Cessate il fuoco a Gaza, Israele libera nella notte 90 prigionieri palestinesi: accolti da una folla in festa
Poco dopo l'una di notte due autobus con i vetri oscurati hanno lasciato la prigione israeliana di Ofer, in Cisgiordania. A bordo 90 prigionieri palestinesi, liberati dopo il rilascio di tre donne israeliane nel primo giorno di cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
La notizia è stata confermata dal Servizio carcerario israeliano. Ad attendere il ritorno a casa dei prigionieri c'era una folla festante: centinaia di persone hanno accolto gli autobus su una strada di Beitunia che porta a Ramallah, sede dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), sventolando bandiere di movimenti politici diversi, tra cui Hamas, e lanciando fuochi d'artificio che hanno illuminato la notte in un momento di grande commozione.
I primi prigionieri palestinesi liberati sono 69 donne e 21 minori. A fronte delle tre donne civili israeliane per le quali ieri, domenica 19 gennaio, sono finiti gli oltre 15 mesi di prigionia nelle mani dei militanti di Hamas, dalla prigione di Ofer sono usciti 90 detenuti, 30 per ciascun civile israeliano libero e con un ‘peso' corrispondente. Per il momento dal carcere non sono usciti ergastolani e nomi legati a ruoli apicali della dirigenza di Hamas.
Tra i detenuti liberati questa notte c'è anche Khalida Jarrar, 62 anni, storico personaggio dell'attivismo palestinese. È una componente di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione attiva fin dagli anni '60, protagonista anche della Seconda Intifada. Da Israele, Stati Uniti e Unione Europea il movimento è designato come organizzazione terroristica.
Jarrar, attivista per la difesa dei diritti umani e che proprio sui diritti dei detenuti palestinesi ha guidato importanti battaglie, è stata deputata, eletta al parlamento palestinese nel 2006 e nell'ultimo decennio è stata a più riprese arrestata e rilasciata, sebbene mai condannata per coinvolgimento diretto nelle azioni militari del Fronte Popolare. Nel 2007 le è stato vietato di viaggiare all'estero, divieto poi revocato nel 2010 per consentirle di ricevere cure mediche in Giordania.
Nel 2015 la sentenza è stata di 15 mesi di detenzione per incitamento e appartenenza a un'organizzazione vietata e l'arresto più recente nel dicembre 2023, con gli ultimi 6 mesi trascorsi in isolamento in una piccola cella, stando ad alcune indicazioni. Durante la prigionia non è stato consentito nemmeno al marito, Ghassan Jarrar, di farle visita in prigione, come lui stesso ha denunciato in una recente intervista.
Un precedente legato ai suoi periodi in carcere riguarda la morte della figlia Suha, nel 2021 a Khalida fu negato un permesso su basi umanitarie per partecipare al funerale. Tra le altre donne che compaiono nella lista ci sono Dalal Khaseeb, di 53 anni, sorella dell'ex vice comandante di Hamas Saleh Arouri, ucciso in un attacco israeliano in un sobborgo meridionale di Beirut un anno fa. Poi Abla Abdelrasoul, 68 anni, moglie del leader del Fplp Ahmad Saadat, che nel 2001 uccise un ministro israeliano e sta scontando una condanna a 30 anni.
Insieme alle donne ci sono poi 21 minorenni, il più giovane ha 15 anni, si chiama Mahmoud Aliowat ed è accusato di un attacco a Gerusalemme nel 2023. Sulla base della lista pubblicata dal ministero della Giustizia, in questa prima fase dell'attuazione dell'accordo è prevista la liberazione di detenuti arrestati dal 2020, tra cui 66 solo nell'ultimo anno.
Cinque sono sospettati di tentato omicidio, tre di omicidio e sette di aggressione. Dieci sono già stati condannati, 31 sono detenuti senza processo e 51 sono in attesa di giudizio. Al Jazeera ha fornito altri dettagli sull'elenco e ha indicato 76 prigionieri provenienti dalla Cisgiordania e 14 da Gerusalemme Est.
Durante questa prima fase del cessate il fuoco, Israele dovrebbe liberare circa 1.900 prigionieri palestinesi, mentre Hamas dovrebbe rilasciare 33 ostaggi israeliani. L’accordo per la tregua, approvato venerdì ed entrato in vigore domenica, prevede che siano liberati tutti gradualmente e che anche i corpi delle persone decedute siano restituiti.