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Guerra in Ucraina

Chi ha sabotato Nord Stream, e cosa dice la nuova versione dei fatti del New York Times e Die Zeit

Secondo due nuove inchieste giornalistiche la responsabilità dei sabotaggi al gasdotto che collega Russia ed Europa sarebbe da ricondurre a gruppi di ucraini e oppositori di Putin. Una tesi che indebolisce Kiev nel momento di maggior bisogno di aiuto.
A cura di Daniele Angrisani
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Mentre la battaglia nell’est dell’Ucraina infuria con sempre maggiore intensità, la questione dei sabotaggi del gasdotto Nord Stream è tornata nuovamente alla ribalta, grazie a nuove rivelazioni del New York Times e del settimanale tedesco Die Zeit.

Come molti di voi ricorderanno, il 26 settembre 2022, tre dei quattro rami dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 sono stati danneggiati in mare aperto da uno spregiudicato attacco che ha alimentato le più disparate speculazioni su chi fosse il colpevole ed è rimasto uno dei più importanti misteri irrisolti dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina.

Inizialmente si sospettava che la Russia fosse responsabile del sabotaggio, dato che aveva sospeso l'invio di gas attraverso il Nord Stream 1 poche settimane prima dell'attacco.

In seguito, sono state invece avanzate nuove teorie sul sabotaggio, inclusa quella fortemente controversa del giornalista Seymour Hersh, che ha attribuito la colpa direttamente alla Norvegia e agli Stati Uniti.

Ma adesso nuovi colpi di scena rivelano informazioni inedite sulla vicenda. Di seguito, analizzeremo le ultime novità relative al sabotaggio del gasdotto Nord Stream e ne esamineremo le implicazioni.

Cosa afferma il New York Times

Il quotidiano newyorkese, riportando fonti anonime di intelligence americana, suggerisce che un non meglio precisato “gruppo filo-ucraino” potrebbe essere responsabile del sabotaggio di entrambe i gasdotti.

Secondo il New York Times, l'intelligence americana non ha prove del coinvolgimento diretto del governo ucraino o del presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel sabotaggio dei gasdotti, ma afferma che questo potrebbe essere stato messo in atto da gruppi non ufficiali legati indirettamente alle autorità di Kyiv.

Va detto, comunque, che ciò ha senso poiché l'Ucraina e i suoi più stretti alleati da anni si sono opposti apertamente all’apertura del Nord Stream 2, definito senza mezzi termini come una minaccia per la propria sicurezza nazionale.

Se portato a termine, inoltre, il progetto avrebbe aumentato ulteriormente la dipendenza dell'Europa dal gas russo, rendendola persino più vulnerabile alle eventuali interruzioni delle forniture, come quelle che si sono effettivamente verificate durante la guerra.

Secondo le fonti di intelligence citate dal quotidiano newyorkese, il gruppo che ha sabotato i gasdotti Nord Stream era composto da alcuni oppositori di Vladimir Putin con cittadinanza russa o ucraina o entrambe. Non sono stati coinvolti invece cittadini statunitensi o britannici.

Si sa ben poco altro dei partecipanti a questo gruppo, tranne che si tratta in parte di sommozzatori esperti che potrebbero non avere mai lavorato per i servizi militari o di intelligence di uno Stato, ma che avrebbero comunque "ricevuto in passato una formazione specializzata presso agenzie governative".

Le fonti di intelligence anonima citate dal New York Times hanno comunque sottolineato di non aver trovato alcuna prova neppure del coinvolgimento di Mosca nel sabotaggio. Tale versione, come abbiamo visto, era emersa poco dopo i sabotaggi, assieme a quella del coinvolgimento del “gruppo filo-ucraino”, alla quale però, almeno inizialmente, era stata assegnata poca credibilità.

Il quotidiano newyorkese conclude affermando che le sue fonti di intelligence non hanno reso noto alcun ulteriore dettaglio sull’intelligence e sulle modalità di raccolta, ed aggiunge: “non ci sono conclusioni definitive al riguardo”, il che significa che l’intera materia dovrà essere ulteriormente approfondita per sperare di arrivare in futuro alla verità.

Cosa afferma Die Zeit

Il settimanale tedesco Die Zeit ha svolto una propria indagine separata sul sabotaggio dei gasdotti, assieme ai canali televisivi tedeschi ARD e SWR. Così come il New York Times, anche questi tre media hanno concluso che "le tracce portano all'Ucraina".

Già nell’autunno 2022, ovvero poco dopo il sabotaggio del gasdotto, secondo Die Zeit, una agenzia di intelligence europea aveva informato i propri partner della possibilità che le forze speciali ucraine fossero coinvolte.

Successivamente, sono emerse ulteriori informazioni che lasciano intravedere la responsabilità di un "gruppo filo-ucraino", la stessa formulazione usata dal New York Times. Tuttavia, a differenza del quotidiano newyorkese, Die Zeit ha fornito ulteriori dettagli sull'identificazione dell'imbarcazione usata per il sabotaggio.

