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Guerra in Ucraina

Chi sono i separatisti ucraini e com’è la situazione a Donetsk e Luhansk

Che cose sono le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, i territori dell’Ucraina orientale che ieri Vladimir Putin ha dichiarato indipendenti.
A cura di Davide Falcioni
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"Il Donbass è parte integrante della storia e della cultura russa". È stato questo il focus del discorso tenuto ieri alla nazione da Vladimir Putin poco prima di riconoscere l'indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, i territori dell'Ucraina orientale che il leader russo "usa" in primis per arginare il progressivo allargamento della Nato in Europa orientale. La ricca regione carbonifera nel sud-est del Paese, dove vive una consistente comunità russofona, è per il Cremlino il cuscinetto ideale per sottrarre territorio a Kiev e contestualmente indebolirne le pretese di entrare nell'Alleanza Atlantica. Pur essendo rimasta sopita negli ultimi anni l'attenzione sul Donbass è nata dal conflitto del 2014, una guerra mai veramente cessata che ha causato almeno 14mila morti. I due territori sono contigui e si trovano a ridosso del confine fra Ucraina e Russia. La Repubblica di Donetsk ha anche uno sbocco sul mare di Azov. Messe insieme, le due repubbliche coprono un'area di quasi 17mila chilometri quadrati ed ospitano quasi 3,7 milioni di persone. Entrambi i territori fanno parte della regione mineraria ucraina del Donbass e le due repubbliche – ricchissime di giacimenti di carbone – sono sorte in seguito alle manifestazioni di militanti filorussi contro il nuovo governo filo occidentale, insediatosi all'inizio del 2014 in Ucraina dopo le proteste popolari del'Euromaidan a Kiev.

Sia la Repubblica Popolare di Donetsk che quella di Luhansk sono riconosciute a livello internazionale solo dalla Russia, e solo da iri sera. Entrambe, tuttavia, si erano proclamate autonome otto anni fa entrando gradualmente sempre più nell'orbita di Mosca, tanto che ad oggi sono centinaia di migliaia i cittadini con doppio passaporto russo e ucraino. Quello del Donbass con la Russia è un legame antico, rafforzato da una Chiesa ortodossa locale che si è staccata da quella ucraina per legarsi a Mosca. I collegamenti si sono rafforzati a causa dell'insofferenza della popolazione verso lo Stato centrale, dal momento che le condizioni generali di vita, dall'uscita dell'Ucraina dall'Urss, nel 1991, sono peggiorate sempre di più. Nel 2014, poi, è arrivata la svolta:  dopo la rivolta filo-Ue di Maidan e la cacciata del presidente Viktor Yanukovic, Mosca decise come reazione di annettere la Crimea, nel sud dell'Ucraina. Da quel momento ebbe inizio una mobilitazione anche del Donbass, con gruppi militari delle regioni di Luhansk e Donetsk che riuscirono in breve tempo a prendere il controllo diparte della regione, anche grazie all'appoggio di Mosca, fornitrice soprattutto di armi.

Vittoriosi sul campo di battaglia, i secessionisti dichiararono l'indipendenza dall'Ucraina proclamando la nascita della Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Luhansk e organizzando in seguito un referendum: la stragrande maggioranza della popolazione votò a favore dell'annessione alla Russia. Grazie soprattutto all'impegno di Francia e Germania – determinate a ristabilire maggior equilibrio nell'area – vennero ratificati gli accordi di Minsk,  sottoscritti sia dai filo-russi che da Kiev sotto il cappello delle potenze occidentali e della Russia. L'intesa prevedeva la fine delle ostilità e il ritorno del Donbass sotto il controllo dell'Ucraina, in cambio di una maggiore autonomia. Gli accordi – sottoscritti nella capitale bielorussa – non si sono mai rivelati risolutivi e il conflitto, a intensità variabile, è proseguito negli ultimi otto anni.

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