Chi era Hassan Nasrallah e come è stato ucciso il leader di Hezbollah in Libano
Il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah è stato ucciso dal raid israeliano sul quartier generale centrale del movimento sciita a Beirut. Hezbollah ha confermato oggi la notizia della morte. "Sua Eminenza il Maestro, il Maestro della Resistenza, il giusto servitore, si è schierato dalla parte del suo Signore come grande martire, leader coraggioso ed eroico, credente saggio, perspicace e fedele, unendosi all'eterno carovana dei martiri di Karbala alla luce luminosa del cammino divino della fede sulle orme dei profeti e degli imam martiri", così Hezbollah secondo Al Manar.
Secondo l'esercito israeliano, Nasrallah è stato ucciso insieme ad altri membri di alto livello di Hezbollah, tra cui Ali Karaki, il comandante del fronte meridionale dell'organizzazione. Secondo l'Idf, il leader si trovava nel bunker scavato sotto i palazzi residenziali che sono stati rasi completamente al suolo.
Il raid israeliano che ha ucciso Hassan Nasrallah
I jet da guerra israeliani avrebbero lanciato circa 20 missili colpendo almeno sei edifici, utilizzando bombe penetranti per sfondare i bunker. "L'entità della distruzione a Dahieh è enorme. Tutte le ambulanze sono state inviate sulla scena", ha dichiarato una fonte locale. "Il quartier generale centrale di Hezbollah è stato intenzionalmente costruito sotto edifici residenziali nel cuore di Dahiyeh a Beirut come parte della strategia di Hezbollah di usare i libanesi come scudi umani", ha affermato il portavoce dell'IDF, Daniel Hagari, confermando che chiunque si trovasse nel quartier generale di Hezbollah non ne è uscito vivo.
Secondo i media israeliani, Benjamin Netanyahu, avrebbe approvato personalmente l'attacco a Beirut contro Hassan Nasrallah dal suo hotel di New York dove aveva parlato all'Onu. Circa tre ore prima dell'attacco, ha tenuto delle consultazioni con il Ministro della Difesa Yoav Gallant e il Capo di Stato Maggiore Herzi Halevi e dopo l'attacco ha interrotto il suo viaggio a New York programmando il rientro immediato in Israele.
Chi era Hassan Nasrallah, capo di Hezbollah e bersaglio del raid su Beirut
Ora Israele si aspetta che Hezbollah tenti un grande attacco di rappresaglia dopo i lanci di missili seguiti al raid. Hassan Nasrallah infatti era il leader supremo dell'organizzazione da decenni. Nato il 31 agosto 1960 proprio a Beirut da una modesta famiglia di nove figli, dopo aver ha studiato teologia e Najaf, in Iraq, era entrato nel movimento sciita Amal per passare poi nella neonata formazione di Hezbollah diventandone uno dei nuclei fondatori. Aveva assunto la leadership di Hezbollah nel 1992, quando è succeduto ad Abbas Moussaoui, assassinato proprio da Israele.
Grazie all'appoggio dell'Iran che lo ha armato e finanziato, Nasrallah ha trasformato Hezbollah in una potente milizia armata e rappresentata anche nel parlamento e nel governo del Libano. Oggi Hezbollah è il principale tra gli alleati dell'Iran nella regione e allo scoppio della guerra a Gaza tra Hamas e Israele aveva lanciato razzi in appoggio ai palestinesi.
Sposato e con cinque figli, Hassan Nasrallah è stato uno dei politici più in vista del Libano contando sulla milizia pesantemente armata di Hezbollah. Come nemico giurato di Israele, però, da decenni ormai appariva rarissimamente in pubblico per paura di attentati e pochissimi sapevano dove si rifugiava. Era stato lui a vietare i cellulari alle sue guardie per paura di essere individuato dando il via libera ai cercapersone che però Israele ha fatto esplodere in massa. Dopo la guerra aperta con Israele nell'estate del 2006, si rivolgeva ai cittadini solo tramite i suoi lunghi discorsi video, spesso trasmessi in tv. Nemmeno questo però lo ha salvato. È stato raggiunto e ucciso da un missile lanciato sul suo quartier generale.
Cosa succede dopo la morte di Hassan Nasrallah
“Hassan Nasrallah non potrà più terrorizzare il mondo”, le parole usate in un post sui social dalle Forze di difesa israeliane per confermare l’uccisione del segretario generale di Hezbollah. La morte di Nasrallah è l’ultimo capitolo di una lunga crisi iniziata il 7 ottobre scorso. A questo punto, gli occhi sono nuovamente puntati su Teheran.
L'uccisione di Nasrallah avvicina lo scenario di una guerra regionale, "più di quanto si possa immaginare" secondo l'analista Ispi Luigi Toninelli. L’esperto sottolinea che Nasrallah "ha rappresentato per oltre trent'anni una spina nel fianco per Tel Aviv ma, soprattutto dopo il 2006, ha fissato chiare regole di ingaggio con l'eterno rivale, evitando in molte occasioni lo scoppio di un conflitto dalle conseguenze disastrose". E ancora, spiega l'esperto: "Ucciderlo oggi getta un’ombra non soltanto sul futuro del partito-milizia libanese ma anche su quale postura il Partito di Dio assumerà nel proseguo della guerra. Se Nasrallah aveva cercato in ogni modo di evitare un’escalation, non è chiaro cosa succederà con il cambio di leadership, che probabilmente dovrebbe passare al vice di Nasrallah, Naim Qassem, o al capo del Consiglio esecutivo del Partito – e cugino da parte di madre di Nasrallah – Hashim Safi Al Din".