Chi è Elise Stefanik l’ambasciatrice Onu scelta da Trump che sostiene il “diritto biblico d’Israele”
Donald Trump ha scelto Elise Stefanik come ambasciatrice degli Stati Uniti all'Onu. Sarà lei a fare da tramite nel delicato rapporto tra gli Usa e le Nazioni Unite e a mettere in campo l'agenda internazionale della nuova amministrazione repubblicana.
Nata a New York, 40 anni, Stefanik siede al Congresso dal 2015, ma la sua carriera inizia prima, all'interno dell'amministrazione Bush. È tra le più solide sostenitrici di Trump e delle sue politiche, che si prepara ad affermare con forza anche al Palazzo di Vetro.
In particolare hanno destato interesse le sue affermazioni sul conflitto in Medio Oriente e sull'appoggio incondizionato ad Israele. L'ambasciatrice ha attaccato l'Onu per non aver adeguatamente condannato Hamas e ha ribadito il "diritto biblico d'Israele".
"In qualità di più grande contribuente alle Nazioni Unite – ha scritto Stefanik – gli Stati Uniti devono mettere l'Onu davanti a una scelta: riformare questo sistema che non funziona e fare della pace il cuore della sua azione, oppure continuare a percorrere il sentiero dell'antisemitismo, ma senza il sostegno dei contribuenti americani".
Durante la sua audizione di conferma dell'incarico alla Commissione per le Relazioni Estere del Senato, la neoambasciatrice ha criticato alcune agenzie Onu, a partire dall'Unrwa, l'agenzia per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente, che secondo Stefanik avrebbe promosso l'antisemitismo.
"Gli Stati Uniti devono stare incondizionatamente con Israele all’Onu", ha dichiarato. "Come ambasciatrice, lavorerò instancabilmente per contrastare gli attacchi unilaterali contro il nostro alleato più stretto e garantire che l’Onu rispetti il suo mandato di promuovere la pace e la sicurezza in modo equo".
Interrogata sul suo punto di vista rispetto al diritto a uno Stato dei cittadini palestinesi, Stefanik ha sviato limitandosi a dire che i palestinesi erano stati privati dei loro diritti umani da Hamas. L'ambasciatrice inoltre, si è detta d'accordo con la visione di alcuni ministri dell’estrema destra del governo israeliano, secondo cui Tel Aviv ha un "diritto biblico sull’intera Cisgiordania".
Dall'altra parte, Stefanik ha sostenuto che il gesto fatto da Elon Musk dal palco della Capitol One Arena a Washington non avesse nulla a che vedere con l'antisemitismo. "No, Elon Musk non ha fatto quei saluti," ha dichiarato. "Il popolo americano è intelligente e vede oltre queste cose e sostiene Elon Musk".
Insomma, la posizione di Stefanik sul conflitto a Gaza e sull'operato di Israele potrebbe avere delle ricadute importanti sull'azione diplomatica degli Stati Uniti in Medio Oriente e soprattutto, sul futuro del popolo palestinese.