Caso Regeni, per maggioranza degli italiani per scoprire la verità serve l’aiuto dell’Ue
Sul caso della morte di Giulio Regeni, il ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto non è stata ancora fatta luce. La maggioranza degli italiani ritiene che per una svolta nelle indagini sia necessario il coinvolgimento di latri attori, come ad esempio l'Unione europea. È quanto emerge da un sondaggio condotto dall'istituto Demos & Pi – riportato da Repubblica – che ha rilevato come i nostri connazionali siano molto sensibili alla vicenda Regeni: solo il 12% degli intervistati non si è voluto pronunciare sull'argomento, ma l'11% non ritiene efficace l'azione finora portata avanti dall'Italia. Oltre la metà, invece, il 77% vorrebbe che accanto al nostro paese agisse anche l'Unione europea.
Dall'analisi per intenzione di voto, invece, si evince che a sostenere maggioramente un coinvolgimento dell'Unione europea sono gli elettori di Pd (86%), Forza Italia (85%) e Movimento 5 stelle (82%). I sostenitori della Lega Nord, invece, sono più scettici sul punto, coerentemente con le posizione anti europeiste espresse più volte dal leader, Matteo Salvini: è favorevole solo il 73%. La preoccupazione per una svolta nelle indagini è trasversale nelle generazioni: il 79% degli intervistati tra i venticinque e i trentaquattro anni vede con favore il coinvolgimento dell'Unione europea nel caso Regeni; un consenso che nelle classi di età più alte in alcuni casi supera l'82% (ad esempio nella classe tra i cinquantacine e i sessantaquattro anni).
Intanto oggi i genitori di Giulio Regeni sono stati ospiti del festival di Internazionale a Ferrara e dal palco hanno chiesto nuovamente verità per sull'omicidio del figlio. L'avvocato della famiglia, Alessandra Ballerini, ha denunciato ancora una volta i "depistaggi clamorosi, cialtroni e oltraggiosi non solo per la famiglia ma per l'Italia. Su Giulio il governo di Al Sisi ha detto di tutto: che era stato vittima di un incidente stradale, che era gay, e in Egitto gli omosessuali rischiano il carcere e la tortura, che era rissoso, drogato, minaccioso nei confronti della polizia, borioso. Persino che aveva troppi amici e dunque doveva necessariamente essere una spia: insomma, che se lo era andata a cercare". Il corpo di Giulio, però, ha aggiunto, "parla e Giulio si difende da solo, anche da morto. Il corpo di Giulio così straziato ci dice che non si drogava e che è stato barbaramente torturato, troppo per una comune rapina, come ha tentato di far credere l'Egitto".