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Guerra in Ucraina

Chi è Maria Alekseyevna Lvova-Belova, accusata di crimini con Putin: “Ha deportato i bimbi ucraini”

La 38enne russa, nominata da Putin Commissario per i diritti dei bambini nel 2021, è stata individuata dalla Corte come la responsabile del trasferimento in Russia di migliaia di bimbi ucraini prelevati e trasferiti dai territori occupati dopo l’invasione dell’Ucraina.
A cura di Antonio Palma
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Non solo il presidente russo Vladimir Putin, nel mirino della Corte penale internazionale è finita anche una donna, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, destinataria al pari del numero uno di Mosca di un mandato di arresto per crimini di guerra in relazione al conflitto in Ucraina. Ad annunciarlo oggi è stato il Presidente della CPI, il giudice Piotr Hofmański. La 38enne russa, nominata da Putin Commissario per i diritti dei bambini presso l'Ufficio del Presidente della Federazione Russa nel 2021, è stata infatti individuata dalla Corte come la responsabile del trasferimento in Russia di migliaia di bimbi ucraini prelevati e trasferiti dai territori occupati dopo l'invasione dell'Ucraina da parte delle forze armate russe.

Secondo la Corte penale internazionale, Maria Alekseyevna Lvova-Belova dunque  "sarebbe responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell'Ucraina alla Federazione Russa". Per l ‘accusa la donna sarebbe colei che ha organizzato i trasferimenti dei minori  ucraini almeno a partire dal 24 febbraio dello scorso anno.

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"Vi sono fondati motivi per ritenere che la signora Lvova-Belova abbia la responsabilità penali individuali per i predetti reati, per aver commesso gli atti direttamente, insieme ad altri e/o tramite altri" recita l'avviso della Corte. Sulla base delle denunce presentate nel febbraio scorso, la seconda Camera preliminare della Corte penale internazionale, dunque, ha emesso per lei e per Putin due mandati di arresto.

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Lvova-Belova e il piano di affidamento dei bimbi ucraini

Dall'inizio dell'invasione, Lvova-Belova visita regolarmente l'Ucraina russa occupata, ovvero le regioni del Donbass, e si vanta di dare la cittadinanza russa e genitori ai bimbi rimasti orfani in Ucraina e portati in Russia. Del resto il governo russo si vanta di scortare aerei carichi di bambini dall'Ucraina e Putin ha autorizzato Lvova-Belova a utilizzare non specificate “misure aggiuntive” per identificare i bambini trovati senza genitori  nelle quattro regioni ucraine che sostiene di aver annesso. La Russia ha definito “assurde” le denunce di trasferimento forzato e ha affermato di fare del suo “meglio” per mantenere i minori con le loro famiglie.

Maria Alekseyevna Lvova-Belova sui social ha continuato a postare foto di bimbi ucraini vantandosi dei risultati. Nel novembre scorso aveva annunciato addirittura di aver adottato personalmente un adolescente di Mariupol, "Si sono ambientati, hanno tutto ciò di cui hanno bisogno, avevo dei timori all'inizio ma tutti i dubbi sono stati spazzati via" aveva spiegato a dicembre su telegram mostrando la nuova famiglia russa di un bimbo ucraino. “Per me, questa è l'ennesima conferma che il lavoro che abbiamo svolto sul collocamento degli orfani del Donbass non è vano. Tutto è stato fatto bene" aggiungeva.

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La carriera fulminea di Maria Alekseyevna Lvova-Belova

Lvova-Belova, madre di almeno dieci figli tra cui cinque figli biologici e altrettanti adottati con il marito, che è un prete ortodosso, ha iniziato la sua carriera come insegnante di chitarra per bambini prima di essere coinvolta nella politica locale e fare strada attraverso la struttura di potere russa fino a entrare nelle grazie di Putin. È anche la tutrice legale di 13 bambini disabili collocati all'interno di organizzazioni di beneficenza da lei stessa fondate, alcune delle quali sono state accusate di uso improprio di fondi  dalla stampa russa.  la sua carriera è decollata quando è entrata a far parte del partito al governo, Russia Unita, nel 2019. Poi la nomina a Commissario per i diritti dei bambini

Secondo la Corte, i mandati di cattura in un primo momento erano stati tenuti segreti al fine di proteggere vittime e testimoni e anche per salvaguardare le indagini ma poi è stato deciso di renderli pubblici in quanto i reati sarebbero ancora in corso e la conoscenza pubblica dei mandati può contribuire a prevenire l'ulteriore commissione dei reati. "La Camera ha ritenuto che sia nell'interesse della giustizia autorizzare la Cancelleria rendere pubblica l'esistenza dei mandati, il nome degli indagati, i reati per i quali i mandati sono stati emessi e le modalità di responsabilità stabilite dalla Camera" viene spiegato.

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