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Omicidio Giulio Regeni

Caso Regeni, l’Egitto insiste: “Processo immotivato, il responsabile resta sconosciuto”

La procura egiziana ha diffuso una nota nella quale ha ribadito che “non c’è alcuna ragione per intraprendere procedure penali circa l’uccisione, il sequestro e la tortura della vittima Giulio Regeni, in quanto il responsabile resta sconosciuto”. Lo scorso 10 dicembre la magistratura italiana aveva chiuso le indagini contro 4 appartenenti ai servizi egiziani. Amnesty: “Palese tentativo delle autorità del Cairo di smarcarsi da ogni responsabilità”.
A cura di Ida Artiaco
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"Attualmente non esiste una base per procedere con un procedimento penale sull'omicidio, il rapimento e l'omicidio di GiulioRegeni". È quanto si legge in un comunicato della Procura egiziana nella quale si afferma che, dopo aver ascoltato 120 testimoni, gli autori del crimine nei confronti dello studente italiano morto tra gennaio e febbraio del 2016 restano sconosciuti. Nella stessa nota viene anche spiegato che il pubblico ministero ha incaricato le agenzie investigative di continuare il loro lavoro per identificare i colpevoli, ritirando le accuse nei confronti di quattro agenti e di un poliziotto dell'agenzia di sicurezza nazionale contro i quali i carabinieri della Procura di Roma avevano ipotizzato i reati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravato, all'inizio dello scorso mese di dicembre.

La magistratura italiana, infatti, il 10 dicembre scorso aveva chiuso le indagini contro 4 appartenenti ai servizi egiziani, passo che precede l'apertura di un processo. Ma la procura del Cairo, per tutta risposta, ha affermato che nessuno dei cinque poliziotti indicati da Roma ha avuto realmente un ruolo nel sequestro, nelle torture e nell'uccisione del ricercatore friulano. In una nota il procuratore capo Hamada Al Sawi ha invece citato una "banda di criminali che era solita rapinare italiani ed egiziani" dietro l'omicidio di Regeni. Le indagini condotte dalla procura egiziana mostrerebbero che questi criminali avevano in passato rapinato Regeni e un altro cittadino italiano al Cairo e a Giza. "Cinque membri di questa banda hanno rapinato lo studente causando le ferite trovate sul suo corpo e sono stati uccisi in uno scontro a fuoco mentre la polizia li stava arrestando", si legge nella nota della procura.

Immediata la replica di Amnesty, secondo cui "c'è di nuovo un palese tentativo delle autorità del Cairo di smarcarsi da ogni responsabilità, attribuendo quanto accaduto a misteriosi soggetti che avrebbero agito per contro proprio – ha sottolineato il portavoce Noury -, si torna sull'idea del depistaggio con un'assoluzione da ogni responsabilità". La posizione della procura egiziana, ha concluso Noury, "conferma l'indisponibilità a collaborare, rilanciando piste diverse che puntano allo stesso obiettivo: l'auto-assoluzione da ogni responsabilità da parte del Cairo". Gli ha fatto eco anche Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, secondo il quale "quanto ribadito oggi dalle autorità egiziane è un ulteriore affronto all'Italia. Siamo certi della fermezza della Procura di Roma e a questo punto, ancor di più, crediamo sia importante che il governo del nostro paese dia un segnale forte, costituendosi parte civile nel processo che si celebrerà nei tribunali italiani".

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