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Chi è il leader di Hts Mohammed al-Jolani e cosa farà in Siria dopo aver conquistato il potere

Chi è il leader dei ribelli siriani di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che entrato a Damasco ha abbandonato il suo pseudonimo di guerra per tornare al suo vero nome, Ahmed al-Sharaa, e come potrebbe comportarsi dopo la conquista del potere.
A cura di Giuseppe Acconcia
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Una volta entrato a Damasco, il leader dei ribelli siriani di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) ha abbandonato il suo pseudonimo di guerra, Mohammed al-Jolani, per tornare al suo vero nome, Ahmed al-Sharaa. Questo dettaglio spiegherebbe una trasformazione più generale del leader di Hts, 42 anni, che sta cercando di lasciarsi alle spalle la sua immagine di jihadista per accreditarsi come futura guida di un paese di cui l'“Occidente non ha nulla da temere”, l'opposto della Siria “stato canaglia” per gli Stati Uniti, insieme a Iraq e Iran, dei tempi della famiglia al-Assad.

I primi anni di militanza jihadista

Nato in Arabia Saudita nel 1982, dove suo padre ha lavorato come ingegnere petrolifero fino al 1989 dopo aver lasciato le Alture del Golan (proprio da Golan deriva anche il suo cognome Jolani), il leader di Hts è rientrato a Damasco dove ha vissuto nel quartiere di Mezzeh. Mohammed al-Jolani ha iniziato a militare in gruppi jihadisti in Iraq, legati ad al-Qaeda e allo Stato islamico (Is), combattendo nel paese contro l'invasione degli Stati Uniti del 2003. Nel 2005 per un anno è
stato imprigionato nel campo Usa di Camp Bucca dove ha conosciuto il leader del Califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, ucciso nel 2019, futura guida di Is in Siria e in Iraq.

Nel 2011, fu lo stesso Baghdadi ad inviare Jolani in Siria per fondare un altro gruppo molto popolare nel fronte jihadista, Jabhat al-Nusra. Quando nel 2013, Baghdadi dichiarò la confluenza di al-Nusra nel fronte jihadista con la nascita dell'Isis, Jolani iniziò a combattere la sua battaglia distanziandosi dai metodi radicali e violenti dello Stato islamico che imponeva nelle regioni controllate una visione oscurantista e patriarcale dell'Islam con lo scopo di accrescere la sua popolarità tra i locali, dilaniati da anni di guerra civile.

L'ascesa di Isis in Siria

Siria, l’arrivo dei ribelli alla periferia di Damasco
Siria, l’arrivo dei ribelli alla periferia di Damasco

In quegli anni in Siria, oltre ai jihadisti liberati dalle carceri da Bashar al-Assad in nome della strategia del divide et impera che alimentava il terrorismo con il pretesto della stabilità politica, milioni di euro di finanziamenti alle opposizioni siriane, provenienti anche da Stati Uniti e Europa, sono finite nelle mani sbagliate alimentando il jihadismo di Isis che nel 2014 controllava tra Siria e Iraq una regione grande quanto la Gran Bretagna, seminando terrore e morte soprattutto tra curdi e yazidi.

Così come è avvenuto con l'ascesa di molti leader di al-Qaeda, come lo stesso Osama Bin Laden, che si sono formati per combattere tra i Mujahideen contro l'Unione Sovietica in Afghanistan negli anni Ottanta. Nell'aprile del 2013, al-Nusra, guidata da al-Jolani e in contrasto con al-Baghdadi, è diventato un affiliato di al-Qaeda in Siria aprendo uno scontro con i vertici di Isis. Eppure quando i jihadisti di Jabhat al-Nusra hanno conquistato Idlib nel 2015, sono stati obbligati a cooperare con altri gruppi islamisti radicali per governare la città. E così mentre i rapporti con al-Qaeda peggioravano, Jolani modificò il nome del suo gruppo in Jabhat Fatah al-Sham e nel 2017 in Hayat Tahrir al-Sham (Hts) così come lo conosciamo attualmente.

