Charleroi, chi è Hakima, la poliziotta musulmana ferita nell’attacco
Non hanno voluto incontrare il primo ministro belga e il sindaco della città i familiari di Hakima Dhamna, una delle due agenti ferite sabato pomeriggio a Charleroi da un uomo armato di machete che le ha aggredite urlando "Allah Akbar". Sopraffatti dal dolore e da quanto accaduto, i parenti della donna, il cui volto è stato devastato dai colpi, non se la sono sentita. La famiglia è di origini marocchine, vive poco lontano da boulevard Mayence ed è composta da islamici osservanti. Ma Hakima, hanno detto i colleghi che per quindici anni sono stati con lei in polizia, si è sempre considerata pienamente belga. Una donna, hanno ricordato, dedita al lavoro e discreta sulla sua vita privata, sempre pronta a dare una mano. Delle due poliziotte ferite è la più grave: è già stata operata a più riprese, per delicati interventi di chirurgia plastica e ricostruttiva; è fuori pericolo, ma resterà sfregiata.
Sabato scorso aveva iniziato il turno alle 14, insieme a Corinne, l'altra poliziotta ferita nell'attacco, e un'altra agente. Erano messe fuori dal "check point", un piccolo prefabbricato in legno. Facevano, hanno spiegato i colleghi del sindacato di polizia, "un lavoro che, tecnicamente, non sarebbe spettato loro", e senza la rete che adesso campeggia all'ingresso. Prima di loro c'era un altro collega nella casupola, con una stazza più imponente. L'attentatore ha quindi pensato di attendere, e ha agito quando sono arrivate le due poliziotte. Che, nonostante l'attacco feroce, sono riuscite comunque a neutralizzarlo. Proprio Hakima, anzi, gli ha sparato per prima, nonostante le ferite più profonde. Quei primi colpi hanno impedito che quelle di Corinne fossero più gravi. Le due donne sono state in coma per un'intera giornata. Il primo ministro belga in conferenza stampa ha parlato di eroismo per le due poliziotte, ma gli altri agenti sono certi che da questo momento in poi "niente sarà facile".