Caso Snowden, Stati Uniti assicurano: se ritorna niente pena di morte
Gli Stati Uniti assicurano che non chiederanno la pena di morte per Edward Snowden. Le accuse a carico dell’ex analista dell’Nsa non comportano la pena di morte. Il trentenne ricercato si trova ancora in un aeroporto di Mosca in attesa di poter raggiungere uno dei paesi che gli hanno offerto asilo politico, oppure di ricevere l’asilo dalla stessa Russia. Eric Holder, ministro della giustizia degli Stati Uniti, ha affermato martedì in una lettera a Alexander Vladimirovich Konovalov, ministro della giustizia della Russia, che "Mr. Snowden ha presentato documenti che chiedono asilo temporaneo in Russia per il fatto che se fosse tornato negli Stati Uniti, sarebbe stato torturato e si troverebbe ad affrontare la pena di morte. Queste affermazioni sono del tutto prive di fondamento”. Secondo la lettera del ministro americano, a Snowden sarà assicurato un processo pubblico e gli sarà affiancato un avvocato difensore. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskoy, ha dichiarato che le due controparti, l’FSB della Russia e l’FBI si sono incontrati per discutere del caso Snowden.
I rapporti tra Russia e Stati Uniti si stanno deteriorando a causa della permanenza del l’ex spia statunitense a Mosca e del rifiuto della Russia di consegnare il ricercato alla potenza americana. Tuttavia Putin ha fatto sapere, tramite il suo portavoce, che non intende lasciare che i rapporti “soffrano” a causa della controversia. Putin concederebbe l’asilo a Snowden solamente nel caso in cui egli smettesse di danneggiare gli Stati uniti. I sostenitori di Snowden, però, hanno paura che possa subire lo stesso trattamento di Bradley Manning, il soldato americano che fornì i documenti a WikiLeaks. Manning è tenuto in isolamento ed è controllato a vista dalle guardie. Holder, però, assicura nella lettera che “la tortura è illegale negli Stati Uniti. Se ritornerà negli Stati Uniti, il signor Snowden comparirà davanti a un tribunale civile”.