Chavez operato a Cuba, Wikileaks sentenzia: “ha massimo due anni di vita”
Il cancro che da diversi mesi affligge il presidente venezuelano Hugo Chavez è tornato. Lo aveva ammesso lo stesso Chavez la scorsa settimana e, nella notte di lunedì, è stato operato d'urgenza all'ospedale cubano Cimeq. "Sconfiggerò di nuovo il cancro" aveva detto il caudillo all'alba del viaggio verso Cuba e – secondo fonti a lui vicine – le sue condizioni di salute sarebbero buone, tanto da non metterne minimamente in discussione la partecipazione alle presidenziali del prossimo 7 ottobre. Nel caso la tornata elettorale facesse registrare una nuova vittoria di Chavez, si tratterebbe del terzo mandato consecutivo per il leader bolivariano, in carica dal 1999. Al momento, i pronostici sono decisamente favorevoli alla sua rielezione, ma la malattia potrebbe rappresentare un'arma decisiva nelle mani di un'opposizione che ha dalla sua la forte candidatura del giovane e carismatico Henrique Capriles Radonski, avvocato trentanovenne (che con i 95% delle preferenze ha dominato le primarie del Mud, partito di centrosinistra) e l'esplicito appoggio del governo statunitense, che ha previsto finanziamenti diretti per almeno cinque milioni di dollari a gruppi venezuelani anti Chavez
Ciononostante, negli ultimi anni, Chavez è uscito vittorioso sia dal referendum del 2004 – indetto dall'opposizione – in cui si chiedeva la destituzione popolare del presidente in carica (strumento che lo stesso Chavez, nel 1999, ha voluto istituire all'interno della Costituzione Bolivariana), sia dalla competizione del 2006, anno in cui la sua rielezione venne accompagnata da un consenso plebiscitario (oltre il 68% di voti a favore). In entrambi i casi, le accuse di brogli elettorali furono fugate dall'indagine di osservatori internazionali che, anzi, definirono le operazioni di voto "un esempio di democrazia", sollevando però dubbi sull'eccessivo sbilanciamento a favore di Chavez durante la propaganda mediatica per le presidenziali del 2006. Questo significa una cosa molto semplice: da qualunque lato si voglia considerare l'affare Chavez, il presidente venezuelano è molto amato in patria. Certo, anche il fronte dei detrattori è molto nutrito, ma non abbastanza da poter minimamente insidiare la sua leadership, o almeno non ancora, non se le voci circa la gravità dello stato di salute di Chavez non verranno confermate.
Stando al contenuto dei documenti riservati pubblicati da Wikileaks, infatti, il presidente venezuelano non sarebbe nelle condizioni di assistere al compimento del suo sogno: l'unione e il riscatto dei popoli latinoamericani secondo il progetto socialista immaginato da Simon Bolivar. Leggendo le email pubblicate dal sito di Julian Assange e appartenenti all’agenzia di intelligence americana Startfor, si viene a conoscenza di presunte fonti venezuelane pronte a giurare che le prospettive di vita di Chavez non superano i due anni; prospettive che si riducono a meno di anno se si prendono in considerazioni le fonti russe, secondo le quali il cancro del presidente è stato trattato con macchinari medici inadeguati e risulta ormai incurabile. Tali insinuazioni, però, vengono fortemente contestate dalle autorità cubane e venezuelane che, anzi, parlano di un intervento "perfettamente riuscito" e di lesioni "completamente rimosse".
L'intera faccenda, comunque, resta piuttosto oscura, e certo non si può non ammettere che, quand'anche la malattia di Chavez fosse davvero grave, le autorità venezuelane non avrebbero alcun interesse a rendere pubblica la notizia. Inoltre, considerando la cultura fortemente impregnata di mito e religione che caratterizza il Venezuela, non mancano voci figlie del mondo della superstizione. Secondo quando riportato da Anna Mazzone per Panorama, è dal luglio 2010 che, per giustificare il cancro che ha colpito il presidente, tra la popolazione venezuelana serpeggia l'ipotesi leggendaria della "maledizione bolivariana"; maledizione da cui Chavez sarebbe stato colpito per aver riesumato le ossa di Simon Bolivar ed essersene servito per un rituale Palero in cui avrebbe domandato al celebre rivoluzionario "un potere e una fama simili alla sua".
Certo non è nostra intenzione addentrarci – qui e ora – nello studio dei miti venezuelani, ma la nascita di una simile leggenda intorno alla malattia di Hugo Chavez non fa che rafforzare l'atmosfera mitica che – nel bene e nel male – il presidente venezuelano è riuscito a costruire intorno alla sua persona. È come se una parte del popolo venezuelano sentisse l'esigenza di legare la possibile dipartita del presidente a un evento di natura soprannaturale; come se non fosse possibile per un uomo come Chavez morire come muore un essere umano qualunque. Insomma, quale che sia il destino del leader bolivariano, una cosa resta certa: il chavismo non morirà con lui, tanto che siamo pronti scommettere che, in seguito alla sua scomparsa, l'aggettivo "bolivariano" verrà sostituito da "chavista".