Chi è l’imprenditore italiano Marco Zennaro e perché si trova in carcere in Sudan
Da giorni il nome di Marco Zennaro ha iniziato a rimbalzare sulle pagine social e sui principali quotidiani locali fino a giungere sulla scrivania del governatore del Veneto Luca Zaia che ha fatto appello al ministro degli Esteri Luigi Di Maio affinché ci sia un intervento immediato per liberare l'imprenditore detenuto in un carcere in Sudan con un’accusa di frode da ormai 56 giorni. Per questo lunedì 31 maggio il direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie della Farnesina, Luigi Vignali, volerà nel paese al confine con l'Egitto per una missione di due giorni a Khartoum con l'obiettivo di fare chiarezza su una vicenda i cui contorni sono ancora tutti da delineare.
La Farnesina invia un funzionario a Karthoum
Il direttore generale, fa sapere la Farnesina, "incontrerà rappresentanti delle autorità locali, effettuerà un'ulteriore visita consolare al connazionale e incontrerà i suoi familiari e il suo legale presenti in Sudan" per "sensibilizzare le competenti autorità sudanesi sulla necessità di una rapida definizione della posizione del cittadino italiano e richiedere la loro collaborazione nel miglioramento delle condizioni di detenzione, nell'attesa di una auspicabilmente rapida conclusione della vicenda". Ma chi é Marco Zennaro e perché si trova in una prigione a Karthum? La sua storia inizia a metà marzo quando prende un aereo diretto in Africa per risolvere un problema sorto successivamente a una vendita di trasformatori elettrici all'azienda sudanese Sedec: 46 anni, ingegnere elettrico e amministratore della società di famiglia "Zennaro Electrical Constructions" che ha sede a Marghera, Marco Zennaro raggiunge la città di Karthum in seguito a una telefonata ricevuta dalla controparte commerciale locale che dopo l'acquisto aveva giudicato non conformi al contratto i prodotti venduti.
La misteriosa morte del mediatore Gallabi
All'imprenditore, però, appena giunto in Sudan viene stato sequestrato il passaporto e gli viene notificata una denuncia per frode: per due settimane è costretto a restare in un albergo dal quale non può uscire poiché piantonato. Finalmente riesce a raggiungere un accordo per il rilascio attraverso il pagamento di 400mila euro. In cambio viene liberato e rimosso il mandato d’arresto che era stato chiesto dal distributore Ayman Gallabi, che ha svolto il ruolo di mediatore nella vendita e che sembra sia stato anche l'autore di quei controlli che hanno portato all'accusa di frode. È il primo aprile e Zennaro raggiunge finalmente l'aeroporto per far ritorno a casa: è qui però che viene nuovamente arrestato per mano di uomini riconducibili ad Abdallah Ahamed. Intanto Gallabi viene ritrovato senza vita il 18 maggio nel Nilo, in una morte le cui circostanze vengono giudicate misteriose.
Le allusioni dei carcerieri a Regeni
Secondo il fratello dell'imprenditore, Alvise Zennaro, i finanziatori di Gallabi che hanno dato l'ok all'acquisto dei trasformatori per conto della Sedec sono "miliziani, accanitisi su Marzo" che avrebbero approfittato della situazione per estorcere più denaro possibile alla famiglia dell’imprenditore veneto. Da 56 giorni Marco Zennaro si trova in carcere, dove è stato portato senza ricevere formalmente alcuna spiegazione né il motivo del fermo: stando a quanto raccontato dall'avvocato della famiglia, divide una cella con trenta detenuti in condizioni disumane e al fratello sarebbero giunte richieste di denaro oltre a diverse minacce che, come riportato anche da Corsera, farebbero riferimento "alla fine di Giulio Regeni in Egitto". "È arrivata la sentenza, ho visto la libertà, e poi invece mi hanno portato dentro e sono ripiombato in questo incubo. Per favore portatemi a casa, venitemi a prendere", l'appello che l'imprenditore ha lanciato attraverso il suo avvocato.
Fermato dagli uomini di un capo milizia e portato in carcere
Il procuratore generale di Karthum pochi giorni fa avrebbe disposto la liberazione di Zennaro, che però non è ancora avvenuta. Contro di lui non ci sono accuse concrete ma sembra che l'arresto sia stato ordinato da Abdallah Ahamed, un uomo del generale Mohamed Hamdan Dagalo, vicepresidente del Consiglio militare di transizione dopo il colpo di stato sudanese del 2019: sarebbe stato infatti Ahamed il vero cliente che, attraverso l'intermediazione di Gallabi (nel frattempo trovato morto annegato nel Nilo), c'era dietro l'acquisto della partita di trasformatori. E infatti, sebbene formalmente all'imprenditore italiano non sia stata mossa alcuna accusa e non sia stata avanzata alcuna richiesta, dietro il nuovo arresto ci sarebbe la pretesa di Ahmed di avere altri 700mila euro di risarcimento per i trasformatori giudicati non idonei.
L'intervento della politica: Portate a casa Marco
Intanto la storia di Zennaro è giunta in Italia e sono molti i politici che hanno iniziato a mobilitarsi per chiedere un intervento del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, denunciando il fatto che "l'imprenditore veneziano continua ad essere detenuto in un carcere del Sudan in condizioni disumane e senza nemmeno una motivazione ufficiale". Oggi l'annuncio da parte della Farnesina dell'invio di Vignali in Sudan affinché venga chiarita la vicenda. "Abbiamo attivato tutte le forze in campo, anche a livello locale, per chiudere questa partita e portare a casa Zennaro", le parole del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.