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Charlie Hebdo. Coco, la vignettista che ha aperto: “Così mi sono salvata”

E’ stata Corinne Rey, una delle disegnatrice di Charlie Hebdo, ad aprire la porta della redazione agli attentatori: “Sostenevano di essere di Al Qaeda”. Una altra vignettista si è salvata alla strage “perché donna”.
A cura di Biagio Chiariello
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Sono le 11.30 del 7 gennaio a Parigi. Due uomini armati con un fucile automatico Ak-47 stanno per entrare nell'edificio sede della redazione di Charlie Hebdo. La prima persona che si trovano davanti è Corinne Rey, disegnatrice della rivista conosciuta con lo pseudonimo Coco. La donna stava rientrando in ufficio dopo essere andata dalla figlia all'asilo. Sotto la minaccia delle armi è costretta a digitare il codice apriporta. “Superato l'ingresso hanno sparato a Wolinski poi a Cabu. Erano seduti uno accanto all'altro. Tutto è durato cinque minuti, forse anche meno. Una pioggia di colpi. Io sono riuscita a ripararmi sotto una scrivania e non si sono accorti che ero lì. Parlavano un ottimo francese, urlavano e sostenevano di essere di Al Qaeda”, racconta, ancora spaventata, Corinne ai giornalisti di L’Humanité. “Ero andata dalla mia bambina all'asilo. Quando sono arrivata davanti alla porta del palazzo del giornale, due uomini incappucciati e armati mi si sono avvicinati con i kalashnikov il passamontagna calato sul viso e mi hanno spinto per digitare il codice che apre la porta. Di corsa sono saliti diretti verso l'ufficio. Poi gli spari”. Secondo Corinne, “il tutto sarà durato cinque minuti. Parlavano un francese perfetto e sostenevano di essere di Al Qaeda”.

Alla strage si è salvata anche una altra donna. Catherine Meurisse, una disegnatrice, arrivata in ritardo alla riunione di redazione che si stava svolgendo al momento dell'attentato: “Ho visto i due uomini incappucciati che correvano per la strada nel momento stesso in cui stavo arrivando al palazzo. Volavano spediti, da una parte all'altra del marciapiede. Erano molto agili ma l'attitudine era quella di un assalto in sile militare. Non mi sono resa conto subito di quello che avevano fatto nell'ufficio del mio giornale”. Uno di loro le avrebbe detto ‘non ti ucciderò perché sei una donna. Devi però convertirti all’Islam, leggere il Corano e coprirti’. E subito dopo è scappato via, gridando ‘Allahu akbar, Allahu akbar!’.

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