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Guerra in Ucraina

Chi potrebbe rovesciare Putin in Russia e fermare l’invasione dell’Ucraina

La sollevazione di popolo in Russia è uno scenario molto improbabile. Però i malumori degli oligarchi e il dissenso strisciante di alcuni fedelissimi potrebbero rappresentare una minaccia per Putin.
A cura di Fulvio Scaglione
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Considerato a mezza voce dai politici, auspicato da tutti coloro che fanno il tifo per l'Ucraina che resiste all'invasione, il colpo di Stato che destituisce Vladimir Putin è uno degli scenari più dibattuti del momento. Metterebbe fine alla guerra e avvierebbe la Russia su una strada diversa e meno conflittuale, si dice.  Questo è ovviamente da vedere. E se, invece, la guerra proseguisse con un leader, al Cremlino, anche più duro di quello attuale?

Prima di questo, però, bisogna rispondere a un'altra domanda: è possibile che succeda? Difficile, forse impossibile, che succeda "dal basso", per una sollevazione di popolo. I cittadini russi non volevano la guerra, e tantomeno una guerra con l'Ucraina, i sondaggi parlavano chiaro. Però, come si vede ogni giorno, gli apparati di sicurezza reggono, a ogni manifestazione fermano o arrestano centinaia di persone. E un sondaggio di due giorni fa accredita Putin del 71% di gradimento personale e di un 68% di approvazione delle sue politiche. Possiamo legittimamente pensare che nell'attuale clima di intimidazione – giornali e Tv di opposizione chiusi, siti bloccati, il Parlamento che porta a 15 anni di carcere la pena per chi diffonde "false informazioni" sulle operazioni militari… – i dati siano un po' gonfiati e la gente non abbia troppa voglia di esprimere opinioni in contrasto con quelle ufficiali. È certo, però, che lo scontento popolare non è ancora riuscito a fare massa critica.

Se non dal basso, allora, dall'alto, cioè un colpo di Stato orchestrato da qualcuno a lui vicino. Nella storia dell'URSS c'è l'esempio di Nikita Khrushcev, che nel 1964 fu rimosso senza troppi traumi dai "compagni" del vertice del PCUS. E poi, nel tramonto dell'URSS e nell'alba della Russia, il tentato golpe contro Mikhail Gorbaciov, nell'agosto del 1991, che non ottenne i risultati previsti ma in breve tempo portò comunque alla caduta dell’Unione Sovietica. Chi potrebbe, ora, tentare di scalzare Putin dal suo potere? Anche in questo caso, occorre rivolgersi alla storia recente dell'URSS e della Russia. Nei primi anni Ottanta, quando la crisi dell'Unione Sovietica era ormai incombete, il PCUS prese una decisione clamorosa: portò al vertice Jurij Andropov, non un politico ma il capo del KGB, dei servizi segreti. Ma come: uno sbirro per fare le riforme? Andropov era già malato e durò poco, dalla fine del 1982 al 1984. Nel frattempo, però, riuscì a far avanzare verso il vertice colui che era il suo "favorito", un funzionario che veniva dalla sua stessa regione, un certo Gorbaciov.

Servizi segreti e riformatori, un binomio strano ma destinato a riprodursi. Perché nei primi anni Novanta, quando lasciò il KGB e il servizio in Germania per tornare nella natia San Pietroburgo, Vladimir Putin divenne presto il braccio destro del sindaco Anatolyj Sobciak, un ultra-democratico, anche più liberale del già molto liberale (per i tempi) Boris Eltsin. Ed è stata quella bizzarra "alleanza" a spingere Putin verso il Cremlino: da San Pietroburgo fu portato a Mosca, la capitale, e lì in un paio d'anni, di incarico in incarico, arrivò fino al vertice. Se quindi prendiamo sul serio l'ipotesi di un rovesciamento al Cremlino, dobbiamo prima di tutto chiederci chi, oggi, rappresenta ambienti "liberali" e chi, oggi, comanda nei servizi segreti.

