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Cherán, la città dove dove non esistono più delinquenti, partiti politici e polizia

Cherán, un piccolo paese messicano, è riuscito a scacciare i narcos che minacciavano la loro foresta. Non solo: da cinque anni non ci sono più partiti politici né polizia. Un esempio di autogoverno basato sugli usi e costumi della cultura indigena che l’ha reso uno dei luoghi più sicuri in Messico.
A cura di Mirko Bellis
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La Ronda Comunitaria controlla l'entrata a Cherán
La Ronda Comunitaria di Cherán in un posto di blocco

In mezzo alla violenza che scuote da anni il Messico c’è un’oasi di pace, il piccolo villaggio di Cherán. I 12.000 abitanti di questo paesello della zona montagnosa dello Stato di Michoacán da ormai cinque anni sono riusciti a scacciare i temibili narcos della droga dal loro territorio. E questo non è il solo aspetto a rendere il municipio un caso di cui si sono occupati i media di mezzo mondo. A Cherán infatti non ci sono partiti politici o rappresentanti del Governo centrale e nemmeno la polizia; l’unica autorità presente è il Consiglio superiore del governo comunale, composto dai membri della comunità indigena dei purépecha.

I risultati raggiunti a Cherán sono straordinari: dal 2011 non ci sono più omicidi, rapimenti ed estorsioni. Ma come è stato possibile? Quello che è successo è il frutto di una lotta iniziata cinque anni. Il business dei cartelli messicani non riguarda ormai solo la droga, ma sta estendendo il proprio controllo su qualsiasi settore che possa rivelarsi redditizio, come il commercio di legname, base dell’economia locale. Stanchi dei soprusi della criminalità organizzata che minacciava di deforestare le montagne di pino, gli abitanti di Cherán si sono ribellati. La mattina del 15 aprile 2011 un gruppo di donne attaccò con pietre una fila di camion che stava passando dal centro cittadino prendendo in ostaggio alcuni taglialegna. Le campane della chiesa di San Calvario suonarono e vennero sparati razzi pirotecnici per chiamare a raccolta la popolazione; si scatenò quindi uno scontro tra i narcotrafficanti e i cittadini di Cherán armati di sassi e machete.

"Tutti per strada correvano impugnando un machete", ha raccontato alla Bbc Melissa Fabián, una delle donne che partecipò alla rivolta solo indirettamente, poiché all'epoca aveva appena tredici anni. "Le donne si riversarono per strada, con il volto coperto”, prosegue Melissa. “Si sentivano le persone urlare e le campane della chiesa che suonavano continuamente".  Per calmare gli animi e ristabilire l'ordine pubblico intervennero la polizia municipale e il sindaco, che decretarono la liberazione degli ostaggi. Ma la situazione non divenne affatto più tranquilla, al contrario, le tensioni tra i residenti, i taglialegna e la polizia si fecero ancor più accese.  "Mi fa venire voglia di piangere quando penso a quel giorno", ricorda Margarita Elvira Romero. "Era come un film dell'orrore, ma è stata la cosa migliore che avremmo potuto fare”. Quell'episodio fu l'inizio del cammino verso l'autogoverno. Da allora, senza l’aiuto della polizia, la popolazione ha reso impenetrabile il loro territorio ai cartelli della droga. Per difendersi dalle rappresaglie dei narcos, gli abitanti cominciarono a presidiare le vie d’accesso e ad ogni angolo sorsero le cosiddette "fogatas” (falò), posti di blocco dove la Ronda Comunitaria, formata da uomini e donne armate, controlla tutti i veicoli che entrano in città.

Ma non solo i narcos sono stati cacciati da Cherán. Anche i partiti e la polizia sono banditi. Gli abitanti accusarono i politici locali di collusione con la criminalità per aver permesso ai talamontes (i taglialegna illegali) di agire indisturbati. Da ormai cinque anni i partiti politici sono vietati e i cittadini di Cherán risolvono da soli tutto ciò che riguarda la sicurezza, l'economia e il bene comune.  I dodici membri del Consiglio superiore del governo comunale (la massima autorità del municipio) sono scelti in rappresentanza dei quattro quartieri che compongono il paese. In carica fino al 2018, la loro elezione segue gli usi e costumi di questa comunità indigena senza che si sia nessun intervento esterno. Il nuovo sistema politico è stato riconosciuto dal Tribunale elettorale federale del Messico che ha concesso a Cherán la piena possibilità di autogovernarsi.

L'esempio di autogoverno di Cherán si sta diffondendo e anche ad altri comuni dello Stato di Michoacán, come Urapicho e Tepalcatepec, sono alla ricerca di mezzi legali per diventare indipendenti. La Costituzione del Messico è dalla loro parte; all'articolo 2 garantisce infatti il diritto dei popoli indigeni a decidere le loro forme di convivenza, l'organizzazione sociale, economica, politica e culturale.
Le testimonianze degli abitanti di Cherán concordano su di un punto: ora si sentono più uniti e la loro vita è pacifica, senza violenza o danni all'ambiente. L'elemento che ha permesso tutto ciò, come hanno spiegato alcune donne, è stato solo uno: la solidarietà.

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