Nella gestione di Idlib, mentre nel 2017 veniva liberata Raqqa per mano dei curdi e al-Jolani era ormai diventato un nemico dello Stato islamico, è andato crescendo anche lo scontro tra Hts e i combattenti di Isis, costretti a smantellare le loro strutture e a raggiungere campi di detenzione per seguire progetti di “deradicalizzazione”. Molti analisti, già in quella fase avevano visto in Hts una forza che voleva guidare il fronte delle opposizioni politiche, sebbene continuasse ad essere designata dalle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna come un'organizzazione terroristica. Gli Usa per anni hanno incluso lo stesso Jolani nelle liste dei terroristi ricercati, con una taglia che pendeva sul suo capo pari a 10milioni di dollari.

Come Hts ha gestito Idlib?

Per comprendere come sarà la Siria del futuro, governata da Hts, possiamo cercare di analizzare in che modo è stata gestita Idlib, e la regione intorno alla città dove centinaia di migliaia di siriani sfollati interni si erano rifugiati, dai ribelli negli anni in cui hanno avuto il potere. Nel 2017, Hts formò nella città il cosìddetto governo di Salvezza nazionale. Si trattava di una sorta di stato nello stato, con i suoi ministeri e i suoi dipartimenti dall'educazione alla sanità con un consiglio religioso che supervisionava il rispetto della legge islamica, sharia.

Jolani si è particolarmente distinto in quella fase per la sua presenza sul campo, soprattutto in occasione del devastante terremoto che nel febbraio 2023 ha colpito l'area mentre non arrivavano aiuti internazionali e governativi proprio nelle zone gestite dai ribelli.

Nel 2021, quando i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan, al-Jolani è stato particolarmente ispirato dalla loro capacità di fare compromessi per ottenere i loro obiettivi politici. In realtà a Kabul con l'avvento dei talebani sono molto peggiorati i diritti per le donne che non possono accedere all'educazione superiore e universitaria. Invece, Hts si è concentrato a Idlib nella gestione dei servizi pubblici, nella ricostruzione e nella ricerca di stabilità in un contesto di grande caos e incertezza politica in cui si è trovata la Siria negli ultimi 13 anni di guerra civile che sono costati la vita a circa 500mila persone, provocando oltre 6 milioni di profughi.

Lo scontro con i jihadisti di Idlib

Nell'ultimo anno, prima dell'offensiva partita lo scorso 27 novembre culminata con la liberazione di Damasco l'8 dicembre scorso, al-Jolani ha dovuto fronteggiare le proteste degli islamisti radicali e di altri fronti a Idlib. Secondo i contestatori che non hanno mai smesso di chiedere il rilascio degli attivisti in carcere nella città siriana, il governo di Hts non si è differenziato in maniera significativa rispetto all'autoritarismo di Bashar al-Assad nella gestione politica locale. Queste critiche diffuse hanno spinto Hts a smantellare alcune forze di sicurezza accusate di violare i diritti umani.

Lo scopo di Hts era già allora di rappresentare la sua azione politica come moderna e moderata sia per la popolazione locale sia agli occhi della comunità internazionale, sebbene abbia mantenuto la sua identità islamista per consolidare il sostegno acquisito tra la sua base elettorale. Per esempio i gruppi radicali di Idlib, si sono fortemente opposti alla costruzione di un centro commerciale, ritenuto “immorale”, e all'organizzazione di campionati che coinvolgessero atleti disabili, sul modello delle Paralimpiadi, che hanno avuto luogo nella città nel 2023.

Come ha fatto Hts ad arrivare a Damasco

Secondo le prime ricostruzioni, i ribelli di Hts, con l'esercito libero siriano (Fsa) e altri gruppi, che da un anno si preparavano a mettere le mani su Damasco, avrebbero raggiunto la capitale siriana mentre i militari dell'esercito si rifiutavano di combattere e abbandonavano le loro posizioni. Un'avanzata così veloce è stata resa possibile dal ridimensionamento del ruolo strategico del movimento sciita libanese, Hezbollah che, fino all'uccisione del suo leader Hassan Nasrallah lo scorso 27 settembre nei raid israeliani contro Beirut, aveva assicurato il pieno sostegno al regime siriano. E così in pochi giorni l'Hts di al-Jolani è avanzata da Aleppo fino a Hama, Homs e Damasco.

