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Chi è Nicolás Maduro e cosa sta succedendo in Venezuela dopo le elezioni presidenziali

Nicolás Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela nonostante i sondaggi mostrassero in netto vantaggio il candidato dell’opposizione. Ex autista di autobus e sindacalista, guida il Paese dal 2013, cioè da quando subentrò all’ex leader Hugo Chavez. Finora i suoi mandati sono stati fortemente criticati per le gestione della crisi economica e la sistematica repressione del dissenso.
A cura di Giulia Casula
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Nicolás Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela, carica che ricopre dal 2013, quando prese il posto dello storico leader socialista Hugo Chavez, morto di tumore. Con il 51,2% delle preferenze Maduro è stato riconfermato alla guida del Paese, riuscendo ad avere la meglio sull'avversario Edmundo Gonzalez Urrutia, fermatosi al 44,2%. Lo ha proclamato ufficialmente il Consiglio nazionale elettorale venezuelano poco fa.

Il risultato delle elezioni però, è stato fin da subito contestato dall'opposizione e non solo. Anche la comunità internazionale ha messo in discussione l'esito uscito dalle urne, di segno opposto rispetto alla maggior parte dei sondaggi che davano in netto vantaggio Urrutia con oltre venti punti percentuali sopra Maduro. A esser criticata è stata soprattutto l'ingerenza del presidente venezuelano nei confronti dell'organismo elettorale che ha annunciato il risultato, il cui presidente Elvis Amoroso sarebbe un fedelissimo del governo Maduro.

Intanto, la leader dell'opposizione venezuelana María Corina Machado sarebbe indagata per un presunto tentativo di attacco informatico al sistema elettorale ordito per manipolare i risultati delle elezioni nel Paese, come annunciato procuratore capo Tarek William Saab nel corso di una conferenza stampa.

Sessantuno anni, in carica dal 2013, la carriera politica del presidente del Venezuela ha conosciuto una rapida ascesa. Dapprima autista di autobus e poi leader sindacalista, a fargli guadagnare un posto da ministro degli Esteri è stata la sua vicinanza all'ex presidente Chavez, il quale lo nominò anche erede vicepresidente. I suoi mandati sono stati fortemente criticati, soprattutto a seguito dell'indagine aperta dalla Corte penale internazionale per possibili crimini contro l'umanità.

 Chi è Nicolás Maduro Moros, la carriera politica del presidente del Venezuela

La carriera politica di Nicolás Maduro Moros, ex conducente di autobus, inizia nel 1998 quando partecipa alla campagna elettorale del presidente vincitore Hugo Chavez. Nell'anno successivo viene eletto membro dell'Assemblea nazionale costituente e poi presidente del Parlamento venezuelano.

Per diverso tempo Maduro  è stato anche leader sindacalista, tra i protagonisti della campagna per la scarcerazione di Chávez dopo il tentato golpe del 1992 contro il presidente Carlos Andrés Pérez.  Assieme, i due collaborarono alla creazione del partito Movimiento V República, che vincerà le elezioni del '98.

Grazie alla vicinanza con il leader socialista, nel 2006 ottiene la nomina di ministro degli Esteri, ruolo che ricoprirà fino al 2013. Dopo la morte di Chavez infatti, subentra come presidente ad interim fino alle presidenziali di aprile dello stesso anno. Nel 2018 viene rieletto per un secondo mandato, accompagnato da una pioggia di condanne da parte di decine di Paesi che hanno riconosciuto invece, Juan Guaidó, capo dell'Assemblea nazionale, come leader legittimo del Venezuela.

Il primo mandato dopo Chávez e il secondo mandato nel 2018

Maduro, che ora si appresta a cominciare il suo terzo mandato, è stato eletto per la prima volta alle presidenziali del 2013, convocate dopo la morte di Chavez. Sin dai primi anni, il suo operato alla guida del Paese è stato contraddistinto dalla repressione nei confronti delle manifestazioni di dissenso.

