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Conflitto Israelo-Palestinese

Chi sono i tre ostaggi israeliani uccisi “per errore” a Gaza: tra loro il batterista Yotam Haim

Yotam Haim, Samer Talalka e Alon Shamriz sono i tre ostaggi israeliani uccisi “per errore” dall’esercito a Gaza. Avevano tutti meno di 30 anni ed erano stati catturati da Hamas il 7 ottobre scorso.
A cura di Ida Artiaco
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Si chiamavano Yotam Haim, Samer Talalka e Alon Shimriz, ed avevano tutti meno di 30 anni i tre ostaggi israeliani uccisi "per errore" nelle scorse ore dall'esercito durante i combattimenti a Shujaia, nel centro della Striscia di Gaza.

Stando alla versione fornita dall’esercito di Tel Aviv, i soldati israeliani hanno scambiato i prigionieri per sospetti terroristi e hanno sparato. Probabilmente, ha ipotizzato il portavoce Daniel Hagari, i tre si erano appena liberati e stavano provando a scappare oppure sono rimasti incustoditi durante i combattimenti in città. Il portavoce ha precisato che l’esercito si assume la piena responsabilità per quanto accaduto.

Addirittura, secondo una indagine preliminare dell'esercito israeliano i tre ostaggi avevano innalzato un bastone con un pezzo di stoffa bianca e secondo la stessa indagine, le truppe non "hanno seguito le regole d'ingaggio dell'esercito". Il che ha dato vita a molte polemiche e proteste che sono andate avanti tutta la notte.

Yotam Haim.
Yotam Haim.

Yotam Haim era stato rapito dal kibbutz di Kfar Aza durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Aveva 28 anni ed era il batterista di un gruppo heavy metal, i Persephore. Nell'ultimo messaggio inviato alla madre prima di essere sequestrato si poteva sentire il rumore degli spari dei militanti di Hamas. La famiglia ha scoperto che la casa di Yotam era stata data alle fiamme dai terroristi, ma non aveva trovato altre informazioni. Successivamente sono stati informati che era stato preso in ostaggio a Gaza.

Proprio all'inizio di questa settimana, la mamma di Yotam, Iris, aveva detto al canale israeliano Channel 12 che aveva fiducia che suo figlio sarebbe tornato a casa anche senza alzare la voce con il governo. "Alcune persone pensano che se non alzano la voce, nessuno riporterà indietro i loro figli. Dico loro: possiamo farlo pacificamente e attraverso un dialogo rispettoso. I ragazzi torneranno, non ho dubbi". Ma così non è stato.

Samer Fouad Talalka.
Samer Fouad Talalka.

Samer Fouad Talalka è stato rapito lo stesso giorno dal kibbutz di Nir Am. Aveva 22 anni e quando i miliziani di Hamas sono entrati nella comunità era al lavoro in una fattoria, dove spesso copriva i turni nel fine settimana, sin dalle prime ore del mattino, come ha confermato Wahid Ahoziil, un organizzatore locale della città di Rahat. "Il 7 ottobre hanno provato a contattarlo, ma non ha risposto. Era un bravo ragazzo, voleva guadagnarsi da vivere onestamente", ha aggiunto.

Alon Shamriz.
Alon Shimriz.

Il terzo ostaggio ucciso è Alon Shimriz, 26 anni, anche lui residente nel kibbutz di Kfar Aza e rapito il 7 ottobre. Era uno studente di ingegneria informatica ed aveva origini iraniane. "Siamo un kibbutz che desidera la pace. Non ho dubbi [che ci sia qualcuno con cui parlare dall’altra parte]. Non tutti sono Yahya Sinwar", aveva detto a Channel 12 nei giorni scorsi, prima di scoprire la morte del figlio, il papà di Alon, Avi.

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