Chi è Javier Milei, l’ultraliberista di estrema destra che può diventare presidente dell’Argentina
Ieri, domenica 13 agosto, in Argentina si sono tenute le primarie. Si tratta di una votazione in cui gli elettori hanno potuto scegliere tra 22 coppie di candidati (presidente e vicepresidente), in una sorta di elezione anticipata chiamata Paso ("Primarie aperte, simultanee e obbligatorie", sia per gli elettori tra i 18 e i 70 anni che devono obbligatoriamente andare a votare, sia per i partiti che vogliono presentarsi alle elezioni nazionali, e non possono farlo se non prendono almeno l'1,5% alle Paso). A vincere è stato l'economista ultraliberista, di estrema destra e populista Javier Milei, di 52 anni.
Milei guida il partito La libertad avanza (Lla), di cui è anche fondatore, e ha ottenuto il 30% dei voti battendo sia la destra tradizionale di Juntos por el cambio (arrivata al 28%), sia i peronisti di Unión por la patria, che al momento sono al governo con il presidente Alberto Fernández (al 27%). "Siamo in grado di battere la casta", ha annunciato Milei quando sono arrivati i risultati. Le Paso sono spesso visto come una sorta di grande sondaggio pre-elettorale, che arriva a pochi mesi dal voto ‘vero e proprio'. Nonostante formalmente ci sia l'obbligo di voto, ha partecipato solo il 69% degli aventi diritto, in calo rispetto all'ultima volta.
Chi è Javier Milei, la carriera da economista, poi in tv e in politica
Javier Milei, 52 anni, è nato Buenos Aires nel 1970. Il suo compleanno è il 22 ottobre, lo stesso giorno in cui in Argentina si terranno le elezioni nazionali. Milei si è inserito nel panorama politico argentino nel 2016, e da allora ha portato avanti posizioni estreme: abolire la banca centrale, vietare l'aborto e considerare la vendita di organi come "un mercato in più" per risolvere il problema delle liste d'attesa dei trapianti.
Secondo le ricostruzioni giornalistiche, Milei è cresciuto in una famiglia violenta, con il sostegno della nonna materna e di sua sorella minore, Karina, che oggi ha il ruolo di coordinatrice della sua campagna elettorale. Negli anni, avrebbe interrotto tutti i rapporti con i genitori. Un forte supporto emotivo gli viene anche, secondo quanto ha dichiarato, dai suoi cinque cani: Lucas, Robert, Conan, Milton e Murray, cinque mastini inglesi.
Negli anni della scuola – all'università ha studiato Economia – è diventato noto soprattutto per il suo carattere irascibile e per le numerose sfuriate in pubblico. Questo però non gli ha impedito di farsi una carriera da economista, sia ai vertici di importanti istituzioni finanziarie (come il gruppo bancario Hsbc), sia nell'accademia: per anni ha insegnato, tra le altre cose, macroeconomia ed economia della crescita. Ha anche fatto da consulente all'ex militare Antonio Domingo Bussi, che aveva avuto un ruolo durante la dittatura in Argentina ed è attualmente accusato di crimini contro l'umanità.
Il suo carattere istrionico ha poi aiutato Milei a mettersi in mostra in tv: dal 2014 in poi è stato ospite sempre più prominente in vari programmi sia televisivi che radiofonici. Così, diventando noto al grande pubblico e riscuotendo simpatie soprattutto tra i giovani maschi, ha costruito la base per il suo ingresso in politica.
Nel 2019, Milei ha annunciato la sua adesione al Partito libertario, di cui è anche presidente onorario. Nel 2020 si è candidato come deputato, e nel 2021 è nata la sua coalizione La libertad avanza, che l'ha portato all'elezione. Già nel 2021, alle scorse primarie, il partito ha ottenuto il 13,9% dei voti e si è stabilito come la terza forza nazionale. Dopo l'elezione, Milei ha mantenuto una delle sue stravaganti promesse elettorali: ha ceduto il suo stipendio con un sorteggio, dato che "lo Stato è un’organizzazione criminale che si finanzia attraverso le tasse prelevate alle persone con la forza" e quindi si trattava di soldi "sporchi".
Le posizioni di Milei su clima, migranti, tasse e aborto
Oltre a proporre di eliminare la banca centrale, Milei ha portato avanti altre posizioni. Ha detto, ad esempio, di voler negare l'ingresso in Argentina a tutte le persone migranti che abbiano dei precedenti penali nel proprio Paese. Parlando del clima, ha detto che il surriscaldamento globale è "una menzogna del socialismo".
Per quanto riguarda il periodo della dittatura in Argentina, ha negato i numeri ufficiali di persone che furono fatte sparire dal regime, i cosiddetti desaparecidos. Si è schierato contro l'aborto e contro l'educazione sessuale nelle scuole. Ha proposto di liberalizzare l'uso delle armi per tutti i cittadini e di ridurre le tasse anche tagliando programmi assistenziali e privatizzando le aziende pubbliche.
Javier Milei può davvero vincere le elezioni?
Le posizioni "anti sistema" di Milei lo hanno spinto verso il successo elettorale, e potrebbero dargli anche delle buone possibilità di vincere le elezioni e diventare presidente. In un contesto come quello Argentino, di gravissima crisi economica e con il 40% della popolazione in stato di povertà.
Alle elezioni del 22 ottobre servirà il 45% dei voti per vincere al primo turno. O, se il secondo candidato prendesse meno del 30%, basterà il 40%. In ogni caso cifre lontane da quelle che Milei può vantare oggi, anche se ha già affermato che intende vincere alla prima tornata. L'eventuale ballottaggio si terrebbe il 19 novembre 2023. Ora la sfida di Milei sarà quello di dimostrare che la sua candidatura non è solo adatta a un voto di protesta più o meno senza conseguenze, come quello delle primarie, ma anche per la guida del Paese nei prossimi anni.