L’indagine ha rivelato che l’imbarcazione coinvolta in questo sabotaggio è uno yacht noleggiato da una società polacca di proprietà di due cittadini ucraini, che ha preso il mare da Rostock, in Germania, il 6 settembre 2022.

Successivamente questa imbarcazione è stata avvistata nei pressi dell’isola danese di Kristiansø, a 18 chilometri dall'isola di Bornholm, proprio nei giorni in cui nelle sue acque è avvenuto il sabotaggio.

L’imbarcazione è poi stata restituita al suo proprietario non del tutto ripulita e perciò è stato possibile trovare tracce di esplosivo nella cabina dello yacht, un chiaro indizio a favore dell’ipotesi che tale yacht abbia avuto un ruolo centrale nel sabotaggio in oggetto.

Secondo Die Zeit, inoltre, il gruppo coinvolto era composto da sei persone, cinque uomini ed una donna, ma la loro nazionalità non è chiara in quanto hanno utilizzato documenti falsi per noleggiare la barca.

Anche i media tedeschi ritengono che non si sappia bene chi abbia ordinato il sabotaggio ed alcune agenzie di intelligence occidentali continuano a ritenere che l'indagine possa essere stata fuorviata da prove piantate ad arte da Mosca per incolpare l'Ucraina direttamente.

Tuttavia, al momento non ci sono neppure prove a sostegno di questa tesi di operazione “sotto falsa bandiera”, conclude Die Zeit.

Quale è stata la reazione a queste novità

Dopo la pubblicazione degli articoli del New York Times e del Die Zeit, la reazione del governo ucraino non si è fatta attendere, con la negazione categorica di qualsiasi coinvolgimento di gruppi filo-ucraini nel sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.

Il portavoce del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, ha dichiarato: “Anche se mi piace raccogliere interessanti teorie cospirative sul governo ucraino, devo far notare che l'Ucraina non ha nulla a che fare con la disavventura avvenuta nel Mar Baltico e non ha informazioni su presunti ‘gruppi di sovversione filo-ucraini'".

Da parte sua, il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha adottato una posizione più cauta, affermando che gli Stati Uniti stanno invece aspettando i risultati delle indagini in corso e che solo allora decideranno se adottare ulteriori azioni.

Il viceambasciatore russo alle Nazioni Unite ha da parte sua ribadito l’urgente richiesta di un'inchiesta indipendente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per investigare sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.

A parte le schermaglie diplomatiche, la verità è che qualsiasi implicazione diretta o indiretta dell'Ucraina in questo sabotaggio rischierebbe di minare ulteriormente i già delicati rapporti tra Ucraina e Germania, in un momento in cui l'opinione pubblica tedesca ha già dovuto sostenere prezzi energetici elevati in nome della solidarietà verso l'Ucraina.

Qualsiasi prova che punti verso l'attribuzione delle colpe al governo ucraino o a gruppi suoi alleati potrebbe dunque provocare un duro contraccolpo in Europa e rendere più difficile per l'Occidente mantenere un fronte unito a sostegno dell'Ucraina.

A peggiorare le cose c’è il fatto che, secondo il New York Times, i funzionari e le agenzie di intelligence occidentali non hanno una visibilità completa sul processo decisionale ucraino; quindi, non si può escludere a priori un coinvolgimento ucraino nell'attacco.

Ci sono stati già precedenti di operazioni militari ucraine contro obiettivi russi che gli Stati Uniti non hanno approvato o che hanno fatto fatica ad attribuire ai servizi di sicurezza ucraini.

Ad esempio, l'omicidio di Daria Dugina, la figlia di un importante esponente nazionalista russo, avvenuto vicino a Mosca nel 2022, è stato alla fine attribuito da alcune agenzie di intelligence statunitensi ad "elementi" del governo ucraino ed ha condotto a reprimende private da parte della Casa Bianca verso Kyiv.

Dunque, anche il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream ha sollevato molte domande sulla responsabilità e le motivazioni dietro l'attacco, considerando anche i precedenti.

Tuttavia, è importante notare che il sabotaggio dei gasdotti non ha ottenuto risultati concreti, in quanto i due gasdotti erano già fermi al momento dell'attacco. Mentre ci sono state implicazioni politiche significative dell'attacco, dal punto di vista pratico non ha avuto alcun impatto sulle forniture di gas.

Infine, è importante considerare cui prodest tutto questo. Chi ha tratto il maggior beneficio dal sabotaggio dei gasdotti?

Solo il completamento delle indagini potrà fornire una risposta definitiva, ma è già evidente che l'attacco e le varie rivelazioni che sono susseguite hanno solo danneggiato la posizione di Kyiv proprio nel momento in cui l’Ucraina ha più bisogno dell’aiuto occidentale per far fronte all’offensiva russa al fronte.

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Daniele Angrisani, 43 anni. Appassionato da sempre di politica internazionale, soprattutto Stati Uniti e Russia. 
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