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Casson (Copasir): “Italia oggettivamente rischia, soluzione può essere solo politica”

Ai microfoni di Fanpage.it Felice Casson, segretario del Copasir: “Il pericolo esiste, l’Italia è un obiettivo da sempre ma la preoccupazione è generalizzata”. Un grave problema è “il coordinamento internazionale europeo, molto carente fino agli attentati di Parigi”
A cura di Gaia Bozza
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Felice Casson Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Felice Casson Foto Roberto Monaldo / LaPresse

C'è o non c'è un rischio terrorismo dell'Isis anche in Italia? La domanda è da un milione di dollari, ma in questi giorni agita e ne sottintende molte altre altre.  La risposta che dà il segretario del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) non deve allarmarci, ma potrebbe non piacerci: "Il fatto che ci sia il Vaticano, Roma, le città d'arte, il fatto che rientriamo nel mondo occidentale a pieno titolo ci fa ritenere che possiamo costituire un obiettivo per i terroristi da sempre. E va anche detto che c'è preoccupazione negli apparati di intelligence e di polizia perché non c'è grande coordinamento a livello europeo e i fatti ce lo hanno dimostrato".  A parlare in un'intervista a Fanpage.it è Felice Casson, segretario del Comitato. Sono passati pochi giorni dai terribili attentati di Parigi: armi e bombe tra la folla in teatri, bar, stadio, ristoranti. Nei posti dove la gente passa il tempo. Ovunque, ma solo potenzialmente, per ora. L'Fbi ha inviato all'intelligence italiana una segnalazione nella quale alcuni obiettivi sono ben definiti: la Basilica di San Pietro a Roma, il teatro alla Scala di Milano e il Duomo del capoluogo lombardo. E poi ci sono i nomi di 5 soggetti, inviati ai servizi segreti italiani dagli Stati Uniti, che potrebbero essere presenti nel nostro Paese con intenti poco rassicuranti. Le indagini sono iniziate ed è iniziata l'attività di verifica. Ma "la preoccupazione è generalizzata – aggiunge Casson – Non riguarda solo la Francia o l'Italia".

Allerta terrorismo sale al livello 2: che significa?

"Significa che il livello di attenzione precedente, che c'è sempre stato, è salito a causa dei recenti avvenimenti. E' una situazione che ci portiamo avanti da un po' di tempo e sia gli apparati di intelligence che la polizia mantengono alta la vigilanza sugli obiettivi sensibili. Le modalità degli attentati hanno determinato questo cambiamento, si è alzato il livello di guardia perché in Francia sono stati attaccati obiettivi generalizzati che riguardano un passaggio decisionale diverso rispetto al passato coinvolgendo a livello più alto la popolazione.

Qual è il rischio concreto in Italia?

"Segnali specifici rispetto ai mesi passati non ce ne sono stati, ma sappiamo –  Copasir, forze di polizia e apparati di intelligence – che l'Italia è oggettivamente un obiettivo. Il fatto che ci sia il Vaticano, Roma, le città d'arte, il fatto che rientriamo nel mondo occidentale a pieno titolo ci fanno ritenere che possiamo costituire un obiettivo per i terroristi da sempre. E va anche detto che c'è preoccupazione negli apparati di intelligence e di polizia perché non c'è grande coordinamento a livello europeo e i fatti ce lo hanno dimostrato. Proprio in questi giorni siamo a Washington, ma la preoccupazione è generalizzata perché riguarda il mondo occidentale nel suo insieme. La questione deve essere risolta da un punto di vista politico, mentre per le questioni di sicurezza specifiche devono funzionare al meglio gli apparati di intelligence con le forze di polizia; le forze di polizia innanzi tutto devono avere una integrazione forte e la possibilità di intervento. Ma non è un problema di norme e di leggi, che già esistono. C'è un problema legato alla capacità di intervenire in maniera concreta. E bisogna dire che il coordinamento internazionale europeo strutturalmente è stato molto carente fino a quanto avvenuto a Parigi".

C'è pericolo di attentati per il Giubileo?

"Il Giubileo potrebbe essere un pretesto specifico per intervenire. Il livello dello scontro deciso a Parigi ha cambiato la prospettiva e dato un segnale terribile: gli interventi con armi e materiale esplosivo potrebbero esserci praticamente dappertutto e per questo c'è stato un innalzamento del livello di scontro e pericolosità".

L'emendamento Parigi del dl missioni prevede di allargare garanzie e poteri degli 007 anche alle forze armate. Cosa ne pensa?

E' un emendamento già presentato al Senato all'interno del disegno di legge per missioni all'estero, prima dell'estate.  Dopo gli attentati di Parigi i colleghi hanno pensato di proporre quello stesso emendamento, più  meno: ma dovrebbe riguardare solo operazioni particolari all'estero. Io credo, comunque, che inserire norme nuove in questo momento sia estremamente pericoloso. Le leggi ci sono già e non credo che abbiamo bisogno di regole speciali. Intelligence e polizia possono intervenire secondo le quelle già esistenti".

Con l'allarme terrorismo esiste il rischio di una restrizione delle libertà personali?

"In prospettiva, il rischio più forte è questo:  le norme che già esistono permettono controlli addirittura nel caso di sospetti, per questo ho chiarito che a mio parere non ne servono di nuove. Già adesso c'è la possibilità di fare dei controlli non solo in presenza di indizi, ma anche in presenza di sospetti, con il sistema delle intercettazioni preventive. L'intervento e la soluzione del terrorismo possono essere solo politici, non si può pensare di risolvere tutto con le forze di polizia perché questo degli attentati è un problema politico che coinvolge tutti".

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