Centrale Zaporizhzhia riconnessa alla rete elettrica, Zelensky avverte: “Situazione ancora pericolosa”
La centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata riconnessa alla rete elettrica ucraina nella giornata di ieri, venerdì 26 agosto, dopo un'interruzione di 24 ore. L'agenzia atomica ucraina Energoatom aveva fatto sapere che la centrale era stata tagliata fuori dalla rete elettrica in seguito ai danni provocati da alcuni incendi appiccati dai bombardamenti.
Il presidente ucraino Zelensky ha fatto sapere che "la situazione resta ancora molto rischiosa e pericolosa".
Secondo il leader di Kiev, una nuova disconnessione dalla rete elettrica porterebbe la centrale sull'orlo del disastro.
"Qualsiasi ripetizione degli eventi di giovedì, qualsiasi azione della Russia a danno dei reattori potrebbe condurci a un passo dalla catastrofe". Per questo motivo Zelensky ha invocato l'intervento dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica.
Gli attacchi nei dintorni dell'impianto vanno avanti ormai da settimane, alimentando le preoccupazioni riguardanti un disastro nucleare. Per giorni Kiev e Mosca hanno puntato il dito l'una contro l'altra, incolpandosi vicendevolmente dei danni alla centrale di Zaporizhzhia, che è il più grande impianto nucleare d'Europa e fornisce circa un quinto dell'energia elettrica di tutta l'Ucraina.
Nonostante il ripristino della rete elettrica e il pericolo di disastri nucleari, durante la notte sono ripresi i bombardamenti nell'area occupata dai russi.
Secondo Oleksandr Starukh, governatore ucraino della zona di Kamianka (Zaporizhzhia) nelle mani dei russi, almeno 5 persone sarebbero rimaste uccise.
Il bilancio però sembra destinato ad aggravarsi: secondo i residenti della zona, diverse persone sarebbero rimaste sotto le macerie di edifici crollati.
L'occupazione della centrale di Zaporizhzhia
La zona di Zaporizhzhia è occupata dai russi dal mese di marzo. Nella centrale nucleare, però, continuano a lavorare dipendenti ucraini. Secondo le autorità di Kiev, alla base dell'occupazione vi sarebbero motivi strategici: fondamentale per i russi sarebbe la posizione della centrale sul fiume Dnepr, proprio sulla linea del fronte.
Da qui l'esercito del Cremlino può attaccare le truppe ucraine con armi a lunga distanza.
Secondo il presidente ucraino Zelensky, la Russia avrebbe danneggiato volontariamente la rete elettrica collegata alla centrale. Solo l'attivazione dei sistemi di emergenza avrebbe evitato il disastro nucleare.