Chi è Maher Mutreb, il boia che ha fatto a pezzi e gettato in un forno il giornalista Khashoggi
Alle 13 e 14 minuti del 2 ottobre 2018 il giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi entra al consolato saudita a Istanbul. Deve sbrigare alcune commissioni per il suo prossimo matrimonio con la fidanzata turca. Le telecamere della polizia turca filmano le ultime immagini di Jamal vivo, gli ultimi passi prima di entrare nel portone del consolato e da lì sparire per sempre. Ad attendere il giornalista all'interno, oltre il console, un gruppo di 15 sicari coordinati da Maher Mutreb, uomo dei servizi sauditi, che ha pianificato l'agguato nei minimi dettagli. Jamal ignaro di ciò che gli sta per accadere si reca nello studio del console, lo saluta e si siede in attesa della firma di alcune carte da parte del console. Alle sue spalle compaiono Mutreb e un altro sicario che bruscamente lo avvisano di avere l'ordine di rimpatriarlo in Arabia Saudita. Jamal inizia ad insospettirsi e avvisa che fuori ad attenderlo c'è la fidanzata. A questo punto Mutreb, come ricostruisce Al Jazeera rifacendosi a informazioni dei servizi turchi, intima al giornalista di scrivere un messaggio al figlio cosi da finire il lavoro il più in fretta possibile. Jamal non capisce e inizia ad agitarsi ed è qui che Mutreb estrae una siringa e lo colpisce al collo mentre un altro sicario lo spinge a terra. Jamal si agita e cerca di fare resistenza ma invano, i sicari lo soffocano con dei sacchi di plastica. Alle 13:39, poco più di 20 minuti dopo il suo ingresso al consolato, il giornalista giace cadavere all'interno del consolato saudita. Fatto a pezzi sul pavimento con una sega da Salah Tbighi, sicario e medico legale esperto, verrà imbustato in diversi sacchi e gettato nel forno della villa del console saudita ad Istanbul. Jamal era critico verso le politiche della casa reale saudita e aveva creato DAWN, un organizzazione no-profit per promuovere la democrazia nei paesi arabi.
Mutreb uomo dei servizi e guardia del corpo del Re saudita
Maher Mutreb, uomo dei servizi sauditi è di stanza a Londra nel 2007 come riportato dal The Telegraph, e lavora presso il consolato saudita nella City. In quegli anni, come riporta la BBC, Mutreb avrebbe partecipato a un intenso corso di formazione sull'hackeraggio sponsorizzato dall'azienda italiana Hacking Team, specializzata nella vendita di servizi di controllo e sorveglianza informatica a distanza. Non solo, Mutreb conosceva bene Saud Qahtani, consigliere del Re Mohammad Ibn Salman, specializzato nello spionaggio informatico che da anni spia, minaccia e promulga sentenze di morte sui social contro dissidenti e oppositori sauditi all'estero. Qahtani, come riportato da France24, avrebbe presenziato via Skype all'esecuzione di Jamal Khashoggi e chiesto a Mutreb di mostrargli in diretta la testa mozzata del giornalista. Ma Mutreb non è solo un uomo dei servizi è anche la guardia del corpo del Re: diverse sono le immagini di incontri diplomatici, dove compare al fianco del reggente Mohammad Ibn Salman. E' sempre Mutreb in prima persona a curare gli spostamenti e la sicurezza dei membri della casa reale durante le visite all'estero. Gli Stati Uniti lo hanno inserito nella black-list a seguito dell'uccisione del giornalista saudita.
L'inizio e la fine
Sua la frase che darà inizio all'assassinio di Jamal Khashoggi, "L'animale da macello è arrivato?" e sua la chiamata, dopo il sezionamento del corpo, all'ufficio del Re a Ryad: "Avvisa che la missione è stata portata a termine". Il boia Mutreb, dopo l'operazione Khashoggi è tornato a Ryad con un volo privato, grazie all'immunità diplomatica. Il 3 gennaio 2019 per Mutreb e gli altri componenti del gruppo di sicari è iniziato il processo a loro carico per la morte del giornalista. La procura generale di Ryad, in un comunicato a seguito dell'inizio del procedimento giudiziario, ha chiesto la pena capitale per 5 membri dello squadrone della morte, tra i quali compare anche Mutreb. Critiche internazionali sono arrivate per la mancanza tra gli indagati del Re Mohamad Ibn Salman, considerato il mandante dell'omicidio e Saud Qahtani, consigliere del Re e responsabile dell'apparato di controllo degli oppositori all'estero per conto della casa reale saudita.