Chi era il presidente iraniano Ebrahim Raisi, morto in un incidente in elicottero
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, morto a 63 anni in un incidente in elicottero insieme al suo entourage, avvenuto il 19 maggio 2024, era un politico ultraconservatore e magistrato.
Era in carica dal 2021, quando aveva vinto le elezioni nel 2021, diventando l'ottavo presidente del Paese con 17,9 milioni di preferenze. Raisi era molto vicino alla Guida Suprema, Ali Khamenei, rappresentante della fazione più radicale del regime iraniano, di cui era considerato il potenziale successore.
Secondo alcuni analisti, la sua morte potrebbe portare disordini interni, ma nessun cambio radicale nella politica estera dell'Iran.
Chi era il presidente iraniano Ebrahim Raisi
Raisi era nato il 14 dicembre 1960 a Mashhad, città del nord-est dell'Iran. Cresciuto in una famiglia fortemente legata alla religione, era riuscito a scalare i ranghi della magistratura iraniana in quanto studioso di religione nel governo teocratico iraniano e protetto della Guida Suprema del Paese Ali Khamenei.
Secondo gli Stati Uniti, il presidente iraniano avrebbe anche fatto parte di un piccolo comitato che nel 1988 ordinò l‘esecuzione di migliaia di dissidenti politici. Raisi fu accusato per questo di violazioni dei diritti umani e più volte è stato destinatario di severe sanzioni da parte degli Usa, così come ha ricordato anche il New York Times.
La sua opposizione a Washington però non è mai stata un problema in sede elettorale. Nel 2021 infatti era stato eletto presidente con il 62% dei voti. Nonostante quella del 2021 sia stata l'affluenza più bassa nella storia dell'Iran, Raisi ha comunque potuto accettare l'incarico e fare giuramento.
Il presidente iraniano deceduto si era già candidato alla presidenza nel 2017 contro Hassan Rouhani, esponente moderato. In quell'occasione però non era riuscito a vincere e solo nel 2019 fu nominato capo della magistratura.
Dal 2021 in poi, come presidente, Raisi ha sostenuto l'arricchimento dell'uranio dell'Iran e ostacolato gli ispettori internazionali in una dura sfida con l'Occidente. Secondo quanto reso noto, l'arricchimento dell'uranio in Iran ha raggiunto con la sua presidenza livelli "quasi da arma nucleare".
Raisi ha inoltre sostenuto il recente attacco contro Israele, avvenuto nel mese di aprile dopo il bombardamento dell'ambasciata iraniana a Damasco, in Siria. Per rispondere all'uccisione di un generale iraniano che secondo Israele era "legato ad Hamas", infatti, l'Iran ha lanciato contro Tel Aviv più di 300 droni e missili poi quasi completamente neutralizzati.
I rapporti con la Guida Suprema Ali Khamenei
Come già accennato, il presidente iraniano aveva rapporti molto stretti con la Guida Suprema del Paese, Ali Khamenei, rappresentante della fazione più radicale del regime iraniano, di cui era considerato il potenziale successore.
Raisi era stato per 14 anni studente e collaboratore molto stretto di Khamenei, massima carica religiosa e amministrativa prevista dalla Costituzione iraniana, al quale lo legava un rapporto di dedizione e rispetto
"Speriamo che Dio riporti l'onorevole presidente e i suoi compagni tra le braccia della nazione – aveva detto Khamenei dopo l'incidente – Tutti devono pregare per la salute di questo gruppo di dipendenti pubblici. La nazione iraniana non deve essere preoccupata, non ci saranno interruzioni nel lavoro del Paese".