa.

Diceva di “suicidio” dell’esercito e dello Stato russo. Abbiamo detto anche che la Russia ha un grande arsenale nucleare efficiente, almeno per adesso. Putin potrebbe esser tentato di usarlo? Suicidio e apocalisse a volte vanno d’accordo. “Muoia Sansone con tutti i Filistei”? 

Nei primi mesi di guerra pensavo che l’opzione fosse sul tavolo, nel caso in cui il Cremlino si trovasse messo all’angolo. Neanche adesso l’ipotesi è da escludere. Ma certamente si è fatta più remota. La risposta dell’Occidente all’invasione dell’ Ucraina si è rilevata solida, e Washington a messo bene in chiaro che l’utilizzo di  armi nucleari da parte di Mosca comporterebbe una risposta che costerebbe la pelle a Vladimir Putin. Questo vale anche per la situazione alla centrale atomica di Zaporizhzhia. Una mossa russa che provocasse fughe radioattive farebbe scattare l’articolo 5 del trattato Nato. Sarebbe la guerra mondiale. Putin ci penserà due volte, prima di usare direttamente o indirettamente il nucleare.

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