Nessuno sa come andrà a finire tra Russia, Usa e Nato per interposta Ucraina. Tutti, però, hanno già capito chi trarrà vantaggio da quella diatriba: la Cina. E lo si vede dai segnali che il pragmatico mondo dell’economia e delle imprese non si stanca di mandare, dai manager delle multinazionali americane, raccolti in gruppi di pressione come il National Foreign Trade Council o l’American Petroleum Institute, che invitano il presidente americano Biden alla moderazione, agli esponenti della grande industria italiana che sfidano il malumore del Governo per colloquiare con Vladimir Putin. Per non parlare della solita astuzia con cui si muovono i cinesi. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha avuto un lungo colloquio telefonico con il segretario di Stato Usa Blinken in cui ha ribadito che “bisogna uscire dalla mentalità della Guerra Fredda”, aggiungendo però che “le giuste esigenze di sicurezza della Russia vanno prese in considerazione e risolte”. Il tutto mentre il dialogo tra Russia e Cina procede anche ai massimi livelli. A metà dicembre Vladimir Putin e Xi Jinping si sono parlati per un’ora e mezza via computer, con grandi dimostrazioni di amicizia che sono diventate, ovviamente, atteggiamenti politici. Putin è stato il primo dei grandi leader mondiali a confermare la propria presenza alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Pechino, che sarà invece disertata da Joe Biden. Dopo il colloquio, il Cremlino ha annunciato che Russia e Cina formeranno un organismo finanziario comune per ridurre la dipendenza dal dollaro (la valuta universale dei commerci) e il peso delle sanzioni e dei dazi imposti dagli Usa e dall’Europa.
Ma vediamo più in concreto in che modo la Cina può trarre profitto dalla crisi dei rapporti tra Russia e Occidente.
L’energia
Nel 2020 l’Europa ha consumato 394 miliardi di metri cubi di gas e la Cina “solo” 320 miliardi. Ma quello cinese è un mercato in forte espansione (vale da solo il 40% dell’incremento dei consumi mondiali di gas), perché le autorità di Pechino vogliono ridurre la dipendenza dal carbone, che è molto inquinante ma che, ancora oggi, produce quasi il 60% dell’energia consumata dai cinesi. La Russia ha sempre cercato uno sbocco stabile sul mercato cinese e l’ha ottenuto nel 2019, quando Putin e Xi Jinping hanno inaugurato il gasdotto Power of Siberia, con un contratto trentennale da 38 miliardi di metri cubi l’anno. Ora, poi, è allo studio un altro gasdotto, chiamato Power of Siberia 2. Nello stesso tempo, come tutte le famiglie ben sanno, l’Europa, che dipende per oltre il 40% dal gas russo, sta vivendo un inverno con raffiche di rincari proprio sul fronte del riscaldamento e dell’energia elettrica. Tra i due fenomeni non c’è legame diretto ma, di questo passo, potrebbe nascere. L’Europa, anche per ragioni politiche, ha smesso di comprare il gas dalla Russia con contratti a lungo termine (favorevoli ai produttori), nella speranza di comprarne di meno anche a costo di pagarlo di più. Operazione fallita e destinata a fallire per molto tempo, anche se l’esportatore russo ha rispettato tutti gli accordi e ha ancora un forte interesse economico a farlo. Ma che potrebbe succedere se la crisi politica tra Occidente e Russia si acuisse, se l’Europa riscoprisse il nucleare come indica la Ue e la Cina, con la crescita della sua poderosa macchina industriale, potesse garantire alla Russia gli incassi venuti a mancare sul fronte europeo? Rischieremmo, noi europei, di diventare clienti di serie B della Russia gasifera, e come tali di essere trattati. Come si vede, comunque vada in futuro tra Russia, Europa e Usa, la Cina può solo guadagnarci.
Il commercio
Nel 2021 l’interscambio commerciale tra Russia e Cina ha battuto tutti i record, arrivando alla cifra di 130 miliardi di dollari (circa metà dell’interscambio tra Usa e Ue). E continua a crescere. Ovviamente la Russia esporta in Cina soprattutto materie prime. La Cina, al contrario, esporta prodotti finiti. Il problema è che la Cina sta fornendo alla Russia in misura sempre maggiore proprio i prodotti che fino a qualche tempo fa erano un’esclusiva dell’Europa. Nel 2021, ai primi posti dell’import russo dalla Cina, c’erano macchinari e componenti per l’elettronica, macchine industriali, autoveicoli, materie plastiche e attrezzature mediche, ottiche e fotografiche. Altro esempio: la Russia si sta preparando al 5G con le attrezzature della cinese Huawei che l’Occidente ha di fatto espulso, e non con quelle delle aziende europee o americane. Poiché si parla ogni giorno di nuove sanzioni economiche contro la Russia, in prospettiva la Cina, che già ci guadagna (è il primo partner commerciale della Russia, sia per le importazioni sia per le esportazioni, con un attivo che nel 2021 è stato di circa 6 miliardi di dollari), può solo guadagnarci ancor più, vendendo sempre più “cose” alla Russia. Ma non solo: il 90% del commercio tra Cina ed Europa scorre attraverso il territorio della Russia o di Paesi dell’Asia Centrale a essa fortemente legati. Se le guerre commerciali tra Usa e Cina ed Europa e Cina crescessero di tono, la Cina avrebbe nella Russia un alleato in una posizione davvero strategica.
Gli eserciti
Le spese militari e per la difesa degli Usa restano inarrivabili: 778 miliardi di dollari nel 2020, contro i 252 della Cina e i 61,7 della Russia. Cina e Russia messe insieme non spendono per le forze armate la metà di quanto spendono gli Usa da soli. Però Cina e Russia sono più avanti degli Usa, per ammissione degli stessi americani, in due settori strategici: la guerra nello spazio e i missili ipersonici. Il 15 novembre la Russia ha abbattuto un suo vecchio satellite proprio per sperimentare un sistema che, come ammesso anche dai vertici militari russi, servirebbe appunto a mettere fuori uso le attrezzature spaziali di una nazione eventualmente nemica. Ci sono 7.500 satelliti attivi sopra le nostre teste. Riusciamo a immaginare che cosa succederebbe nei nostri Paesi se di colpo smettessero di funzionari i sistemi elettronici, le comunicazioni, i servizi che ormai diamo per scontati? E poi ci sono, appunto, i missili ipersonici, manovrieri e velocissimi, capaci di volare a oltre 6 mila chilometri l’ora e quindi, di fatto, non intercettabili. La Russia ne ha sperimentati due modelli, lo Zirkon e il Kinzhal e soprattutto ha in arsenale l’Avangard, una specie di aliante capace di volare senza motore negli strati più alti dell’atmosfera portando una testata nucleare, per calare all’improvviso sull’obiettivo. Degli armamenti della Cina si sa meno, ma è certo che anche Pechino lavora da anni in questi settori. Cina e Russia, che nel 1969 si fecero persino una piccola guerra, non sono prossime a una vera alleanza militare. Ma anche in questo campo si sono molto riavvicinate, con esercitazioni militari comuni sempre più frequenti e massicce, l’ultima pochi giorni fa in compagnia anche dell’Iran. Se si dovesse arrivare alle estreme conseguenze, o lì vicino, la Cina potrebbe approfittare del know how russo su arnesi di cui non si vorrebbe nemmeno sentir parlare.