Nel 2017 ha dissolto il Parlamento per istituire una Assemblea Nazionale Costituente più conciliante con il suo governo. Nel 2018 viene riconfermato per un secondo mandato, nonostante le forti critiche sia dell'opposizione che della comunità internazionale nei confronti delle elezioni ritenute illegittime.

Negli oltre 10 anni della sua presidenza, il Venezuela ha conosciuto una profonda crisi economica caratterizzata da superinflazione, corruzione e azioni repressive nei confronti di oppositori e rivali interni al governo. Maduro è anche sopravvissuto anche ad un tentativo di omicidio nel 2018, quando alcuni droni armati sono esplosi vicino al leader mentre teneva un discorso nel corso di una parata militare.

 Le accuse e l'indagine per crimini contro l'umanità

Nel 2018 la Corte penale internazionale ha avviato un'indagine contro Maduro, da molti ritenuto un vero e proprio dittatore, per crimini contro l'umanità a seguito dei presunti abusi commessi dalle istituzioni del Paese nei confronti delle mobilitazioni organizzate dalle opposizione al governo chavista nel 2014.

Nel 2020 poi è arrivata la condanna delle Nazioni Unite che, in un rapporto di 411 pagine, hanno accusato il governo venezuelano di ricorrere a "uccisioni arbitrarie" e  "all'uso sistematico della tortura" anche grazie al "supporto diretto di alti ufficiali e alti funzionari del governo".

Nello stesso anno, il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha messo una taglia da 15 milioni di dollari sul presidente Maduro, accusato di narcotraffico, corruzione e riciclaggio di denaro.

Cosa sta succedendo in Venezuela dopo le elezione di Nicolás Maduro

L'elezione di Nicolás Maduro ha scatenato le reazioni del popolo venezuelano e ha diviso la comunità internazionale. Se da una parte infatti, il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato per la riconferma, seguito dalle felicitazioni di Pechino e dell'Avana, diversi leader hanno espresso perplessità sulla correttezza delle procedure di spoglio.

Ad aver denunciato dei brogli è stata innanzitutto l'opposizione. "I venezuelani e il mondo intero sanno cosa è successo", ha dichiarato l'avversario Edmundo González Urrutia, in largo vantaggio nei sondaggi ma poi sconfitto con il 44% dei consensi. In particolare, secondo la leader dell'opposizione Maria Corina Machado, Gonzalez avrebbe ottenuto il 70% e vinto in tutti i territori.

Sia dagli Stati Uniti che dall'Europa chiedono chiarezza. "Abbiamo serie preoccupazioni che il risultato annunciato non rifletta la volontà o i voti del popolo venezuelano", ha detto il segretario di Stato americano Anthony Blinken. Nel frattempo i Paesi vicini, Costa Rica, Argentina, Ecuador, Guatemala e Cile hanno annunciato che non riconosceranno l'esito elettorale di Caracas.

In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha esplicitato i suoi dubbi sul voto in Venezuela. "Chiediamo trasparenza e ci auguriamo che i risultati annunciati siano corrispondenti alla volontà del popolo venezuelano, ma molti dubbi ci sono per come si è votato: anche il voto elettronico a volte è condizionato e controllato", ha dichiarato il vicepremier. "Anche le dichiarazioni, le minacce fatte dal presidente Maduro: ‘se non vinco sarà un bagno di sangue', per poi dopo dire che rispetta la democrazia… C'è poca trasparenza, vogliamo sapere se in realtà il popolo venezuelano ha potuto esprimere la propria volontà: fino al giorno prima c'erano 20 punti di vantaggio nei sondaggi e non un punto; sappiamo bene che il dato può oscillare, ma qui siamo al 51% contro il 44, cioè di fatto rispetto ai sondaggi circa 30 punti percentuali di differenza. Mi pare singolare", ha aggiunto Tajani.

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