Non molti tra i sostenitori di al-Assad si aspettavano un collasso così repentino e inesorabile di tutte le istituzioni del regime. Eppure al-Assad avrebbe lasciato il suo palazzo nelle prime ore di domenica 8 dicembre senza avvisare nessuno del suo entourage e dirigendosi verso la base russa di Hmeimim. Da qui è volato a Mosca, dove l'aspettavano sua moglie e i suoi figli.

Tra il 2018 e il 2019, l'ex presidente siriano avrebbe trasferito nella capitale russa 250 milioni di dollari mentre le truppe di Mosca garantivano la stabilità del suo regime in crisi. Anche suo fratello Maher, noto per la mano dura contro i contestatori, ha lasciato la Siria dirigendosi in Iraq e da qui a Mosca. In parallelo, due cugini materni, Ehab e Eyad, sono stati colpiti dai jihadisti in un agguato in cui Ehab avrebbe perso la vita mentre cercavano di lasciare il paese dirigendosi in Libano. Tuttavia, lo stesso al-Assad, in un messaggio su Telegram considerato autentico, ha smentito di aver abbandonato i suoi parenti e collaboratori assicurando di essere stato costretto dalle autorità russe a lasciare la Siria e aggiungendo che ora il paese è “in mano ai terroristi”.

Secondo le parole della guida suprema iraniana, Ali Khamenei, è stato un piano congiunto di Israele, Stati Uniti e Turchia a determinare la caduta di al-Assad e la conquista del potere da parte dell'Hts di al-Jolani. Il leader iraniano sostiene anche che l'Asse della resistenza che include Hamas, Hezbollah e Jihad islamico, con il sostegno di Iran e delle milizie sciite in Iraq e Yemen, sarà ancora “più potente” dopo la caduta del regime siriano.

Cosa farà Jolani in Siria?

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Dopo la conquista del potere, al-Jolani e il premier ad interim, Mohammed al-Bashir, hanno tentato di rassicurare la comunità internazionale sostenendo che metteranno in pratica in Siria una versione “flessibile” e non radicale di islamismo politico, sul modello della Turchia, principale sostenitrice dell'avanzata di Hts. Non solo, hanno parlato di amnistia per i sostenitori nell'esercito siriano degli esponenti del vecchio regime, di una transizione inclusiva di tutte le fazioni politiche e del rispetto delle minoranze, tra cui cristiani, drusi, alawiti e curdi, e di libere elezioni che dovrebbero svolgersi in primavera.

Al-Jolani ha anche vietato i saccheggi e gli spari in aria, garantendo la sicurezza del personale delle Nazioni Unite e l'operatività delle ambasciate straniere. Ha parlato di relazioni pacifiche con la Russia sebbene le forze di Mosca abbiano dovuto lasciare la Siria e non è chiaro quale sarà il futuro delle basi russe nel paese. Ha anche rassicurato Israele nonostante Tel Aviv continui a bombardare basi militari e centri di ricerca in Siria, sia entrata nelle Alture del Golan e abbia varato il controverso raddoppio dei 20mila coloni israeliani già residenti nell'area.

In realtà, il leader di Hts è anche noto per la sua “astuzia e ipocrisia” e per la sua “ambizione” ben evidente nelle immagini diffuse nei giorni scorsi dalla televisione siriana mentre baciava la terra e entrava nella magnifica moschea degli Omayyadi a Damasco. Ben prima di valutare se cancellare Hts dalla lista dei gruppi terroristici, i rappresentati di Nazioni Unite, Unione europea e Gran Bretagna già si stanno affrettando per incontrare e legittimare la leadership di al- Jolani.

Eppure è ancora prematuro stabilire se l'uomo che ha reso possibile la fine di un regime che andava avanti da 54 anni sarà davvero capace di rispondere alle aspettative di milioni di siriani e di siriane che hanno combattuto per la libertà di espressione e i diritti umani pagando con la vita, sparendo nel nulla o subendo le torture del regime di al-Assad.

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