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Conflitto Israelo-Palestinese

Chi era Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas ucciso a Teheran nato in un campo di profughi

Ismail Haniyeh è stato ucciso a Teheran all’età di 61 anni. Era diventato il capo politico di Hamas nel 2017, prendendo il posto di Khaled Meshaal.
A cura di Antonio Palma
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Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas dal 2017, è stato assassinato a Teheran, dove si trovava per la cerimonia di insediamento del nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian. La notizia è stata confermata da Hamas, che punta il dito contro Israele. Nato nel 1963 nel campo profughi di Shati a Gaza da genitori fuggiti dalla città di Asqalan dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948, il capo di Hamas aveva 61 anni. Aveva lasciato la Striscia nel 2019 e viveva in esilio in Qatar.

Ismail Haniyeh rappresentava ormai il volto pubblico del gruppo palestinese all’estero dove teneva incontri con i massimi vertiti politici degli altri Paesi mediorientali e non solo. Nominato primo ministro dell'Anp nella Striscia di Gaza in seguito alla vittoria alle elezioni contro Fatah nel 2006, il 61enne aveva poi partecipato alla lotta intestina tra i gruppi palestinesi e scalato i vertici di Hamas fino a diventare capo dell’Ufficio politico di Hamas dal 2017, quando ha sostituito Khaled Meshal. Padre di 13 figli, ad aprile un attacco aereo israeliano a Gaza aveva ucciso 3 dei suoi figli e 4 dei suoi nipoti.

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Inizialmente considerato come membro dell’ala più pragmatica e meno oltranzista del gruppo, in realtà le sue affermazioni politiche sin da subito sono andate di pari passo con l’ala militare di Hamas. La riprova nelle affermazioni dopo il sanguinoso attacco di Hamas in Israele quando Ismail Haniyeh ha affermato: “Siamo sul punto di riportare una grande vittoria e una netta conquista sul fronte di Gaza". Dopo la salita al potere, come il suo predecessore, si era trasferito in Qatar da dove ha tenuto rapporti con altre organizzazioni islamiche e paesi amici.

Chi era Ismail Haniyeh, la famiglia e la militanza

Nato da pescatori nel campo profughi di Shati, nella Striscia di Gaza, fin dall’infanzia si è confrontato con la difficile vita dei palestinesi e col conflitto di lunga data con Israele. Una vita che lo ha portato da ragazzo ad avvicinarsi alle formazioni islamiste come i Fratelli Musulmani e poi Hamas, mentre era studente di letteratura araba presso l'Università islamica di Gaza di cui poi è diventato anche preside.

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Il carcere in Israele e in Libano

Arrestato dagli israeliani più volte durante vari scontri e proteste palestinesi negli anni ’80 e 90’, recluso nelle carceri israeliane e deportato anche in Libano, era tornano infine a Gaza avvicinandosi alla cosiddetta ala pragmatica di Hamas. La sua carriera in Hamas però non è stata rapida. Prima della vittoria del gruppo alle elezioni contro Fatah nel 2006, non aveva mai ricoperto ruoli di spicco del gruppo palestinese. Le iniziative di Haniyeh durante la Seconda Intifada nel duemila, però, lo avevano portato in prima linea e al momento delle elezioni nei territori palestinesi, Ismail Haniyeh, diventato ormai braccio destro del fondatore del movimento Ahmed Yassin, si era ritrovato come Primo Ministro dell'Autorità Palestinese a Gaza, appoggiato da varie fazioni.

La sua ascesa e il ruolo in Hamas

Era già a capo della Striscia nel 2006 quando ci fu il rapimento del soldato israeliano Guilad Shalit, una impresa di Hamas che tenne col fiato sospeso Israele e portò poi alla decisione di costruire barriere fortificate per impedire attraversamenti via tunnel sotterranei. Un anno dopo, lo scontro tra Fatah-Hamas portò alla sua rimozione da parte del presidente Mahmoud Abbas e alla guerra civile culminata con la presa della striscia di Gaza da parte di Hamas. Da quel momento la sua scalata in Hamas è avanzata senza sosta e Haniyeh è stato il leader del governo de facto nella Striscia di Gaza fino al 2017 quando è diventato capo politico di Hamas. Ruolo in cui era stato rieletto nel 2021.

L'esilio di Haniyeh in Qatar

Seguendo le orme del suo predecessore, pochi anni dopo la nomina a capo dell’Ufficio politico di Hamas, si era rifugiato a Doha in Qatar dove viveva in esilio dal 2019. Da allora Haniyeh si è diviso tra Qatar e Turchia dove vive parte della sua famiglia, fatta allontanare da Gaza. Dal suo rifugio ha tenuto colloqui con moltissimi rappresentanti di altri Paesi, dall’Iran alla Turchia, passando per Russia e Sudafrica ma anche con rappresentanti dei Paesi occidentali.

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