Gli oligarchi colpiti dalle sanzioni

Per i primi bisogna guardare agli ambienti industriali dove, da tempo, è strisciante una critica alla politica economica del Cremlino, considerata troppo dirigista e conservatrice. Più libertà d'impresa, dicono questi personaggi, anche a costo di provocare qualche scossone in una società come quella russa, dove militari, dipendenti pubblici e pensionati "pesano" tantissimo e dove, infatti, L'innalzamento dell'età pensionabile, nel 2018, è stato un vero shock. Il loro grillo parlante, prestigioso ma privo di reale potere, è Aleksandr Kudrin, presidente della Corte dei conti e per molti anni apprezzatissimo ministro delle Finanze con lo stesso Putin.

Lui fa le osservazioni controcorrente, ma chi potrebbe davvero agire è un altro tipo di personaggio. Un industriale non troppo legato al settore dell'energia (gas e petrolio), che in gran parte è sotto il diretto controllo dello Stato. Questi personaggi vengono in genere chiamati "oligarchi", dimenticando che sono anche imprenditori e finanzieri di prim'ordine, capaci di gestire patrimoni superiori al bilancio di molti Stati. Uomini che si muovo sui mercati globali e quindi hanno una visione a 360 gradi dei meccanismi che reggono le relazioni internazionali. Penso ai vari Roman Abramovich (noto per essere proprietario del Chelsea, la squadra di calcio inglese che ora ha deciso di vendere) , Alisher Usmanov (la Germania ha sequestrato il suo mega-panfilo, ormeggiato ad Amburgo), Viktor Vekselberg, Mikhail Fridman, Oleg Deripaska, Vladimir Potanin.

Questi personaggi si occupano non solo di gas e petrolio (che si vendono da soli, infatti neanche la guerra ha interrotto il flusso del gas che dalla Russia arriva in Europa passando per l'Ucraina) ma anche, e in qualche caso soprattutto, di immobiliare, telecomunicazioni, finanza, banche, esportazione di metalli per l'industria, automobili e trasporti. Settori che non possono prescindere dall'interazione con i mercati dell'Europa e che non possono certo pensare di affidarsi al solo mercato alternativo della Cina, molto controllato dallo Stato e dove è complicato muoversi. Il loro borbottio, ormai di lunga data, potrebbe diventare qualcosa di più decisivo. Perché succeda, però, devono trovare una sponda interna, presso ambienti più vicini al processo decisionale russo e, soprattutto, dotati della forza necessaria.

I fedelissimi contrari alla guerra

In Russia, non a caso, c'è una parola, siloviki (da sila, cioè forza), che identifica chi occupa posizioni di rango nei ministeri e negli organi dotati di forze armate. Cioè, il ministero degli Interni, i due rami dei servizi segreti, il ministero della Difesa, anche il ministero delle Situazioni d'Emergenza. E poi ci sono, ovviamente, gli infiniti corpi militari e paramilitari nati in questi anni, per esempio la Guardia Nazionale. È chiaro che nella sua lunga stagione di potere Putin ha portato nei ruoli-chiave dei veri fedelissimi come Shoigu, il ministro della Difesa, o i due capi dei servizi segreti Naryshkin e Bortnikov.

Ma anche Khruschev e Gorbaciov furono colpiti alle spalle dai fedelissimi del tempo, è sempre così che va. E ha fatto molta impressione vedere Naryshkin (capo dello spionaggio estero, ma prima anche capo dello staff dello stesso Putin) cercare di contrastare, in diretta tv, le direttive di Putin e chiedere di negoziare ancora. Una cosa che non si doveva fare, e infatti Putin l'ha umiliato e terrorizzato, ma che di certo ha mandato un segnale forte: intorno al Cremlino ci sono delle crepe. Putin riuscirà a chiuderle? Altro esempio: i militari sopporteranno, tutti i sacrifici che questa guerra folle, ma prima ancora incomprensibile, impone loro? Fuori da queste condizioni, cioè fuori da una saldatura tra chi controlla le leve di un'economia ora lanciata verso il precipizio e chi controlla le leve dell'apparato dello Stato, riesce difficile immaginare la caduta dello Zar. In ogni caso, proprio come successe con lo sconosciuto Gorbaciov e lo sconosciuto Putin, che arrivarono al Cremlino partendo da dietro le quinte del potere sovietico, un eventuale successore di Putin sarà un nome non ancora noto, un uomo che ha molto lavorato per arrivare al vertice senza farsi troppo notare.

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