Chi è Robert Fico, il vincitore delle elezioni in Slovacchia verso il quarto mandato da premier
Con il 23% dei voti, il partito Smer di Robert Fico ha vinto le elezioni in Slovacchia ottenendo 42 seggi in Parlamento sul totale di 150. Il risultato ha ribaltato le previsioni degli exit poll: qui era in vantaggio Michal Simecka – leader di "Slovacchia progressista" (Ps), il partito dei liberali progressisti – che però alla fine ha ottenuto solo il 18% dei voti. Alle elezioni ha partecipato il 67,4% della popolazione, l'affluenza più alta dal 2002. Robert Fico è già stato tre volte premier del suo Paese: la prima nel periodo 2006-2010, la seconda tra il 2012 e il 2016 e la terza dal 2016 al 2018. L'ultimo mandato durò solo due anni perché Fico diede le dimissioni a seguito dalle proteste della popolazione per l'omicidio del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata, apparentemente per mano della ‘ndrangheta.
Il leader di Smer-Sd ora ha ricevuto l'incarico da parte della presidente della Repubblica Zuzana Caputova di trovare nuovamente una maggioranza che supporti il suo governo. In cerca di alleati, troverà sponda tra i nazionalisti di Sns (5,6%, 10 seggi), con cui ha già governato in passato, e probabilmente tra i cristiano-democratici del KDH (6,8%, 12 seggi). Non potrà contare sull'estrema destra di Republika, che non ha superato la soglia di sbarramento. Tuttavia, per poter garantire la maggioranza in Parlamento dovrà stringere un accordo anche con Hlas-S (14,7%), partito fondato da Peter Pellegrini, ex primo ministro che nel 2000 lasciò Smer dopo un litigio con il suo leader.
Robert Fico porterà sul tavolo delle trattative i temi che hanno scandito la sua campagna elettorale e anche quelli dei suoi alleati: l'ostilità verso i migranti, lo stop dell'invio di armi all'Ucraina e il riavvicinamento alla Russia di Putin. Tuttavia, ha già ribadito che la permanenza della Slovacchia nell'Unione europea non è in discussione.
Chi è Robert Fico, il quattro volte premier della Slovacchia
Robert Fico è leader e fondatore di Smer-Sd, un partito nazionalista di sinistra che si definisce socialdemocratico. Nato a Topoľčany nel 1964, si laurea in legge nell'università di Bratislava, diventando poi avvocato. Nel 1987 si iscrive al Partito comunista cecoslovacco e due anni dopo – in seguito alla Rivoluzione di velluto che sgancia la Cecoslovacchia dal Patto di Varsavia – aderisce al Partito della Sinistra Democratica (Sdl). A soli 28 anni, nel 1992 entra in Parlamento per la prima volta e dal 1994 al 2000 è rappresentante della Cecoslovacchia per la Corte europea dei diritti dell'uomo.
La fondazione del partito Smer
Nel 1999, dopo aver lasciato Sdl, Fico fonda Direzione-Socialdemocrazia (Smer): un partito nato per occupare delle posizioni moderate ma che, negli anni successivi, si sposta verso una sinistra populista e radicale. Nelle elezioni del 2002 ottiene il 13,46% dei voti, diventando il terzo partito polacco per consenso e il primo dell'opposizione contro il presidente Mikuláš Dzurinda, il cui governo è artefice dell'ingresso della Slovacchia nell'Unione europea nel 2004.
I tre precedenti mandati di Fico e l’esperienza al governo
Alle elezioni del 17 giugno 2006, Smer ottiene il 29,1% dei voti, diventando il primo partito della Slovacchia: Robert Fico diventa Presidente del governo per la prima volta. Nel 2010 Direzione-Socialdemocrazia è nuovamente il partito vincitore con il 34,8% dei voti, ma non riuscendo a formare un esecutivo Fico deve restare all'opposizione per due anni, fino alla sfiducia della premier Iveta Radičová.
Nelle elezioni anticipate del marzo 2012, Smer vince con il 44,4% dei voti, portando a casa ben 83 seggi in Parlamento e garantendo al suo leader per la seconda volta un posto come capo del governo. Poi, la terza conferma nel 2016 con il 28,3% del consenso popolare, risultato che lo obbliga a formare un'alleanza con altri tre partiti.
Le dimissioni e l’omicidio del giornalista Kuciak
Il terzo mandato di Robert Fico da Presidente del governo finisce dopo solo due anni di governo. Nel 2018 è costretto a dimettersi per le enormi proteste di piazza in seguito all'omicidio del giornalista slovacco Ján Kuciak e della sua compagna Martina Kušnírová. Il reporter 27enne stava indagando su diversi casi di corruzione e di truffe legati all'uso dei fondi strutturali dell'Unione europea, oltre ad aver denunciato i legami tra alcuni membri del governo e la ‘ndrangheta calabrese.
I punti salienti della campagna elettorale di Fico
Da diversi anni, la presenza di Robert Fico e del suo partito all'interno dei socialisti europei è fonte di scontento tra i membri del gruppo dell'Europarlamento. Nel caso in cui formasse un governo con le formazioni di estrema destra slovacche, la sua cacciata diventerebbe molto probabile. Già le sue dichiarazioni dal tono autoritario dei mesi scorsi hanno fatto clamore: Fico ha annunciato di voler cacciare il capo della polizia e anche quello della Procura, una vendetta per i processi e le condanne che hanno travolto i membri del suo partito e degli esecutivi passati.
Il principale tema della campagna elettorale di Robert Fico è stato lo stop all'invio delle armi a Kiev: ha più volte lodato il presidente russo Vladimir Putin e sostenuto la scelta di invadere l'Ucraina "fascista", osteggiando anche il suo ingresso nella Nato. Inoltre, ha criticato il "social-liberismo imposto da Bruxelles" che si tradurrebbe nelle politiche ecologiche, nei diritti Lgbtqi+ e quelli umani in generale, e nell'ulteriore integrazione tra gli Stati dell'Unione europea. Infine, ha annunciato che se sarà necessario userà "la forza" per respingere i migranti, affermazioni che si aggiungono a quando nel 2016 aveva sostenuto che "in Slovacchia non c'è posto per l'Islam".
Non a caso, il primo a congratularsi per la sua vittoria è stato Viktor Orbán, primo ministro ungherese e capo di uno dei Paesi europei meno ostili nei confronti della Russia di Putin. Ricondividendo una vecchia foto di un incontro con Fico, si è detto felice di "poter lavorare assieme ad un patriota".
Perché Fico non vuole più inviare armi all'Ucraina
Il leader di Smer sostiene che la Slovacchia non debba più inviare armi all'Ucraina perché "gli slovacchi hanno problemi più grandi a cui pensare". A Kiev ha comunque garantito aiuti umanitari e una mano per la ricostruzione al termine della guerra, ma dal punto di vista militare il supporto dovrebbe cessare completamente. La preoccupazione delle istituzioni europee è che, se Fico formerà con successo un governo, la Slovacchia sarà d'intralcio per le azioni comunitarie di sostegno all'Ucraina, bloccando tutte le decisioni che necessitano l'unanimità dei 27 membri dell'Unione: questo darebbe a Robert Fico una posizione negoziale forte, perché in cambio di concessioni in politica estera potrebbe chiedere agevolazioni su altri fronti.